Per una risposta, del tutto inadeguata, all’appello lanciato da Rossana Rossanda “Per un Marx al presente”, in particolare laddove nel testo in conclusione si nota: “C’è da chiedersi quanto, perfino nelle meno odiose tra le società occidentali, non siano stati visti i bisogni operai in crescita intellettuale e morale rispetto ai loro bisogni materiali, affidati essenzialmente alla distribuzione”
Riprendo allora dal testo di Mariana Mazzuccato “Il valore di tutto”:
“Se sentite che un’operazione finanziaria “crea valore” alzate le antenne; di solito non lo crea ma lo estrae a favore di qualcuno.
Un esempio è l’acquisto di azione proprie, che fa salire il prezzo dei titoli distribuendo liquidità agli azionisti è definito “creazione di valore” lo spostamento di risorse dall’impresa agli azionisti e ai manager.
Una distorsione frutto della narrazione funzionale al pensiero unico dell’ultimo quarto di secolo, quello della finanziarizzazione dell’economia secondo cui “valore” è sinonimo di prezzo. Siamo così assuefatti a tale versione che abbiamo smesso di chiederci cosa davvero crea valore, domanda fondamentale visto che il valore è il perno su cui ruota l’organizzazione economica, sociale e politica di un’epoca.
Nella nostra abbiamo accettato che il valore fosse il prezzo se non vogliamo restare ostaggi dell’economia della disuguaglianza che sta consumando il pianeta e minando la democrazia occorre cominciare a chiederci cosa sia il valore, chi lo crea e per chi.”
Davvero una mirabile sintesi , questa elaborata da Mariana Mazzucato, degli effetti creati dallo smarrimento dei “fondamentali” che caratterizza questa fase politica.
Per rispondere adeguatamente all’insieme delle questioni sollevate, sia da Rossanda, sia da Mazzucato, non ho trovato di meglio che ritornare appunto al Marx tra valore d’uso e valore di scambio
“Per indagare il sistema economico della società moderna bisognerà partire dalla merce che è ciò che viene prodotto e sta alla base dello scambio (e quindi alla base dell’economia). Essa è prima di tutto qualcosa che serve all’uomo per soddisfare i propri bisogni ecco perché si dice che essa possiede un valore d’uso che può cambiare in base alla merce e in base al bisogno del singolo. A esso è strettamente collegato il valore di scambio che non è altro che il valore che la merce assume in base al suo valore d’uso nel momento in cui deve essere scambiata con un’altra merce (una forchetta avrà un valore d’uso superiore a un pettine perché è strettamente legata a un bisogno primario, quello di mangiare; questo vuol dire che per scambiare forchette con pettini ci vorranno, ad esempio, tre pettini per ogni forchetta).”
Per non smarrirci in questo “mare magnum” di falsità e di mistificazioni che ci ha condotto nella totale incultura che caratterizza l’attualità e che così coraggiosamente Rossanda è stata capace di interrogare.
FRANCO ASTENGO
13 dicembre 2018
foto tratta da Pixabay