La direttiva del ministro Lamorgese, che è direttiva del governo intero (a meno che non sia stata contestata, smentita o criticata senza che lo si sia saputo), è un atto gravissimo espresso con chiarissime parole: non solo le eventuali degeneranti (e degenerate) manifestazioni dei no-vax e no-pass sono vietate nelle “specifiche aree urbane sensibili, di particolare interesse per l’ordinato svolgimento della vita della comunità“, ma il divieto è esteso a tutte le altre manifestazioni in un dulcis in fundo che rovina una ratio che poteva anche avere una qualche forma di comprensibilità viste le derive violente delle ultime settimane.
Scrive il ministro, a chiusura della direttiva, che le norme suddette “potranno trovare applicazione per manifestazioni pubbliche scaturenti da ogni altra tematica“.
Quindi ciò vale a prescindere dall’emergenza da Covid-19 e dalla assoluta mancanza di rispetto delle protezioni che, in tutta evidenza, si ritrova in ogni raduno della teppaglia che fomenta le piazze che, a loro volta, diventano il migliore pretesto per agitare forme di compressione di diritti costituzionali che sono alla base dello sviluppo democratico in continuo divenire.
L’atto del governo, unito alle politiche liberiste sul terreno economico, mette in essere una pericolosa saldatura tra la minaccia ai diritti collettivi e ai diritti di qualunque maggioranza o minoranza che voglia manifestare per esigere ascolto dalle istituzioni.
Tocca ancora una volta dire: né con i no-vax/no-pass e né col governo. Tocca ancora una volta schierarsi per una alternativa di comportamenti, di politiche e di esercizio della democrazia che non passi dalle forche caudine del liberismo bancario di Draghi e nemmeno venga mortificato dagli atti di mero teppismo di una estrema minoranza di veri e propri eversori dai tratti criminogeni.
La Repubblicà è un tertium che deve essere dato, che deve essere possibile.
(m.s.)
12 novembre 2021
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