I veri capolavori di mantenimento di una forma repubblicana in un contesto completamente mutato, quindi monarchico, quanto meno “personale” del potere, sarebbe meglio conservarli nel ricordo della memoria storica.
Augusto fu il più grande interprete di questa genialità politica: nessuna abolizione del Senato, nessuna messa da parte dell’aristocrazia che con il popolo romano (inteso anche come “esercito romano”, visto il legame stretto che da sempre, sia a Roma che nella Grecia antica, legava il servizio militare alla cittadinanza) rimaneva formalmente il centro del potere di una “res publica restituta” (quindi “restaurata”).
Vedete, nemmeno il princeps, il “primus inter pares”, aveva osato cancellare le forme e aveva fatto della forma della sua nuova “auctoritas” un elemento di sostanza statale percepibile ma non invasivo.
Che Renzi voglia superare Augusto, francamente, è troppo persino per la storia…
(m.s.)
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