Quarto potere. Attacco al capitalismo

Il primo lungometraggio di Orson Welles, forse il più grande film della storia

Individuare il film più bello e importante di sempre è un’impresa affascinante quanto impossibile, poiché la valutazione non può prescindere dalle diverse epoche cinematografiche, dalle differenti latitudini e ovviamente dai gusti personali. Ma c’è un film che rientra in tutte le classifiche del mondo, e che, nel corso degli anni, ha conteso il primato di film più grande della storia a La corazzata Potëmkin, a Tempi Moderni, a Casablanca, a La donna che visse due volte e a Il Padrino, quel film è Citizen Kane, in Italia noto come Quarto potere, il primo lungometraggio di Orson Welles.

1. Orson Welles

George Orson Welles nacque a Kenosha, nel Wisconsin, il 6 maggio del 1915 da Richard Head Welles, ingegnere ed inventore, e Beatrice Ives una pianista impegnata politicamente tra le file delle “suffragette” (e per questo più volte arrestata). I genitori, attraverso un’educazione tutt’altro che convenzionale, lo avvicinarono all’arte e alla musica. Crescendo Orson conobbe anche la recitazione e il teatro. Superata la morte della madre avvenuta nel 1924, la crisi del 1929 e la morte del padre nel 1930, Welles approdò al cinema e nel 1934 realizzò The Hearts of Age, un cortometraggio surreale che si ispirava a Murnau, Griffith, von Stroheim, Buñuel e all’attore Lon Chaney.

Il regista, tuttavia, preferiva il teatro. Nel 1937, infatti, aveva fondato il Mercury Theatre specializzato nelle opere di William Shakespeare e nelle cosiddette “commedie sociali” affermatesi negli anni del New Deal. Ma fu una trasmissione radiofonica a farlo conoscere al mondo. Dal 1937 Welles aveva iniziato a lavorare in radio e il 30 ottobre 1938 sulla CBS presentò “War of the Worlds” (“La guerra dei mondi”), libero adattamento dall’omonimo romanzo di Herbert George Wells, meglio conosciuto come H. G. Well. Durante quella che probabilmente è la trasmissione radiofonica più famosa di tutti i tempi, Welles gettò gli Stati Uniti nel panico, facendo credere, grazie ad un’interpretazione magistrale, che i marziani erano sbarcati nel New Jersey. Nonostante gli avvisi, prima e dopo la trasmissione, gli Stati Uniti ci credettero per davvero. La gente si precipitò per strada, alcuni tentarono il suicidio pur di non farsi “violentare dagli alieni”, ci furono casi di aborto spontanei. Fu una vera e propria fine del mondo, ma le cause caddero sull’emittente, mentre per Welles si spalancarono le porte di Hollywood.

2. “War of the Worlds” la trasmissione radiofonica che gettò nel panico gli Stati Uniti

Prima del suo ingresso alla “Mecca del cinema” realizzò due pellicole ancora legate al suo impegno con il Mercury Theatre. La prima fu Too Much Johnson (1938) una commedia su un uomo a cui tentano di rubare l’identità (il film considerato perduto, venne ritrovato nel 2008 in un magazzino di Pordenone. Restaurato venne proiettato in anteprima mondiale il 9 ottobre del 2013 alle Giornate del Cinema Muto); la seconda fu The Green Goddess (1939) incentrato su un incidente aereo in una zona sperduta dell’Himalaya.

“Per quello che abbiamo fatto sarei dovuto finire in galera, ma al contrario, sono finito a Hollywood” disse Orson Welles dopo “War of the Worlds”, ma l’accoglienza fu tutt’altro che calorosa. A soli 23 anni il regista ottenne un contratto faraonico dalla RKO, ma il mondo del cinema lo isolò, lo odiò, lo invidiò, lo boicottò. La sua festa di insediamento fu poco partecipata, ma il regista non si fece scoraggiare e iniziò a lavorare per trarre una pellicola dal romanzo “Heart of Darkness” (“Cuore di tenebra”) di Joseph Conrad. Il film non si fece, anche per motivi di costi, ma quel libro ispirò magnificamente Francis Fors Coppola per il suo Apocalypse Now.

3. “Heart of Darkness”, la sceneggiatura del film mai realizzato da Welles

Welles recuperò alcuni temi elaborati per “Heart of Darkness”, nel suo film successivo che fu anche il suo primo lungometraggio: Citizen Kane, letteralmente “Cittadino Caino”, da noi noto come Quarto potere.

La sceneggiatura venne scritta in tre mesi, nella primavera del 1940, insieme a John Houseman (Bucarest, 22 settembre 1902 – Malibù, 31 ottobre 1988) socio di Welles con cui aveva fondato il Mercury Theatre, e Herman Jacob Mankiewicz (New York, 7 novembre 1897 – Los Angeles, 5 marzo 1953) già collaboratore di Tod Browning (Il capitano di Singapore) e di Josef von Sternberg (Crepuscolo di gloria). Le riprese iniziarono il 23 luglio e durarono quindici settimane, tra i commenti ironici e pettegoli di una Hollywood sempre più invidiosa. Il montaggio iniziò il 23 ottobre. Tutto venne condotto nell’assoluto riserbo. I giornali scandalistici si scatenarono per trovare qualche dettaglio sul film dell'”enfant prodige” del cinema americano. La prima a cercare indiscrezioni fu Louella Parsons, giornalista del gruppo Hearst (nota per essere stata nel 1924 tra i partecipanti, insieme a Charlie Chaplin, alla festa sullo yacht Oneida in cui il regista Thomas Harper Ince perse la vita) che aveva sentito dire che Citizen Kane riguardava proprio il suo potente padrone. Anche Jules Brulatour, Predidente della Kodak, notò qualche somiglianza con la sua vita, ma ormai era relegato ai margini tra politica e scandali, pompati dall’impero mediatico di Hearst.

4. William Randolph Hearst

William Randolph Hearst (San Francisco, 29 aprile 1863 – Beverly Hills, 14 agosto 1951) era, invece, all’apice del successo e tentò di impedire l’uscita del film, testimonianze dell’epoca affermano che volesse comprare il negativo del film per distruggerlo. La catena di giornali del magnate iniziò a boicottare la RKO, provò a muovere i politici che godevano del suo appoggio (egli stesso era stato eletto nella Camera dei rappresentanti tra le file del Partito Democratico).

Welles cercò di resistere, si limitò a smentire qualsiasi riferimento a Hearst, ma l’uscita di Citizen Kane, inizialmente prevista per il 14 febbraio 1941, continuava ad essere procrastinata. Il regista minacciò quindi la RKO di inadempienze contrattuali e la casa di produzione, che probabilmente non aspettava altro visto che aveva già investito quasi 800000 dollari nel film e che le argomentazioni di Hearst erano deboli sul piano legale, programmò l’uscita della pellicola convinta di poter sfruttare in senso pubblicitario le polemiche suscitate dall’opera. Il 9 aprile del 1941 a New York e a Los Angeles per la stampa e una settimana dopo per il pubblico, venne finalmente proiettato Citizen Kane.

5. Quarto potere (1941)

Alla morte del magnate della stampa Charles Foster Kane (Orson Welles), il giornalista Jerry Thompson (William Alland) viene incaricato di indagare sulla sua storia passata e di scoprire il senso dell’ultima parola da lui pronunciata “Rosebud” (“Rosabella” nella versione italiana). Per farlo incontra la sua seconda moglie Susan Alexander (Dorothy Comingore), il suo braccio destro Bernstein (Everett Sloane), il suo miglior amico Jedediah Leland (Joseph Cotten) e il maggiordomo Raymond (Paul Stewart). Thompson scopre così le diverse facce di Kane, ma nessuno saprà rivelare il mistero di “Rosebud”, che nella scena finale si rivela essere lo slittino con cui il protagonista giovaca da bambino.

Opera fondamentale nella storia del cinema per svariate ragioni. In primo luogo per la scelta del soggetto che mise in evidenza le ambiguità del sogno americano e attaccò il capitalismo aggressivo e senza scrupoli incarnato da Kane (e quindi anche da Hearst). Ma innovativa fu anche la struttura narrativa, tutta ad incastri, dove i sei flashback raccontano anche due volte lo stesso soggetto con angolazioni e letture diverse; così come la tecnica dovuta soprattutto al direttore della fotografia Gregg Toland (Charleston, 29 maggio 1904 – Hollywood, 26 settembre 1948) che, utilizzando nuovi sistemi di illuminazione e obiettivi speciali, ottenne una straordinaria profondità di campo; l’obiettivo dichiarato di Toland era quello di “uguagliare la messa a fuoco di un normale occhio umano”.

6. la straordinaria profondità di campo di Quarto potere

Inoltre in Citizen Kane molte sequenze vennero confezionate a “tempo di musica”, scritta appositamente dal compositore e direttore d’orchestra Bernard Herrmann (New York, 29 giugno 1911 – North Hollywood, 24 dicembre 1975) che Welles aveva conosciuto ai tempi della radio. Herrmann debuttò nel mondo del cinema con Citizen Kane e, dopo aver lavorato a lungo con Alfred Hitchcock (L’uomo che sapeva troppo, La donna che visse due volte, Psyco), chiuse la carriera cinematografica realizzando le musiche di Taxi Driver di Martin Scorsese.

Ma il primo lungometraggio di Welles sconvolse anche le regole codificate del cinema hollywoodiano sia rendendo protagonista il pubblico, la parola “Rosebud” nessuno la sente salvo lo spettatore poiché Kane muore solo nella sua stanza, sia attingendo a piene mani dall’Espressionismo tedesco e dal realismo degli anni ’20. “Un’opera capace di influenzare lo sviluppo del cinema (e della critica) per la sua forza nel sottolineare il ruolo centrale del regista, qui “autore” nel senso pieno del termine” (Mereghetti).

Citizen Kane, che si aggiudicò l’Oscar alla Miglior sceneggiatura originale, venne accolto dalla critica come un capolavoro, ma quel ritratto di un “americano al cento per cento” (come dichiara lo stesso protagonista a chi lo accusa di simpatie di destra o di sinistra), non piacque al pubblico statunitense. In Europa il film giunse solo nel dopoguerra e suscitò molte perplessità per il suo gusto barocco e ridondante; celebre fu la stroncatura di Jean-Paul Sartre (pare perché geloso della compagna Simone de Beauvoir che aveva un debole per il giovane regista).

7. Xanadu, Candalù nella versione italiana, il gigantesco castello di Kane, palesemente ispirato alla residenza di Hearst

In Italia il film uscì il 19 gennaio 1949 e venne titolato Quarto potere, con esplicito riferimento alla funzione dei mezzi di comunicazione come strumento della vita democratica al pari degli altri tre poteri (Legislativo, Esecutivo e Giudiziario). L’edizione italiana storpiò, tuttavia, i due nomi-simbolo del film, Rosebud e Xanadu (il gigantesco castello-prigione di Kane ispirato al gigantesco Hearst Castle) in “Rosabella” e “Candalù” ed è inspiegabilmente più corta di 15 minuti!

Una citazione merita il cast. Nei titoli di coda del film viene riportata la scritta “Molti degli attori protagonisti di Quarto potere sono nuovi al grande schermo. Il Mercury Theatre è fiero di presentarveli”. La parte del protagonista fu interpretata, come spesso accadrà in futuro, dallo stesso regista. William Alland, più produttore che attore, interpretò il giornalista Jerry Thompson; Dorothy Comingore divenne, invece, la seconda moglie di Kane mentre un altro debuttante, Everett Sloane, interpretò Bernstein, il braccio destro del protagonista. Ebbero, invece, una più densa carriera cinematografica sia Joseph Cotten che, dopo aver interpretato l’amico Jedediah Leland, lavorò con Alfred Hitchcock, King Vidor e Michael Cimino, sia Paul Stewart, alias Raymond, che divenne uno dei caratteristi più apprezzati negli anni cinquanta nonché interprete di numerose serie televisive. Da segnalare, infine, Agnes Moorehead, Ray Collins, Ruth Warrick, George Coulouris, Philip Van Zandt, Fortunio Bonanova, Harry Shannon e Erskine Sanford.

8. il mistero di “Roseboud” al centro di Quarto potere, il più grande film della storia

Attorno a Citizen Kane negli anni settanta si sviluppò una lunga quanto inutile polemica sulla “paternità” della sceneggiatura alimentate dal libro, scarsamente documentato, “Citizen Kane Book”. In difesa di Welles si schierò Eric von Stroheim, cui più volte il regista di Quarto potere venne paragonato, entrambi infatti non erano molto amati dall’Hollywood-System, che dichiarò: “Qualunque sia la verità a questo proposito, Citizen Kane è un gran film e tale resterà nella storia del cinema. Pieni poteri a Welles”. La turbolenta storia del film è stata ricostruita in RKO 281 (RKO 281 – La vera storia di Quarto potere, 1999) diretto dal britannico Benjamin Ross.

Ma nonostante le polemiche di Hearst, l’insuccesso al botteghino, le pesanti critiche europee, Citizen Kane si è preso e si continua a prendere la giusta rivincita. Non solo per le mille citazioni (benché più cattivo anche il Montgomery Burns dei Simpson nasce li) o per aver anticipato i tempi (basti pensare a Trump o al “nostro” Berlusconi), ma per quel giudizio sull’uomo che diventa un giudizio sulla società capitalista. Un film capace di confermare ancora oggi il suo posto unico nella storia del cinema al punto da essere ripetutamente eletto dai critici “il film più bello del mondo”.

MARCO RAVERA

redazionale


Bibliografia
“Orson Welles” di Claudio M. Valentinetti – Castoro
“Fuori i Rossi da Hollywood! Il maccartismo e il cinema americano” di Sciltian Gastaldi – Lindau
“I Simpson e il cinema” di Michele Galardini – Felici Editore
“Manuale del film” di Gianni Rondolino e Dario Tomasi – UTET
“Storia del cinema” di Gianni Rondolino – UTET
“Il Mereghetti. Dizionario dei film 2017” di Paolo Mereghetti – Baldini & Castoldi

Immagini tratte da: immagine in evidenza, foto 5, 6, 7, 8 Screenshot del film Quarto potere, foto 1, 4 da it.wikimedia.org, foto 2, 3 da pinterest.com.

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