Dobbiamo tracciare una linea politica che sia comportamento aderente ad ogni livello.
Non possiamo più mettere dei “se” e dei “ma”: non abbiamo come scopo quello del governare ad ogni costo.
Per noi il governo non è un obbligo: governare senza una forza numerica e soprattutto sociale alle spalle, che sorregge i programmi del suo esecutivo, è soltanto fare gli interessi della classe dominante, diventare dei servi sciocchi.
Abbiamo già sperimentato questa strada molte volte e abbiamo, o avremmo dovuto aver compreso, che non esiste una destra oggi da battere formando un nuovo “centrosinistra”.
Abbiamo davanti tre destre da battere: quella storicamente legata al muscolarismo becero delle invettive, dell’odio, della xenofobia e della miniaturizzazione dei diritti civili; quella populista colorata di giallo grillino; quella nuova, liberista, rappresentata dal trittico PD – NCD – Verdini.
Se non si capisce questo, non si può affrontare il prossimo congresso nazionale di Rifondazione Comunista con la serenità non della sconfitta, bensì del ritentare ancora una volta a riproporre l’alternativa comunista e anticapitalista ad un Paese miserabile, sfruttato e distrutto moralmente oltre che materialmente.
Per questo, già da ora, penso sia utile dirci che le nostre tesi dovranno contenere non semplicemente la riproposizione di una autonomia dei comunisti dal PD, ma il rilancio di Rifondazione Comunista in un contesto unitario a sinistra. Dove per unità si intende il binomio formato dal rispetto per ogni singola identità unito al minimo comun denominatore dell’antiliberismo come bussola, appunto, dell’opposizione sociale a tutto il resto che si aggira nell’agone politico.
O si sceglie questa strada o si sceglie quella del compromesso. E non possiamo permetterci altri compromessi.
MARCO SFERINI
19 ottobre 2016
foto di Marco Sferini