Il logo è immortalato a fianco del portellone d’uscita dell’aeromobile «Il Tintoretto» – usato per il volo di prova che ha consentito ieri all’Enac di concedere il permesso di volo alla nuova compagnia – e recita: «Operated by Ita», come una compagnia low cost che subappalta la tratta ad una minuscola consorella con costo del lavoro più basso. Ha lo stesso tricolore del logo Alitalia ma è molto più piccolo. Le proporzioni fra le compagnie saranno le stesse: Italia Trasporto Aereo decolla con quasi la metà dei velivoli – 52 su 110 della vecchia compagnia – e delle tratte dell’ultima Alitalia in versione commissariale. Ita parte nana e nessuno può garantire che crescerà, specie agli 8.200 dipendenti Alitalia che per ora non saliranno a bordo della nuova società sui 10.500 attuali.
L’arrivo dello scontato Coa – certificato operatore aereo – viene festeggiato trionfalmente dai grandi media e da tutta la politica ma è semplicemente il prodromo di un’avventura assai complicata. Ita nasce già spolpata dai diktat della commissaria europea alla concorrenza Marghete Vestager che ha richiesto totale discontinuità con Alitalia per evitare «aiuti di stato», concedendo invece aiuti miliardari di Germania e Francia a Lufthansa e AirFrance.
L’espressione «nuova compagnia di riferimento nazionale» usata dal presidente dell’Enac Pierluigi Di Palma rende bene l’idea della situazione: la «compagnia di bandiera» è un lontano ricordo ormai, nonostante il capitale totalmente pubblico di Ita.
Quando mancano poco meno di due mesi al primo volo – previsto per il 15 ottobre, Vestager permettendo – resta da completare la negoziazione con Alitalia in amministrazione straordinaria per l’acquisizione del perimetro «aviation» – aerei e personale di volo – e si attende il bando di gara per la cessione del marchio Alitalia. In questo quadro si intensificano i timori sulla possibilità che l’avvio possa subire qualche ritardo. I sindacati vedono con favore il rilascio delle certificazioni, ma restano infatti cauti. «Ci auguriamo che gli altri passaggi, a partire da quello del logo, vadano a buon fine», dice la Fit Cisl. «Siamo molto preoccupati sia per quanto riguarda il progetto industriale di Ita che ancora manca sia per la tenuta occupazionale», dice la Filt Cgil, evidenziando di non aver ancora ricevuto riscontro alla richiesta di incontro fatta all’azienda. Al momento l’unico appuntamento in calendario resta quello di inizio settembre, per proseguire il confronto sulla richiesta di proroga di un altro anno della cassa integrazione per oltre 7 mila lavoratori che scade il 23 settembre.
«Ora – commenta il segretario nazionale della Filt Cgil Fabrizio Cuscito – bisogna recuperare il tempo perso. Ci sono ancora molti punti interrogativi e in particolare quelli che riguardano le attività di manutenzione, dell’handling e del marchio. Solo oggi, dopo 4 anni di Commissariamento di Alitalia e dopo l’inazione di tanti governi che si sono alternati, si è finalmente arrivati al rilascio del Coa. Siamo molto preoccupati per il progetto industriale e per i problemi occupazionali. Ita prevede inizialmente l’assunzione di soli 2.750-2.950 lavoratori».
La situazione del trasporto aereo in generale, che deve far fronte alla crisi legata alla pandemia, non è migliore. Cuscito spiega che «sicuramente la variante Delta e la quarta ondata non aiutano Ita ma – aggiunge – il tempo perso dal nostro governo ha favorito le compagnie low cost che hanno occupato tutto il territorio italiano con un marketing molto aggressivo. Quando il mercato riprenderà, probabilmente nell’estate del 2022, Ita è già in ritardo».
MASSIMO FRANCHI
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