«Ritmi di lavoro intollerabili». Scioperano i driver Amazon

Stato di agitazione in Amazon. Oggi tocca ai driver piemontesi, i lavoratori delle aziende di trasporto che operano per conto della multinazionale incroceranno, infatti, le braccia per l’intera giornata...

Stato di agitazione in Amazon. Oggi tocca ai driver piemontesi, i lavoratori delle aziende di trasporto che operano per conto della multinazionale incroceranno, infatti, le braccia per l’intera giornata lavorativa, «per protestare – spiega la Uiltrasporti Piemonte, che ha indetto lo sciopero – contro le insostenibili condizioni in cui sono costretti a operare». In Piemonte sarebbero circa 700 i lavoratori coinvolti. «I lavoratori – precisa Uiltrasporti – sono stanchi di essere sottoposti a ritmi di lavoro intollerabili, gli andamenti di marcia imposti dall’algoritmo di Amazon mettono costantemente a rischio la loro incolumità. Basta multe e franchigie a carico dei lavoratori». Dalle ore 8 alle ore 10 si terranno presidi davanti le sedi di Brandizzo, in provincia di Torino, e Fubine, in provincia di Alessandria.

Amazon scarica le responsabilità sui fornitori: «Gli autisti – ha precisato ieri l’azienda in una nota – sono assunti dai fornitori di servizi di consegna tramite il ccnl Trasporti e Logistica e percepiscono salari competitivi. Il pagamento delle multe e dei danni ai furgoni non è incluso nell’accordo siglato da Amazon con i suoi fornitori di servizi di consegna, ma il contratto nazionale Trasporti e Logistica ha definito con chiarezza le regole a questo proposito».

Sicurezza, ritmi folli e terziarizzazioni sono temi costantemente all’ordine del giorno. Solo pochi giorni fa, Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti avevano chiesto, in un incontro preliminare con Assoespressi, «garanzie di omogeneità positiva su tutto il territorio nazionale anche a tutti i driver che consegnano per Amazon». E avevano ribadito «l’indispensabilità di una visione ed una regolamentazione comune, per l’intera filiera di Amazon, che garantisca tutele e diritti a tutto il personale interessato, sia esso direttamente dipendente o occupato in appalti e affidamenti». Un obiettivo da cui si è ancora lontani.

Il mondo driver Amazon è in sofferenza. Ci sono state recenti mobilitazioni a Pisa e a Padova, dove lo sciopero di cento autisti – sottoposti a un algoritmo che li costringe a consegne di 130 pacchi al giorno – aveva paralizzato la quotidiana distribuzione di merci. Per il colosso mondiale della logistica quello non è affare proprio, ma, secondo i sindacati, le ditte appaltatrici applicherebbero prescrizioni contrattualistiche «imposte» dall’azienda americana. Richieste incessanti ma scarse tutele. Si Cobas Torino, presente nelle sedi piemontesi di Amazon, sottolinea come «i danni ai furgoni ricadano sugli autisti, che sono costretti a operare, inoltre, su un numero di colli sproporzionato».

Ma anche all’interno degli stabilimenti della multinazionale – che meno si è fermata e più ha guadagnato durante l’emergenza sanitaria – la situazione è problematica. Come registra Filt Cgil, relativamente alle questioni del rispetto delle pause, della rotazione e delle agenzie di somministrazione. O come rivela ancora il Si Cobas: «Gli infortuni non vengono dichiarati per paura di non essere rinnovati».

MAURO RAVARINO

da il manifesto.it

foto: screenshot

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