Secondo la relazione annuale della Banca d’Italia, un bambino su dieci si trova in condizioni di totale, assoluta povertà. Il 28,7% dei cittadini italiani sarebbe a rischio povertà assoluta; il 7,6% della popolazione (pari a 4 milioni e mezzo circa di individui) lo è praticamente già.
Questo è il quadro desolante di una Italia che ogni giorno viene magnificata come parte integrante di una Europa dalle grandi sorti capitalistiche, fatta di annunci costanti di riprese e “ripresine” economiche.
Vorrei che qualcuno, un bravo economista soprattutto liberista, mi spiegasse dove sta la “ripresa” in un Paese ridotto a brandelli in tutti i settori del vecchio argine di protezione sociale che un tempo andava dalla scuola alla sanità, dalle pensioni a quella comune, banale attività che si chiama “lavoro”.
Vorrei che qualcuno, magari un bravo economista marxista, mi spiegasse perché si possono flettere i numeri come pare e piace, piegandoli appunto alla propaganda: mi rendo conto che la propaganda, in quanto tale, tende alla mistificazione, alla falsità di regime, all’ipocrisia di Stato.
Ma, nonostante ciò, mi piacerebbe che i fatti tornassero ad avere la testa dura e che, quindi, non si potesse spudoratamente dire che c’è la “ripresina” quando quasi 30 cittadini su 100 sono sul limitare della disperazione (anti)sociale.
(m.s.)
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