Portafoglio vuoto per noi, a fondo perso per lorsignori

Il costo della vita lo si misura con l’aridità statistica, con l’incidenza che l’inflazione ha sui beni essenziali e soprattutto con quanto mese avanza a fine stipendio, come sintetizzava...

Il costo della vita lo si misura con l’aridità statistica, con l’incidenza che l’inflazione ha sui beni essenziali e soprattutto con quanto mese avanza a fine stipendio, come sintetizzava bene un manifesto di Rifondazione Comunista alcuni anni fa. Il costo di una vita, invece, ha altri criteri di misurazione: è affidato alla liceità dei comportamenti dei tutori dell’ordine, oppure alla sicurezza sul posto di lavoro; od ancora alla pietosa benevolenza del mare, che non diventi uno spietato assassino dopo le traversate nel deserto dei migranti, passati per uno, dieci, cento aguzzini.

Se ti va bene, nel mondo occidentale puoi essere sfruttato con la decenza liberista che declina il lavoro in moderne forme di schiavismo con annessi e connessi caporali, latifondisti legati alla crinalità organizzata. Alla prima protesta, nel migliore dei casi quattro calci nel sedere e licenziamento con ingiustissima causa; nel peggiore, invece, può capitarti anche di essere sparato. Ucciso. Stop. Lì a terra, proprio come un operaio ammazzato da un macchinario non revisionato, trascinato per i capelli dentro una pressa o un tornio, scaravantato giù da un ponteggio non dalla fatalità, ma dal troppo lavoro, dalla stanchezza, dalla fatica.

Il costo di una vita è, spesso, il prezzo da pagare per rimanere vivi e per pagare quel costo della vita che aumenta in una inversione di proporzionalità che colpisce maggiormente chi ha meno ed è quasi ininfluente per le tasche di chi usa decine di carte di credito per pagare e ha dimenticato il contante da tempo immemore.

Il biennio pandemico mostra in questi giorni, in cui il costo della vita aumenta ulteriormente con rincari non certo inatessi ma comunque soprendenti, un volto aggressivo che non fa prigionieri già con lo sguardo: luce, gas, materie prime in generale, persino i cereali e carne hanno prezzi nuovi, che schizzano alle stelle.

Per la carne basta farne a meno: la scelta vegetariana è preferibile sempre: in questi casi c’è un motivo in più per considerare il punto di salute, di principio etico ed anche ecologico che fa degli animali degli esseri viventi veri e propri, non del cibo. Smettere di mangiare gli esseri viventi è già una bella rivoluzione personale e si aggiunge a quella di tante persone (siamo circa 7 milioni di vegetariani in Italia) che hanno deciso di stare meglio con la propria mente e coscienza, con il proprio fisico e con la natura che li circonda.

Se dunque ad un rincaro si può sfuggire, agli altri bisogna soccombere: a maggio, praticamente ogni articolo di giornale informava sull’aumento del costo dell’oro nero. L’unione dei consumatori certificava impietosamente che da gennaio a quasi metà 2021, fare 50 euro di pieno voleva dire non avere più 35 litri di carburante nel serbatoio, bensì a mala pena 30. Più o meno, in media, 7 euro di aumento ogni rifornimento completo.

Una bella stangata. Questo un mesetto fa. Ad oggi si registra un’altra impennata, peggio delle statistiche sulla variante Delta del Covid-19: se vai con la moto al distributore e guardi il costo della benzina verde, ti accorgi che sfiora 1,60 euro al litro. Giusto, giusto il “prezzo psicologico” dell’1,599, per consolare il cittadino-cliente che deve aprire il portaglio, servirsi da solo improrogabilmente, perché il “self più” costa altri 21 centesimi al litro.

Benvenuti nella modernità fintamente “post-Covid“. E questi sono esempi di una quotidianità che rimane in un contesto di apparente normalità. C’è poi tutto un contorno di imposte, tasse e balzelli che si riversano indirettamente su tutti (a cominciare dall’IVA), unitamente a quanto si deve sborsare, facendo dimagrire i già miseri salari figli della cassa integrazione e di un blocco dei licenziamenti che ormai riguarda pochissime categorie di produzione.

Eppure, secondo quando scrive la Banca d’Italia, complessivamente nel 2020 le famiglie italiane hanno risparmiato di più rispetto al 2019: effetto pandemia, indubbio, ma il dato colpisce, perché riguarda non quell’1% della popolazione che detiene quasi il 70% della ricchezza distribuita, ma milioni e milioni di cittadini che, evitando di andare al ristorante, disertando aperitivi e negozi di abbigliamento, hanno potuto trattenere sui conti correnti una cifra che può essere quindi ascrivibile alla voce insperata del “risparmio“.

Si tratta per lo più di un coercizione, indotta dall’emergenza sanitaria che ha ridimensionato gli spazi di vivibilità, di socialità: nelle cosiddette condizioni “normali” ciò non sarebbe stato possibile perché, se davvero si ha il diritto al pane e alle rose, allora vivere di solo pane diventa mera soravvivenza e il risparmio diventa una delle tante conseguenze della pandemia e niente di più. Non siamo, dunque, davanti ad una ripresa economica da parte delle famiglie, ma ad una stagnazione dei consumi.

Il discorso di Mario Draghi davanti alla prestigiosa Accademia dei Lincei aveva i tratti dell’analisi tecnico-economica del banchiere prestato alla politica, che sa farla unendo il proprio prestigio negli ambienti dove si decidono le sorti di Stati e popoli ad una visione restauratrice di una economia che punti su una ripresa di medio – lungo termine, senza false promesse per capitalisti e finanzieri. Parlando loro chiaramente: il Paese, come più di mezzo mondo, è in plateale affanno: ma i finanziamenti alle imprese arriveranno e saranno di più rispetto a quelli preventivati, magari con un “Sostegni ter“.

Il governo Draghi sta gettando le basi per una riqualificazione antisociale di una economia frastornata, di una imprenditoria arraffona che sbraita solamente di soldi dati a fondo perso. Niente prestiti. Il tutto mentre persino le cifre previste dall’esecutivo per attutire il colpo degli aumenti di luce e gas sono altamente insufficienti alla bisogna.

Sarà interessante seguire, in questi prossimi sei mesi che ci separano dalla fine del secondo anno di pandemia, le evoluzioni del discorso economico e della sua applicazione nel merito dal tramite politico. Sarà interessante, certo, ma preparatevi, almeno i più deboli di stomaco per mancanza di salari e di pensioni… Sarà uno spettacolo dell’orrore.

MARCO SFERINI

2 luglio 2021

Foto di Andrew Khoroshavin da Pixabay

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