Intesa Sanpaolo ha lanciato ieri un’offerta pubblica di scambio su Ubi Banca. Gli azionisti che aderiranno avranno il concambio di 17 azioni Intesa per 10 azioni Ubi, diventando così azionisti della nuova entità. Il valore di Ubi sarebbe così quantificato in 4,86 miliardi di euro, una cifra che corrisponde ad un premio del 27,6% sui valori di borsa fissati venerdì 14 febbraio, pari a 3,3333 euro. L’operazione è stata accolta positivamente dalla Borsa con il titolo di Intesa, che ha avuto come advisor Mediobanca, che sale 2,4% a 2,6 euro e Ubi (+22,6%) a 4,28 euro. Per una classificazione dell’operazione bisognerà aspettare che il cda di Ubi esamini il prospetto e dia il suo parere. Nel caso rifiuti si parlerà di un’offerta ostile da parte di Intesa. Nel caso, invece, che accetti si parlerà di un’offerta consensuale. Secondo la tabella di marcia fissata da Banca Intesa il 7 marzo sarà depositato il documento di offerta; a inizio giugno dovrebbe arrivare l’approvazione da parte di Consob. Il 27 aprile i soci di Intesa voteranno per dare delega al consiglio di amministrazione sull’aumento di capitale. A fine giugno dovrebbe aver inizio l’offerta. I soci di Ubi avranno un mese di tempo e a fine luglio ci sarà il regolamento dell’offerta.
Dall’operazione potrebbe nascere la terza banca europea per capitalizzazione di mercato, che salirà a 48 miliardi di euro, e la settima per ricavi, a quota 21 miliardi, con impieghi per circa 460 miliardi di euro e 1,1 trilioni di euro di risparmio degli italiani in gestione. Per Messina l’operazione non avrà impatto per gli azionisti a cui è assicurato un dividendo di 0,2 euro sul 2020, superiore a 0,2 euro sul 2021, con l’impegno, anche nel futuro di aumentare le cedole. Insieme le due banche potrebbero arrivare a gestiranno risparmi per 1,1 trilioni di euro. Messina è fiducioso sul via libera da parte della Banca Centrale Europea: «Questa mossa è in linea con le aspettative dell’autorità di vigilanza». Da fonti di Francoforte sarebbe giunta ieri una valutazione iniziale positiva sull’operazione. L’offerta sarebbe vista come un fattore di stabilizzazione nel difficoltoso processo di consolidamento del settore funestato, da ultimo, dal caso della Popolare di Bari. A mezzanotte dell’altro ieri il governo sarebbe stato informato con una telefonata di Messina al ministro dell’economia Roberto Gualtieri.
L’operazione permetterà a Intesa di superare i 6 miliardi di utile a partire dal 2022. E non è «amichevole dal punto di vista tecnico ma non avevamo altro modo per farla», ha detto Messina che auspica che il vertice di Ubi, colto di sorpresa da una offerta arrivata nel giorno della presentazione del piano industriale, possa considerarla tale. Il cda di Ubi è stato convocato oggi per esaminare l’offerta. L’amministratore delegato Victor Massiah ha rinviato a data da destinarsi l’incontro, in programma oggi, con i dipendenti per spiegare il piano industriale appena approvato e diventato carta straccia. Messina ha negato che questo sia uno sgarbo a Massiah e ha detto di averlo sentito per comunicargli l’operazione. Massiah gli ha risposto di sentirsi «in imbarazzo».
Tutto questo è accaduto all’indomani di un piano industriale che prevede 2.030 esuberi la chiusura di 175 filiali di Ubi e un utile netto di 665 milioni nel 2022. Una nuova mazzata all’occupazione nel settore dopo gli 6 mila esuberi chiesti da Unicredit. Nel piano annunciato da Intesa sono previste 5 mila uscite volontarie e 2.500 assunzioni.
MARIO PIERRO
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