“Restiamo umani” ci diceva Vittorio Arrigoni. È la frase più scontata con cui cominciare un articolo sui migranti, ma è anche la più bella. Perché riassume in due parole soltanto tutto quel che c’è da dire. Vittorio Arrigoni lavorava con la gente di Gaza, la vedeva lentamente deperire per denutrizione, vedeva quella “invisibile battaglia per la sopravvivenza” dei palestinesi che contrabbandavano viveri e acqua all’interno della Striscia passando attraverso tunnel sotterranei.
Noi, oggi, vediamo centinaia e centinaia di uomini donne e bambini che tentano di salvare le loro esistenze distrutte dalla guerra attraversando il Mediterraneo. Ho detto attraversando, mi correggo: provando ad attraversare, su barche fragili, rattoppate, stipati in 700 su pescherecci che ne reggono al massimo la metà. Regolarmente, infallibilmente, qualcuno non ce la fa.
Oggi se ne sono aggiunti altri alla lista – il numero esatto non si può ancora scrivere, alle 18.20 erano 20, due ore dopo già 25 i corpi recuperati. Regolarmente, infallibilmente, sono destinati ad aumentare. Poco tempo fa annegarono in 300, appena due settimane fa una bambina diabetica morì perché le avevano gettato via l’insulina nella traversata.
“Restiamo umani” è necessario, è l’unica cosa giusta da fare. E, paradossalmente, è la cosa che troppa gente non riesce a fare.
Non ci riescono le signore ingioiellate delle periferie popolari-ma-non-troppo-popolari di Roma, che si siedono in mezzo alla strada e, commoventemente, cantano l’inno nazionale perché non vogliono i profughi nel loro quartiere, bloccano il passaggio al furgone e si devono far portare via dalla Celere. Le signore ingioiellate, sedute sotto gli ombrelloni in mezzo all’asfalto con i loro ventagli, a dire che “non li vogliamo perché non li conosciamo, qua non c’è illuminazione, possono essere violenti” e che poi lasciano il posto a tre file di militanti di CasaPound che scientificamente, volutamente, casco in testa e mazze in mano, si menano con la Celere.
Non ci riesce un leader politico che sta basando la sua fortuna elettorale sull’insopportabile, incomprensibile, cieco egoismo di una fetta troppo grande di un popolo che si è scordato che cento anni fa sui transatlantici, stipati in terza classe come le bestie e senza sapere una parola di inglese, a emigrare c’erano i loro bisnonni; un leader politico che sta basando la sua fortuna elettorale sul fomentare una guerra tra poveri che lui, e il suo partito, hanno contribuito a scatenare votando le misure assurde di austerità imposte dagli scorsi governi; un leader politico che sta basando la sua fortuna elettorale sul parlare alla pancia, non al cervello, men che mai al cuore, di sei milioni di italiani che riescono solo a capire il linguaggio della concorrenza e non quello dell’accoglienza e della solidarietà.
Non ci riesce il questore della Val d’Aosta, che ha dichiarato la sua regione “impossibilitata” ad accogliere 50 migranti (50, un numero risibile persino per una regione minuscola come la Val d’Aosta), puntualmente sconfessato da migliaia di cittadini che si sono dati da fare, riuscendo come possibile a fare spazio e ad accogliere ben 144 profughi.
Non ci riesce un largo settore della stampa italiana, che marcia sul problema immigrazione perché “crea dibattito” e porta tanti click agli articoli, e tanti click vuol dire tanta pubblicità, oppure continua ad invitare il leader politico suddetto perché la gente lo guarda, e alla fine è irrilevante che il leader politico suddetto dica che “il governo italiano deve spendere soldi per comprare barconi e rimandarli tutti a casa” perché fa audience, e chi se ne frega se è un’affermazione umanamente e politicamente vergognosa.
Tutti loro, insieme a chi resta indifferente, non riescono a restare umani. E sono complici. Chi non prova niente o chi augura a quella gente che sta attraversando il Mediterraneo in questo momento di annegare, non riesce a restare umano.
Pare che il naufragio di oggi sia stato provocato dal movimento improvviso di tutti i migranti sul gommone verso la nave che era giunta per soccorrerli. In pratica, si sono mossi tutti insieme per arrivare sul lato giusto, e così facendo si sono rovesciati. Il lato giusto su cui volevano andare era quello dove li avrebbero tirati su, sul ponte di un’altra nave che li avrebbe portati qui, in Italia. Da noi. E da voi, voi che non riuscite a restare umani.
Sono morti perché volevano arrivare prima ai soccorsi. Sono morti perché volevano arrivare prima in Italia. Sono morti perché volevano arrivare prima anche da voi, che siete incapaci di restare umani.
Voi che siete incapaci di restare umani non valete un centesimo di loro, di nessuno di loro.
NICCOLO’ KOENIG
redazionale
6 agosto 2015
foto tratta da Pixabay