La leadership di Podemos è salva. Più o meno. Irene Montero e Pablo Iglesias possono rimanere ai loro posti di portavoce parlamentare e di segretario generale. Lo hanno stabilito il 68.4% degli iscritti di Podemos (188mila votanti, 33mila in più dell’ultima assemblea di Vistalegre dove Iglesias risultò eletto), 128mila persone che disciplinatamente hanno deciso che l’acquisto di uno chalet da 600mila euro nella campagna di Madrid (pagato dai due con un mutuo a 30 anni) non è incompatibile con la loro permanenza ai vertici del partito. Ma a nessuno sfugge che un terzo degli iscritti di Podemos ha chiesto che i due leader, in attesa di due gemelli, lascino la guida del partito nato per rappresentare la gente contro “la casta”. È la prima volta che l’opposizione al líder máximo si fa sentire così forte. Tanto che gli stessi Iglesias e Montero hanno scritto nei rispettivi muri di Facebook, nel ringraziare gli iscritti per la fiducia ricevuta, che ne hanno preso «buona nota».
E forse proprio per questo ieri hanno deciso a sorpresa di lanciare un nuovo referendum express per chiedere agli iscritti se sono d’accordo che Podemos appoggi una mozione di sfiducia per cacciare Rajoy. Iglesias ha spiegato via Twitter che la prima opzione è quella di un “governo progressista con un programma accordato”. Già questa è una sfumatura nuova, la settimana scorsa lo stesso Iglesias parlava di “appoggio incondizionato” alla mozione di Sánchez. Cosa che peraltro i socialisti durante il fine settimana hanno incassato ma senza neppure un riconoscimento o un ringraziamento politico pubblico.
Se la soluzione Sánchez non dovesse andare in porto, Iglesias si dichiara disponibile ad appoggiare una fantomatica mozione di “sfiducia tecnica” proposta da Ciudadanos per convocare appena possibile le elezioni.
Intanto, dopo la pubblicazione dei risultati del referendum sullo chalet, hanno parlato solo i leader apertamente favorevoli a Iglesias, come il numero tre del partito Pablo Echenique. I più critici, come gli anticapitalisti (guidati dalla portavoce nell’assemblea andalusa Teresa Rodríguez e dal suo compagno, sindaco di Cadice, e dall’eurodeputato Miguel Urbán), o l’asturiano Daniel Ripa sono rimasti in silenzio.
Certo è che Podemos ha proprio scelto in assoluto il peggior momento per mettersi in discussione. Probabilmente, se i due viola avessero saputo che il governo di Mariano Rajoy stava per crollare, avrebbero misurato meglio i propri passi. Dietro i numeri falsamente rassicuranti, il risultato della consultazione fra gli iscritti è certamente un segnale di debolezza proprio quando bisognerebbe serrare le fila e ottenere la cacciata di Rajoy. E negli ultimi tempi disfarsi del Pp è stato il principale obiettivo del partito. Eppure va ricordato che fu proprio Podemos a decidere di non appoggiare Sánchez alla presidenza del governo quando questi decise di negoziare un programma con Ciudadanos anziché con loro.
LUCA TANCREDI BARONE
foto tratta da Wikimedia Commons