E’ mancato solo il coro finale dei sindaci «sicurezza, sicurezza, primavera di bellezza». Per il resto la giornata fiorentina del candidato senatore Matteo Renzi non ha tradito le attese: «Quando qualcuno dice in Italia che non importa più essere antifascisti, noi rivendichiamo orgogliosamente di essere antifascisti. L’italia è antifascista», dichiara solennemente il segretario del Pd.
Il ministro dell’Interno Marco Minniti viene portato in giro come una madonna pellegrina dai commercianti, dai bottegai e dai primi cittadini piddini del comprensorio. Tutti pronti a spellarsi le mani davanti al nuovo patto «Firenze sicura» – l’ennesimo – che dona alla città tredici ulteriori pattuglie delle forze dell’ordine «già pronte da domani», da aggiungere a quelle che già oggi battono la città in lungo e in largo.
A seguire c’è l’aumento esponenziale delle telecamere di videosorveglianza: «Ora siamo a 450 – dice con enfasi il sindaco Dario Nardella – vogliamo arrivare a 950». E ancora «un numero molto significativo» di nuovi agenti che arriveranno a Firenze appena finiti i corsi nelle scuole delle forze dell’ordine. Fatti due conti, è come se un quartiere di Roma (i fiorentini sono poco più di 350mila) diventasse il set del Grande Fratello.
Minniti riesce a dire, senza ridere: «E’ un patto che punta a risolvere le questioni della sicurezza. Ma senza accostarla all’emergenza».
A quel punto lo stesso Nardella si sente in dovere di aggiungere: «Credo sia giusto ricordare che i reati sono diminuiti, nel capoluogo e nella città metropolitana». Ma c’è sempre un «però» o un «tuttavia». Ed eccolo, come da copione: «Tuttavia c’è un elemento di percezione dell’insicurezza, tanto più forte e diffuso quanto lo sono i reati di prossimità».
La campagna elettorale su «degrado e insicurezza» – basta vedere oggi i tg a reti unificate o i principali quotidiani – compie 18 anni, da queste parti fra i primi a usarla fu Altero Matteoli (invano) contro Claudio Martini alle regionali del 2000. Eppure appena un mese fa, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, il procuratore capo fiorentino Giuseppe Creazzo nella sua relazione aveva annotato una tendenziale diminuzione dei reati. Caso mai a preoccuparlo era il ritorno delle mazzette, più che i delitti di strada. Infatti all’aumento dei delitti contro la pubblica amministrazione, e alla crescita della criminalità economica, il procuratore segnalava che facevano da contraltare i furti «che hanno subito un sensibile calo, e sono scesi anche quelli in abitazione».Gran finale con il candidato senatore Renzi: «Contro la microcriminalità è necessario garantire la certezza della pena. Secondo me è la vera sfida. Perché con le telecamere li prendi tutti».
Intanto a Firenze, finita la passerella elettorale di Renzi e Minniti, l’unica voce critica è arrivata da Potere al Popolo: «Minniti è venuto a firmare un patto per la sicurezza in una città dove il sindaco Nardella da un lato invoca più militari e telecamere, e dall’altro ammette che ’la situazione della sicurezza pubblica nel nostro territorio dal punto di vista dei numeri è buona’. Però fa arrivare Minniti, il ministro del daspo urbano, dei respingimenti in mare e degli accordi che hanno portato ai lager in Libia, del tentativo di divieto della manifestazione antifascista di Macerata».
Ma di fronte alla «percezione» – l’ultimo fatto di sangue a Firenze, due settimana fa, è stato il suicidio di un povero anziano 65enne con gli ufficiali giudiziari alla porta per lo sfratto… – la gara a chi è più securitario fra destra, 5Stelle e Pd può raggiungere vette inesplorate. Come il «daspo urbano», applicazione del decreto Minniti-Orlando sulla sicurezza urbana, che ha visto battistrada la vicina città di Pisa (col voto favorevole di Pd e Mdp) e di cui, a tre mesi dall’applicazione «in via sperimentale», sono stati resi noti i primi risultati. «Per capire – tira le somme la coalizione della sinistra pisana comprendente Una Città in Comune, Prc, Sinistra italiana e Possibile – basta vedere a chi la polizia municipale ha applicato il provvedimento: sei delle persone coinvolte si erano stese sulle panchine dei giardini pubblici; tre vendevano senza autorizzazione; due hanno abbandonato dei rifiuti; una era ubriaca». Dodici persone in tutto in tre mesi.
RICCARDO CHIARI
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