C’è chi lo definisce il big match e la formula è un tantino enfatica, ma in effetti stavolta l’aria è ’o la va o la spacca’. Dopo il confronto ruvido fra Pisapia e Speranza due giorni fa, martedì 12 settembre gli stati maggiori di Campo progressista e Mdp si incontreranno per decidere se Insieme andrà avanti sul serio oppure il matrimonio non s’ha da fare. Ci saranno i big di una parte e dell’altra, ovviamente Pisapia e Bersani, ma anche Speranza, Rossi, Ferrara, Smeriglio, Tabacci, e altri. Ci sarà anche Massimo D’Alema, che per una volta dovrà rinunciare alla civetteria di definirsi «un semplice militante di Mdp» e tentare la ricucitura con quello che davanti ai ’suoi’ pisani qualche giorno fa ha definito con ironia «l’ineffabile avvocato Pisapia» dichiarandosene «un seguace, quando dice ’mai con Alfano’».
Finito il tempo delle vacanze – invidiabilmente lunghe, quelle dell’avvocato -, finito il tempo delle battute, ora evidentemente è arrivato quello del realismo. Per tutti i personaggi della telenovela estiva dei promessi sposi della sinistra.
A parlare dell’incontro ieri è stato Bersani, padre nobile della Ditta ex Pd che più di tutti si è speso per evitare rotture anche nei momenti di maggiore attrito. E ce ne sono stati molti negli ultimi tempi, paradossalmente dopo quel primo luglio che doveva essere il battesimo di Insieme e invece si è trasformato nell’inizio ufficiale delle ostilità reciproche. Ora i due movimenti della sinistra hanno preso atto che in Sicilia non sosterranno lo stesso nome. Pisapia tenterà un chiarimento con il candidato del Pd Micari, chiedendo garanzie sulla trasparenza delle candidature e soprattutto di scaricare l’alleato Alfano. Se riceverà un no, com’è quasi scritto, l’avvocato milanese non si impegnerà alle regionali dell’isola (ma i suoi si candideranno nella lista civica di Leoluca Orlando). Mdp invece sosterrà Claudio Fava, come ieri Bersani ha ribadito a Lorenzo Guerini (Pd) in un incontro (casuale) alla Camera. E lo farà con le sigle ’sorelle’ della sinistra radicale. Anche se in quella famiglia le cose si complicano: ieri Rifondazione comunista ha accusato Fava di rincorrere ancora i democratici.
Ma la Sicilia «non sarà un caso nazionale», assicurano adesso quelli di Mdp. E alle politiche «non c’è alternativa allo stare insieme», fanno sapere. Le stesse parole che ripete il gruppo romano di Pisapia (più scettici i toni dei milanesi come Bruno Tabacci). Perché se il ritiro dell’ex sindaco segnerebbe la morte in culla per la rete di Campo progressista, dall’altra parte costringerebbe Mpd a una caccia improbabile e improvvisata di un altro leader. In queste ore c’è chi lancia il nome di Piero Grasso. Il presidente del senato. Ma finché sarà al suo posto di seconda carica dello stato è difficile che l’ex magistrato faccia un passo meno che istituzionale, forte anche del suo rapporto con il capo dello stato Mattarella. E anche dopo è difficile immaginarlo nei panni del ’federatore’ delle sinistre-sinistre, quelli che Mdp vorrebbe far vestire a Pisapia.
Insomma, per ora non si cambia cavallo, spiega Nico Stumpo (Mdp): «Con Giuliano Pisapia siamo al punto in cui ci eravamo lasciati a inizio agosto. Non c’è niente da cambiare né da aggiungere rispetto alla leadership». Insieme va avanti, giura, «e per metà settembre il nuovo progetto sarà pronto». Va avanti, sì, ma con juicio: il varo ufficiale, con l’assemblea costituente di Insieme – il nome è provvisorio, e anche questo non sarà problema di semplice risoluzione – annunciata per l’autunno però slitta: «Il 5 novembre si vota in Sicilia. E con i gruppi dirigenti impegnati nella campagna elettorale, l’assemblea costituente non si può fare», ragiona Stumpo. Sarà per questo, o meglio per lasciarsi alle spalle le elezioni siciliane comunque vadano, che non si annunciano un trionfo per le sinistre.
Il big match del 12 però dovrà affrontare, stavolta senza minuetti e dilazioni, i nodi delle differenze fra l’ex sindaco e gli ex pd: accettato ormai che il vero congresso del nuovo soggetto si terrà dopo il voto, e non prima come chiedeva Mdp (che però manterrà un’assemblea nazionale a ottobre), c’è da stabilire se comunque saranno varati subito i gruppi parlamentari di Insieme. Poi chiarire i paletti da avanzare a Gentiloni per votare la manovra, ovvero per confermare o meno l’appoggio al governo. E concordare un metodo per decidere il perimetro dell’alleanza per le politiche. Per evitare di replicare il pasticcio siciliano, e non procedere di nuovo in ordine sparso, di rottura in rottura verso lo scasso finale.
DANIELA PREZIOSI
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