Di fronte alle immagini di quello che è accaduto oggi a#piazzaindipendenza non trovo altre parole che quelle che fecero da titolo a un libretto di Pietro Ingrao: indignarsi non basta. No, non basta.
La guerra a donne e uomini migranti, contro le povere e i poveri, si è consumata al centro, al centro di Roma, capitale d’Italia. Non hanno più neanche bisogno di invisibilizzare – di esternalizzare, collocando le frontiere di Europa fuori dall’Europa – la repressione, il razzismo, il neoliberismo che si è fatto Stato.
Non hanno bisogno di farlo perché quella che è accaduta oggi non è una parentesi: le foto di piazza Indipendenza sono l’autobiografia della nazione, come disse Gobetti del fascismo.
Il razzismo esplicito della lega; il razzismo governamentale del Pd, che con l’accordo con la Libia, il protocollo per le ONG, le leggi Minniti-Orlando, interpreta perfettamente una fase del capitale segnata dalla ossessione securitaria e del controllo; e, infine, i Cinque stelle, il populismo di destra ossia il partito del senso comune, che si accontenta della legalità e non si preoccupa della giustizia, che considera più decorose le parole del prefetto di Roma (di cui andrebbero chieste immediatamente le dimissioni) che l’occupazione di uno stabile da parte di richiedenti asilo.
Non basta dire che Pd, M5s e Lega appaiono sempre di più la stessa merda. Il problema è che sono sempre più interpreti e costruttori del senso comune. E qui è la nostra sconfitta. (Non solo nostra, perché a Piazza Indipendenza e nel Mediterraneo affoga anche il cristianesimo degli italiani brava gente, con buona pace delle radici cristiane dell’Europa, i nostri valori ecc… ecc..)
Non mi convincerò mai che nessuna ragione populista possa darsi in continuità con questo senso comune, che il consenso a un’altra concezione del mondo possa costruirsi senza conflitto: conflitto sociale, conflitto contro questo senso comune, per costruire un nuovo senso comune.
Credo sia oggi più necessario che mai uno spirito di scissione: non basta la polemica (doverosa) contro la Lega, contro il razzismo a 5 stelle o seppellire (lo dico a chi è tentato da riesumazioni, io ne sono già da tempo convinta) qualsiasi idea di centrosinistra con il Partito della Nazione (manca una F…, ma per il resto…). Simbolicamente, e materialmente, dobbiamo tornare sulle barricate: stanno facendo una guerra, e la chiamano decoro e sicurezza. Non siamo in tempo di pace. Prima ce ne rendiamo e prima vedremo noi (e non Minniti) la luce in fondo al tunnel.
ELEONORA FORENZA
da rifondazione.it e Popoffquotidiano
foto tratta da Popoffquotidiano