Alle compagne e ai compagni di Rifondazione Comunista
Alle comuniste e ai comunisti
A tutte e a tutti coloro che cui non basta un governo per cambiare il mondo (o l’Italia)
Le esperienze cui siamo strettamente legati sono finite.
Le sinistre che si sono scisse da Rifondazione Comunista hanno collezionato, tanto quanto Rifondazione, solo sconfitte e non hanno risolto il problema della rappresentanza della sinistra di alternativa nel Paese.
Nessuno di noi è riuscito a rilanciare la “domanda di uguaglianza sociale” nel Paese.
Per la riproposizione concreta di una nuova esperienza comunista va messo al centro delle questioni da affrontare questo dilemma che deve trovare una soluzione in un nuovo progetto politico di lunghissimo respiro, con davanti a sé un lavoro di attrazione, prima di tutto, delle giovani generazioni, riuscendo a creare una nuova passione rivoluzionaria.
Pragmatismo delle analisi e sogno delle e nelle idee devono andare di pari passo creando una coscienza di classe oggi invisibile e impercettibile.
Non possiamo mettere insieme l’impossibile: non tutti i “comunismi” sono compatibili tra loro soltanto perché si dicono tali.
Dobbiamo fare tabula rasa del passato tattico e strategico e abbandonare anche l’opportunismo veramente “piccolo-piccolo” di una sinistra che agisce guardando il dito e non la luna, che va al governo con Conte e con forze di destra liberista e destra populista.
Siamo davanti ad una nuova involuzione per chi pretende di essere “sinistra di alterntativa“: siamo ancora una volta innanzi ad una deviazione dal un percorso di ricostruzione dell’alveo antiliberista (non anticapitalista!) che, si direbbe con le categorie della psicoanalisi, allora davvero non si vuole costruire (inconsciamente mica tanto, poi…).
Rifondazione Comunista oggi può solo avere il ruolo di lavorare alla rivalutazione del “senso comune” in termini di uguaglianza, solidarietà, libertà e giustizia sociale. E’ un lavoro importantissimo, ma esclusivamente culturale, non sociale nella sua elaborazione politica. E per questo ancora più duro e difficile, perché significa inserirsi dentro ad sempre più compatto muro di anticoscienze, di antisocialismo, di individualismo esasperato fatto di egoismo sovranista i cui tempi gli sono dettati dalla prosecuzione della crisi economica.
Partire dall’ispirazione originaria del PRC per la rinascita del movimento comunista in Italia è il minimo che possiamo riconoscere al nostro Partito per farne uno dei trampolini di lancio di un nuovo, grande movimento dei lavoratori, dei precari e dei disoccupati per l’unità di classe, per la rivendicazione dei diritti sociali contro quel padronato modernamente chiamato “imprenditoria“.
Le altre sinistre “di alternativa” sono già morte da tempo nelle braccia del riformismo peggiore e nella logica del governismo più abietto, come dimostrano le manifestazioni di queste ore volte alla composizione del nuovo esecutivo PD-M5S-LeU.
Rifondazione Comunista rimane la nostra “casa madre“, il punto da sostenere (il carattere libertario del comunismo, del socialismo del XXI secolo), il punto da cui ripartire. Ciascuno avrà il suo punto iniziale. Possiamo però mettere uno accanto all’altro questi punti e creare una nuova linea di prosecuzione della critica sociale.
Ma non aspettiamoci altro da Rifondazione Comunista: in vista del congresso del prossimo anno, iniziamo a ragionare, partendo dall’opposizione al governo che nasce, per dare alle generazioni giovani di oggi un partito comunista rinnovato, libertario e internazionalista.
Autonomo ed unitario, non isolazionista o governista.
MARCO SFERINI
29 agosto 2019