Per non dimenticare Hitler. Le parole per dirlo

Hitler Il criminale. Autoritratto. Lo presenta con dovizia di particolari questo libro di Fabrizio Dragosei – ” Così parlò Hitler” (Mursia) – che come sottotitolo reca: “Le conversazioni private,...

Hitler Il criminale. Autoritratto. Lo presenta con dovizia di particolari questo libro di Fabrizio Dragosei – ” Così parlò Hitler” (Mursia) – che come sottotitolo reca: “Le conversazioni private, i discorsi pubblici, i verbali degli archivi sovietici”.

Proprio così, Hitler in originale, le sue “proprie” parole, virgolettate, trascritte come dove quando, data per data, circostanza per circostanza, nell’epoca più tragica e tumultuosa della storia odierna. Andiamole a vedere, tra quelle riportate nel libro di Dragosei.

Virgolette.

L’accordo con l’Italia? <Lo devo anzitutto al genio che oggi si trova alla testa del popolo italiano>. Il genio, cioè Mussolini, del quale è grande estimatore. <Passeggiando con lui nei giardini di Villa Borghese , ho compreso che lui era uno dei Cesari>. Ed è anche un grande estimatore del popolo italiano, dal momento che <il tipo italiano ripugnante non s trova che nel Sud> (sic).

Churchill? <È un essere del tutto amorale e repellente. Sono convinto che ha già un posto dove rifugiarsi oltre oceano>.

Roosevelt?. <Si comporta come un azzeccagarbugli giudeo e si è vantato di avere nobile sangue ebreo nelle vene>. Senza contare <l’aspetto completamente negroide della moglie>…

Urss?. Mentre il suo cameriere personale gli serviva una tisana, si mette a illustrare il suo programma di attacco. <Questo spazio dell’Est dovrà sempre essere dominato dai tedeschi…Non dovremo più permettere a dei tedeschi di emigrare in America: invece attireremo nei nostri territori dell’Est norvegesi, svedesi, danesi, olandesi. Quanto agli svizzeri, tutt’al più, potremo utilizzarli come albergatori>. Per farla breve, quei territori <sarebbero diventati per la Germania quello che l’India era per l’Inghilterra>.

Ce l’ha anche con la Svizzera, <che é un ascesso nel corpo dell’Europa>.

Per non parlare degli slavi. Sempre sorbendo quella stessa tisana, eccolo illustrare ancora e ancora le sue “profetiche” idee. <Gli slavi costituiscono una massa di schiavi nati che sentono il bisogno di un padrone. Forniremo cereali a tutta l’Europa; la Crimea ci darà il caucciù, il cotone e i frutti del Sud>. Inoltre, <per la gioventù tedesca sarà un magnifico campo di esperimento>. Quindi, <non c’è che un dovere per noi, germanizzare quel Paese con l’immigrazione di tedeschi; gli indigeni vanno considerati alla stregua dei pellerossa>. E sempre profetizzando la rapida conquista dell’Urss, rincara: <Avremo le più ricche e più belle colonie del mondo>.

Non basta. Virgolette. <Il nostro compito è quello di distruggere le Forze Armate russe, di distruggere lo Stato sovietico. Dobbiamo rinunciare al punto di vista del cameratismo militaresco. Il comunista non è un camerata e mai lo sarà. I comandanti devono imporre a se stessi il sacrificio dei propri scrupoli. I soldati che violeranno le leggi internazionali saranno scusati>.

Ok, via libera ai crimini di guerra, al sistema terra bruciata, senza alcuna differenza tra militari e civili: si trattava solo di comunisti! E, ad esempio, questo è l’ordine che Hitler fa arrivare ai suoi generali per quella che è ritenuta la battaglia più grande della Storia: <Data la particolare pericolosità del milione di comunisti che abitano Stalingrado, la popolazione maschile deve essere immediatamente soppressa al momento di entrare in città>.

D’altra parte, <dobbiamo vincere, non c’è altra via. È moralmente giusto e necessario! E quando avremo vinto, chi ci chiederà conto dei metodi?>.

Hitler Il criminale passa dalle parole ai fatti. È il 22 giugno 1941, il giorno fissato per l’attacco all’Urss. <Cinquantatré

divisioni formate da circa tre milioni di uomini con 3500 carri armati, 7000 cannoni, 600mila veicoli, 2.700 aerei erano pronti a scattare in tre direzioni>, Leningrado, Mosca, Ucraina.

Ma gli è andata malissimo, come si sa, anzi è lì a Stalingrado che ha perso definitivamente la guerra.

Con gli ebrei invece ce l’ha fatta. Ne ha eliminato almeno sei milioni. È stato onesto, bisogna riconoscerlo. Per gli ebrei, infatti, non parlò mai di campi di concentramento, no; fin da subito, Hitler li chiama campi di sterminio.

Meritati, ovviamente; dato che gli ebrei, loro, <non furono mai nomadi, ma sempre e soltanto parassiti>. E dato che gli ebrei, loro, <non sono una comunità religiosa, ma una razza, e cioè la razza che vuole rovinare tutte le altre>. Sostiene Hitler. <Mescolandosi con gli altri popoli, gli ebrei cercano di imbastardirli, distruggendo la purezza della razza e eliminando così la loro forza, necessaria per la lotta per la supremazia>. L’ebreo è il nemico più pericoloso, è cattivo fino in fondo.  <Gli ebrei sono come i vermi che si annidano nei cadaveri in putrefazione>. Pacifismo, marxismo, democrazia, pluralismo, “Lega dei popoli”: tutta colpa degli ebrei, del loro lavorio distruttivo e sotterraneo. Sostiene Hitler. <L’Ebreo è colui che avvelena tutto il mondo. Se l’ebreo dovesse vincere, allora sarà la fine di tutta l’umanità, allora questo pianeta sarà presto privo di vita come lo era milioni di anni fa>.

Perciò contro gli ebrei lui è duro e puro. Un pioniere dell’umanità. A tal punto che, in data aprile 1945, quando ormai sa di essere alla fine, così annota sul suo diario: <Un giorno si ringrazierà il Nazionalsocialismo del fatto che io ho annientato gli ebrei in Germania e in tutta l’Europa centrale>.

Farnetica, come sempre. La guerra è perduta, l’Armata Rossa è a Berlino; Hitler è chiuso nel suo bunker di dodici stanze costruito sotto la Cancelleria. Ma ancora programma, decide, comanda. Terra bruciata anche in Germania, ordina. Strade, ponti, centrali elettriche, banche, persino archivi, tutto doveva essere distrutto davanti all’avanzata <dell’orda barbarica dell’Est>. E invia una direttiva precisa: <Sospendere ogni misura volta a salvaguardar la popolazione civile> (sic).

È il 25 aprile 1945 e Hitler ancora vaneggia su colpi di scena, su nuove divisioni (fantasma)da far affluire nella capitale. <Bisogna costituire colonne di reclutamento per arruolare tutti!>. Il 29 i sovietici prendono il Reichstag e vi issano la Bandiera Rossa. <Bisogna tenere Berlino!>, l’ultima parola famosa. Il 30 si spara.

Così parlò Hitler.

È costato 60 milioni di morti.

MARIA R. CALDERONI

da rifondazione.it

foto tratta da Flickr su licenza Creative commons

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