La sorpresa temuta da molti non c’è stata anche se va detto che Matteo Renzi ha fatto di tutto per tenere fino all’ultimo la maggioranza appesa a un filo. Alla fine però, con 149 voti contro 141 e un solo astenuto, l’aula del Senato ha respinto la relazione della Giunta per le immunità che chiedeva di non concedere l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, come richiesto dal Tribunale dei ministri di Palermo, per aver impedito un anno fa per 19 giorni lo sbarco di 164 migranti dalla nave Open Arms.
Voto che significa un nuovo processo per il leader leghista dopo quello autorizzato a febbraio sempre dal Senato per la vicenda della nave Gregoretti (il cui inizio potrebbe essere a ottobre). «Contro di me festeggiano i Palamara, i vigliacchi, gli scafisti e chi ha preferito la poltrona alla dignità», commenta Salvini mentre si trova in macchina diretto a Milano marittima.
Finale scontato, quello di ieri, ma solo fino a un certo punto. La mattina comincia infatti con il capogruppo di Italia Viva al Senato, Daniele Faraone, che in televisione fa intravvedere scenari diversi da quanto poi accade in aula. «Dalle carte abbiamo visto e approfondito che c’è una responsabilità dell’intero governo. Io non credo che il comportamento sbagliato fosse allora solo quello di Salvini», dice.
Parole che sembrano sottintendere un voto a favore del leghista, tanto più dopo l’astensione in Giunta dei tre senatori renziani. E quindi un nuovo strappo all’interno della maggioranza, anche se tutti si affrettano a garantire che le sorti del governo non sono in discussione.
Invece qualche ora più tardi, quando l’ex premier prende la parola in aula, pur senza contraddire il suo capogruppo fa rotta verso tutt’altra direzione. «La decisione di non far sbarcare quei migranti era una scelta finalizzata a strumentalizzare il consenso: questa è la visione populista dell’immigrazione», dice.
E annunciando il voto a favore dell’autorizzazione spiega: «L’interesse costituzionale o il preminente interesse pubblico in questo caso non c’erano».
Dietro la decisione di Italia Viva c’è chi ipotizza che i 18 senatori renziani avrebbero potuto non essere sufficienti a evitare un nuovo processo per Matteo Salvini (servivano 160 voti, e il centrodestra ne ha in tutto 135), accendendo così un riflettore sulla poca centralità del partito. Fatto sta che il risultato fa tirare ancora una volta un sospiro di sollievo alla maggioranza per essersi mantenuta compatta.
Adesso le carte relative alla vicenda Open Arms tornano alla procura di Palermo che dovrà decidere se chiedere o meno il rinvio a giudizio per l’ex ministro. «Non è Salvini che vorremmo fosse giudicato, ma una visione del mondo e della politica», scrive in una nota Open Arms commentando il voto del Senato. «Salvini ha commesso sicuramente qualche errore» dice invece il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna.
«Chi governa un Paese non può permettersi di dire ‘faccio stare meglio gli italiani e lascio morire i migranti’, non è questo l’atteggiamento di una democrazia matura il cui compito deve essere garantire i diritti di tutti».
Proseguono intanto al Viminale gli incontri tra esponenti della maggioranza per modificare i decreti sicurezza di Salvini. Il nuovo provvedimento non dovrebbe però arrivare in consiglio dei ministri prima di settembre, accogliendo così una richiesta avanzata dal M5S preoccupato dall’aumento del numero degli sbarchi.
Sui contenuti invece, dovremmo essere ormai alle limature finali, essendoci un accordo di massima sulle questioni principali: dall’allargamento della protezione umanitaria alla riorganizzazione del sistema di accoglienza per i richiedenti asilo, alla cancellazione delle maxi multe per le navi delle ong che non rispettano il divieto di ingresso nelle acque italiane con trasformazione dell’illecito da amministrativo in penale. Prevista anche la possibilità per i richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe e di fare richiesta della carta di identità.
CARLO LANIA
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