Il “sì” del Senato polacco ad una legge che prevede fino a tre anni di carcere per chi afferma che la Polonia ebbe responsabilità nell’Olocausto è davvero un bel messaggio alla storia!
E’ quanto di peggio si possa fare per evitare che il lavoro degli storici vada nella direzione dell’indagine che, come si dovrebbe sapere, è continua. La storiografia non ha soste, non ha pause. La storia, del resto, è spezzettabile in tante sottostorie che la compongono e che non possono mai escludere che sia accaduto, anche in minima, residualissima parte, un episodio che non consenta di dirsi “immacolati” del tutto.
Nessuno è privo di colpe in una guerra mondiale, perfino in una rivoluzione. Ci sono sempre inciampi rispetto ai grandi valori di libertà che si possono portare avanti contro la barbarie nazista ieri e contro quella dell’imperialismo oggi.
Quando la legge vuole occuparsi della storia, della memoria, del ricordo, dell’indagine è sempre un cattivissimo segno: significa che il paese che si arma di quegli strumenti legislativi è un paese attraversato da una cattiva coscienza, da una cattiva memoria, da un cattivo insegnamento del passato nel presente.
Queste pessime abitudini possono convivere o possono presentarsi separate, ma ciò che conta è il fatto semplice e banale che la sola presenza di una di queste forme di ritrosia verso il proprio cammino come popolo significa smarrire nel presente i valori di libertà, uguaglianza e solidarietà.
(m.s.)
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