Rivendico la scellerataggine di mettermi la mascherina anche all’aperto. Anche quando squillerano le trombe mediatiche del liberi tutti, del “non c’è più alcun pericolo”. Già si sentono ed etichettano come “buon senso” il togliersele a tutti i costi, magari mantenendo ancora un po’ le distanze, magari facendo finta ora di essere liberi.
Illusi che la libertà sia il ritornare a mangiare al tavolo di un ristorante piuttosto che salvarsi dalla rata del mutuo per la casa o dal contratto di lavoro sempre più precario, sempre più parcellizzato, con il fiato di Bruxelles che soffia sul collo della povera gente.
Rivendico la testardaggine di tenere la mascherina quando e come vorrò. E di toglierla quando riterrò che davvero il buon senso abbia conquistato quei milioni di italiani che, in questi ultimi due anni, ho visto infischiarsene beatamente della salute altrui, con strafottenza, con piglio di superiorità, con l’alterigia di chi conosce solo le notizie false sulle calamite da provare addosso al braccio della nonna, mentre si irride invece la cautela degli scienziati e dei medici.
Rivendico una stupidità che non fa male a nessuno, se non forse solo a me stesso: ma ne sono consapevole, criticamente. Quindi è già una mezza dabbenaggine.
Vi lascio a complottismi varii, ipotesi e illazioni. Mi tengo ancora la mascherina. Al chiuso e all’aperto. E se vi do fastidio, scusate tanto, ma non me importa proprio niente.
(m.s.)
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