Nei dibattiti chiassosi di un cannibalismo televisivo indegno di una cultura sociale, civile e morale degna di questo nome, si rimprovera ai musulmani di non essere chiaramente visibili in grandi manifestazioni di piazza contro il terrorismo.
Punto 1: comunità araba e comunità islamica non sono la stessa cosa. Quindi, gli arabi non sono tutti islamici, così come gli europei non sono tutti cristiani. O si chiede che siano gli arabi a manifestare o gli islamici.
Se si chiede ai musulmani (cioè a coloro che hanno attinenza con l’Islam) di scendere in piazza, lo si chiede ad una minoranza di una minoranza. Pertanto non potranno mai essere centinaia di migliaia come gli “occidentali” e i cristiani…
Punto 2: le comunità musulmane presenti in Italia hanno tutte quante condannato il terrorismo e, nello specifico odierno, le stragi di Parigi.
Punto 3: la richiesta di una “marcia dei 40.000” islamica è, già di per sé, un atto di presunzione e di protervia: significa pensare che quelle comunità non vogliano condannare il terrore e che ne siano invece spalleggiatrici in un silenzio scelto appositamente.
Punto 4: ogni manifestazione di solidarietà con le vittime degli attentati di Parigi, fatta da musulmani residenti in Italia è stata snobbata dai mezzi di comunicazione televisivi che, come è noto, sono la maggiore cassa di risonanza per la formazione della tanto celebrata “opinione pubblica”.
Se ne traggono conclusioni amare…
Il pregiudizio si nasconde anche dietro una presunta benevolenza e una comoda tolleranza che sostituisce sempre più una domanda di solidarietà di cui abbiamo bisogno come il pane per sconfiggere la logica degli affari che si lega al terrorismo come lunga mano politica del ridisegnamento delle nuove strategie di occupazione dell’area mediorientale.
Siamo sicuri che la benevolenza di certi conduttori e giornalisti sia legata alla volontà esclusiva di un sollecito che si rimpalla da schermo a schermo per aiutare la comunità musulmana italiana?
O c’è, ancora una volta, la volontà pelosa di dimostrare l’insufficienza di chi viene già marchiato, etichettato e perfettamente inscatolato come “possibile nemico” da guardare con sospetto, diffidenza e, quindi, da isolare piuttosto che da comprendere?
Purtroppo lo stato di degrado dell’informazione italiana fa pendere maggiormente il piatto della bilancia che sopra regge presunzioni, opportunismi, calcoli politici volti a convogliare su formazioni xenofobe e populiste i voti della rabbia diffusa e dell’ignoranza altrettanto diffusa…
Purtroppo la cara vecchia cultura della semplicità operaia, contadina, la cultura degli umili ha lasciato il posto all’arroganza dei prepotenti che urlano più forte e che si impongono come unica espressione di verità contro la giusta spiegazione di fenomeni così complessi da non poter essere capiti da chi agisce velocemente, legge poco, si informa per titoli, dà credito al “sentito dire”.
L’approssimazione è la regina di tutto questo teatro dell’assurdo che è invece una tragica realtà. Si condanna per sentito dire, per voce di corridoio o per foto falsa e modificata al computer. Ma si condanna e lo si fa dalla bassezza di una altezza che è il trono dei nuovi scribi e farisei ipocriti…
MARCO SFERINI
19 novembre 2015
foto tratta da Pixabay