Pur nella assoluta avversione politica e anche in parte personale, per indiretta antipatia derivante dalla prima condizione, non riesco a gioire né per la morte di Buonanno e né per l’operazione al cuore che dovrà subire Berlusconi.
Il primo era un mio nemico, più di un avversario, uno che odiava ogni differenza, un fascista connaturato ancestralmente nella sua nera anima. Il secondo è un nemico che non merita nessun onore delle armi e merita, semmai, la condanna politica e un giudizio sincero ma duro che la storia darà su un regime che ha provato, come fa Renzi oggi, a sovvertire la Repubblica impoverendo i più deboli, scardinando lo stato sociale e i diritti dei lavoratori.
Ma, detto tutto questo, non riesco mai a gioire per le sofferenze di qualcuno. Chiunque sia.
Forse farei un’eccezione per chi già è passato per l’Acheronte: Mussolini, Hitler, Pol Pot, Bokassa, i colonnelli greci, Pinochet, Franco…
Odiare non serve a nulla, pone sullo stesso piano di chi si odia.
Disprezziamoli, è un nobile atteggiamento di etica superiore, di giustizia. Proletaria.
(m.s.)
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