Forse non avrò mai una donna “per me”.
Non perché semplicemente mi piacciono gli uomini. Forse perché proprio non ho mai sentito “mio” nemmeno un uomo.
Mi sono sempre sentito accanto a qualcuno, mai il proprietario di qualcuno. Eppure ho voluto bene a molte persone: indubbiamente quelle che definiamo banalmente “speciali” sono state poche.
Nessuna tirata sull’amore…
Quando ho lasciato una persona, oppure sono stato lasciato, non ho mai avuto quell’istinto molto primordiale che porta ad un attaccamento morboso che annulla ogni limite di rispetto della libertà altrui. Ed anche della propria.
Questione di carattere. Certo, non lo nego.
Eppure penso che dovremmo guardare oltre il carattere stesso e saperci confessare intimamente che non possiamo essere proprietari di nessuno. Al massimo di noi stessi, anche se esisterebbero mille argomenti filosofici per confutare tanto la libertà assoluta quanto la proprietà assoluta di noi stessi.
E’ vero: quando si sente pronunciare la locuzione “Omicidio passionale”… non ci ho pensato fino ad ieri, quando Maurizia me l’ha fatto notare… un omicidio non può contenere la passione, nessuna passione. E la passione non dà vita ad un istinto di annullamento dell’altro rispetto a noi.
Dunque, dobbiamo colloquiare intimamente con noi stessi e osservare il nostro linguaggio, cambiarlo se necessario. Ed è necessario, perché le donne muoiono per mano degli uomini che si ritengono “maschi”, che ritengono di avere il diritto di dominarle, di regolare tutto sull’identità maschile.
E’ sempre il momento di accorgersi di queste storture, di questi obbrobri che spesso ci appaiono normalità del quotidiano.
La violenza contro le donne è frutto di tanti sottili tracce di un maschilismo che non è soltanto fatto di botte e lividi esterni, ma di consuetudini apparentemente innocenti ed innocue: in realtà un brodo di coltura dei peggiori istinti di dominio, sopraffazione e repressione.
(m.s.)
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