Non c’è in un’intera vita cosa più importante da fare che chinarsi perché un altro, cingendoti il collo, possa rialzarsi». Ho sempre amato questa frase di Luigi Pintor, letta in Servabo e mi è tornata in mente appena mi hanno detto che Rita Borsellino non c’era più.
Una cosa che colpiva in Rita, che mi ha colpito la prima volta che l’ho incontrata 25 anni fa, era l’umanità, l’attenzione per le persone, che si accompagnava alla determinazione e alla capacità di mettersi a disposizione degli altri, si trattasse della sua famiglia, figli e nipoti, di amici, studenti, dei più piccoli, o dell’impegno civico e politico.
Per chi ancora vuole continuare a credere che fare politica significhi mettere il proprio tempo, le proprie competenze, la propria pazienza e passione a servizio della comunità per costruire un progetto collettivo di trasformazione dell’esistente, Rita Borsellino rappresenta uno dei più alti esempi di questa politica: quella che non siamo più abituati a incontrare.
Anche se il suo impegno civile in forma pubblica è iniziato tardi, in seguito e a causa della strage di via D’Amelio che considerava una morte dell’anima e un’occasione di rinascita («sono nata il 19 luglio 1992», ha dichiarato in alcune interviste), lei non è mai stata solo la sorella del giudice Borsellino.
È stata anche quello, certo, ma è stata innanzitutto Rita Borsellino, spesso solo Rita, una donna bella nel viso, nella testa e nel cuore.
Con lei sono nati e/o hanno preso forma e slancio tanti progetti e iniziative: Legami di memoria, la Carovana Antimafia dell’Arci, Libera, il movimento Un’altra storia; e, negli ultimi anni, il Centro Studi Paolo Borsellino che lei presiedeva.
Nel frattempo l’impegno nella politica istituzionale, deputata prima all’assemblea regionale siciliana e poi al parlamento europeo.
Ma soprattutto Rita ha rappresentato, per moltissime e moltissimi di noi di diverse età, la speranza che le cose potessero cambiare davvero e l’idea che questa terra di Sicilia non fosse poi così irredimibile.
È stata punto di riferimento per persone di più generazioni, soprattutto le più giovani che hanno potuto leggere nei suoi occhi chiari e vivaci, che ispiravano fiducia, la possibilità del riscatto e la convinzione che non fosse necessario essere per sempre sudditi.
Rita ha donato a tante e tanti di noi nel 2006 l’esperienza di una lunga e straordinaria campagna elettorale per le regionali, iniziata con le primarie del 2005. In quei mesi la partecipazione è stata una pratica reale e agita, non uno slogan; ogni luogo della Sicilia è stato setacciato palmo a palmo e sono stati tanti gli incontri e le discussioni con le persone alla ricerca di possibili soluzioni ai tanti problemi. E incredibile è stato il coinvolgimento dei giovani sia nei comitati dell’isola che a seguito del “Rita-Express”, il treno di chi tornava per votare e per ribadire che insieme a lei sì che si poteva pensare al futuro qui.
È stata un’avventura entusiasmante, finita come si sa: più di un milione di voti ottenuti ma, per un pugno di schede, non sufficienti ad arginare Cuffaro, la mafia e il sistema di potere che rappresentavano.
Infaticabile il suo lavoro: durante tutti questi anni non ha mai rinunciato agli incontri e al dialogo soprattutto con le scuole, di qualsiasi ordine e grado e ovunque in Italia, e in Europa.
Le ultime uscite pubbliche di Rita sono state in occasione delle manifestazioni per l’anniversario di via D’Amelio, lo scorso luglio: iniziative pensate anche intorno ai 25 anni di vita dell’ulivo arrivato dalla Palestina, da Betlemme, e piantato, per desiderio della madre, nel cratere formatosi al momento dell’esplosione. Un albero attorno al quale ogni anno si sono ritrovate le persone e che è divenuto giorno dopo giorno testimonianza della possibilità di trasformare anche le cose peggiori della vita in un’occasione di cambiamento, di formazione, di crescita.
E anche di sorriso, quello stesso sorriso che Rita aveva spesso sul volto e che conserveremo nella memoria, sperando di fare tesoro fino in fondo dei suoi insegnamenti, della sua forza e coerenza, della sua capacità di indignarsi e di pretendere giustizia, e della grande dignità che la ha accompagnata fino alla fine.
ANNA BUCCA
ex presidente Arci Sicilia
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