Pisapia&Ditta, di nuovo Insieme

Bersani: «Giuliano leader, si va avanti». Smeriglio: «Vocazione di centrosinistra, ma senza pregiudiziali, chi ci sta è il benvenuto». L’assemblea sarà a novembre. D’Alema: non possiamo produrre frammentazioni. Fratoianni, Si: no all’‘uomo solo’ ma incontriamoci Acerbo, Prc: «Il progetto Mdp-Cp è un Pd bonsai»

Al quinto piano di un palazzo a due passi dal Senato le squadre schierate l’una di fronte all’altra e in mezzo un tavolo (per Mdp Bersani, D’Alema, Epifani, Speranza, Laforgia, Guerra, Stumpo, D’Attorre, Scotto, Paolucci; per Campo Progressista Pisapia, Ferrara, Smeriglio, Furfaro, Capelli, Tabacci, Manconi, Monaco, Romano) fanno un po’ disfida di Barletta. Ma finisce con strette di mano e sorrisi ai fotografi. E con la consueta rassicurazione di papà Bersani: «Pisapia è il leader? Assolutamente sì».

È così archiviata – almeno per ora – l’estate incerta di «Insieme», creatura politica nata il primo luglio fra Mpd e Campo progressista, la rete dell’ex sindaco di Milano, ma subito funestata da litigi e divergenze e dalla rottura in Sicilia, dove le due formazioni non sono riuscite a convergere sul candidato Fava. Ieri mattina nella sede di Mdp ci vogliono quattro ore – quattro – di ‘dibattito’, aperto e chiuso da Pisapia, per definire la «ripartenza». L’ex sindaco mette subito in chiaro che ya basta con il «fuoco amico»: «Non andrò nel listone Pd, lavoro per un centrosinistra alternativo, ma non serve un listino di sinistra, serve un soggetto largo». Se la sua leadership è riconosciuta non servono le primarie. «Purché la eserciti senza perdere altro tempo», è la replica da parte bersaniana. Il confronto è «franco e leale», come si dice a sinistra quando si bordeggia il peggio. Si parla di Sicilia, di legge di bilancio, Pisapia è contrario al no pregiudiziale con Gentiloni. Non si parla di candidature, che pure.

Alla fine però sono tutti d’accordo, uniti anche dalla consapevolezza che una rottura sarebbe un disastro per tutti e incomprensibile per i propri potenziali elettori. E così la «ripartenza» viene annunciata da un comunicato concordato fin nelle virgole. Si parla di un percorso «definito e rafforzato», di «costruzione di un centrosinistra innovativo capace di battere le destre e i populismi e alternativo alle politiche sbagliate del Pd di Renzi». Quanto alle alleanze, punto delicato, si apre «un confronto, senza veti o pregiudizi, con tutti i soggetti civici e politici che condividono la necessità di tale percorso». Nelle traduzioni dal politichese si segnalano sfumature. Per Roberto Speranza (Mdp) la prospettiva è l’apertura di «un’interlocuzione con Sinistra italiana». Per Massimiliano Smeriglio (Cp) la prospettiva è «un soggetto di centrosinistra, senza pregiudiziali, il leader è Pisapia, e chi ci sta è il benvenuto». L’assemblea fortissimamente voluta da Mdp si farà: ma in autunno inoltrato, dopo le regionali siciliane. (Per gli amanti del genere, non sarà più «costituente» ma «democratica», ovvero favorirà «la massima partecipazione e apertura, un grande momento di coinvolgimento popolare» però non varerà subito un partito ma un soggetto politico-elettorale a due gambe, Mdp e Cp, aperto a chi aderirà al ’manifesto’ annunciato da mesi, in pratica una tela di Penelope).

Da subito si formerà un coordinamento che si riunirà ogni settimana sotto la guida di Pisapia. Una delegazione avvierà «un confronto stringente col governo in vista della legge di bilancio», la richiesta è «una svolta sulle politiche economiche e sociali a partire dal lavoro, dalla scuola e dalla sanità»: i toni si moderano, ma il senso resta «svolta o rottura». Gli altri due obiettivi sono ius soli e legge elettorale «che garantisca la governabilità».

«Restano cose da chiarire», ammette Tabacci. Ma «non possiamo produrre frammentazione, sarebbe autolesionista avere più liste a sinistre», spiega D’Alema. «Ora dobbiamo unire tutti a sinistra», sottolinea Speranza.

Ma in questo «tutti» c’è un equivoco. O almeno qualche reticenza. Fratoianni, segretario di Si, è possibilista nei confronti di una lista comune. Ma: «Pisapia non è il nostro leader. Le leadership si definiscono o perché convincono tutti – e non sarebbe questo il caso – o con metodo democratico». In ogni caso auspica «un incontro con Mdp e Cp da tenere al più presto», e se dovesse servire una leadership «discutiamo di come lo troviamo». Chiude invece tutte le porte Maurizio Acerbo, di Rifondazione comunista: «Il progetto di D’Alema, Tabacci, Bersani e Pisapia è una fotocopia del Pd, un centrosinistra bonsai. Sono i soliti noti, quelli che hanno votato la legge Fornero e mille altre pseudo-riforme liberiste, che si mettono insieme per riproporre la solita minestra riscaldata». Parole che chiariscono che due liste a sinistra, con ogni probabilità, ci saranno.
Due: sempreché da adesso in avanti Insieme proceda unita, anche se con due anime diverse, quella più civica dell’ex sindaco e quella più partitista degli ex Pd. La tenuta sarà testata già in queste ore. Pisapia mantiene aperto il dialogo con il Pd non renziano: ieri era con Graziano Delrio, ulivista del Pd, alla festa dem di Reggio Emilia. E sabato sarà a Roma con Andrea Orlando. Il tipo di incontri che innervosisce la ’Ditta’ ex Pd. Che fin qui infatti ha sospettato l’ex sindaco di voler aspettare l’esito del voto siciliano per la decisione finale sulla lista alternativa al Pd.

DANIELA PREZIOSI

da il manifesto.it

foto tratta da Pixabay

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