Rocco Casalino, gran cerimoniere della comunicazione pentastellata, risale con passo lungo le scale del Campidoglio per raggiungere Virginia Raggi e definire il training per l’intervista che la sindaca rilascerà in prima serata televisiva ad Enrico Mentana. Quando compare lui, tutti capiscono che anche questa volta Beppe Grillo e i vertici del M5S vogliono andare avanti. Ciò accade nonostante il quadro nazionale non incoraggi lunghe agonie: le elezioni politiche per un giorno paiono allontanarsi, dunque c’è il rischio di un lungo stillicidio che potrebbe fiaccare il consenso di cui gode il Movimento 5 Stelle. Ma quelle di quest’oggi sono valutazioni che pesano di meno dell’ostinazione di Raggi e della tenuta della sua maggioranza. Dalla quale tuttavia emerge anche qualche voce di sgomento. «Non sapevo nulla delle polizze – dice ad esempio la consigliera Monica Montella – Oggi era in programma una riunione di maggioranza però non ho conferme che si faccia. Siamo tristemente sorpresi, che vi devo dire…».
Raggi tiene la barra dritta, mantenendo la posizione che ha esternato fin dalla notte in cui, uscendo dal lungo interrogatorio nella caserma dello Sco della polizia di via Tuscolana, disse: «Non sapevo nulla delle polizze di Salvatore Romeo a me intestate».
Mentre lei era a colloquio con gli inquirenti gli avvocati della Casaleggio Associati avevano studiato la faccenda, valutando che la linea dell’«assicurazione a mia insaputa» dal punto di vista tecnico-giuridico può tenere. C’è da resistere sul piano della comunicazione, però. Ecco allora che l’ex Grande Fratello si precipita a palazzo Senatorio, mentre l’inquilina prepara un testo che comparirà prima sul suo profilo Facebook e subito dopo sul blog di Grillo.
La linea difensiva è quella che anche Raggi ha convenuto coi suoi legali: «Per come sono fatte le polizze stipulate da Romeo, tu potevi benissimo non essere al corrente di tutto ciò». E infatti al momento i Pm non le contestano nulla. «Ho spiegato ai magistrati che non ne sapevo nulla – sostiene la sindaca – Né potevo saperlo visto che si tratta di polizze da investimento che non presuppongono la firma del beneficiario e soprattutto secondo la stessa procura ‘non costituirebbero fatto penalmente rilevante in quanto non emergerebbe un’utilità corruttiva’».
Più o meno nelle stesse ore prende parola anche Romeo, dopo 24 ore di silenzio e dopo essersi consultato con lo staff legale che segue la questione. «Non avendo moglie né figli ho indicato fra i beneficiari di alcune polizze, sempre e solo in caso di mia morte, le persone che più stimo – spiega Romeo – Fra queste c’è anche Virginia Raggi, l’attuale sindaco di Roma, indicata come beneficiario, in caso di mia morte, di una polizza da 30 mila euro il 26 gennaio 2016, quindi prima che fosse anche solo candidata sindaco della Capitale, per una grande stima e amicizia nei suoi confronti, così come ho fatto con le altre persone negli altri prodotti finanziari su cui ho investito». Più tardi, da Mentana negli studi de La7, Raggi confuta le congetture che vogliono che questa vicenda nasconda una forma di finanziamento alla campagna elettorale, quasi una Opa sul futuro sindaco e sulle nomine che dimostrerebbe la permeabilità del M5S. «Le polizze? Non sono uno strumento che il M5S usa o accetta – dice – Io non ho preso un soldo e non ne prenderò. Ma che beneficio avrei di una somma che probabilmente non avrò mai?». Torna ad aleggiare anche il fantasma di Cesare Previti: «Se c’è stato un legame tra Previti, Marra e Romeo, tendo ad escluderlo – spiega Raggi – Ma quello che fanno le persone nella loro vita personale non siamo tenuti a saperlo».
Alla domanda sulla guerra interna ai 5 Stelle, risponde: «È una lezione che tutti prima o poi impariamo: nella vita ci sono persone che ti amano e persone che ti amano meno, facciamocene una ragione e andiamo avanti». E Romeo? «Credo abbia commesso una grande leggerezza in buona fede, lo critico per non avermi informato».
In Procura confermano: dalle prime verifiche non sarebbe emerso nessun meccanismo di autofinanziamento o corruzione. «Per ora», precisano. Gli accertamenti puntano a capire cosa avrebbe spinto Romeo a utilizzare quel prodotto finanziario e scegliere proprio quei beneficiari. Il caso potrebbe intrecciarsi con le inchieste parallele, a partire da quella sulle «comunarie» del M5S e sul presunto dossier per fare fuori Marcello De Vito, che solo due giorni fa ha risposto gelido a chi gli chiedeva del rapporto della sindaca con Romeo di rivolgersi a Raggi. Gli altri attivisti beneficiari delle polizze, ascoltati dai Pm, pare abbiano escluso meccanismi opachi. E l’ex vicesindaco Daniele Frongia nega ogni coinvolgimento di Raffaele Marra sul presunto dossier: «Ci incontrammo di nuovo soltanto dopo la vittoria di Virginia alle ‘comunarie’».
ROMANO SANTORO
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