Ancora una volta all’alba, la Questura di Torino si è presentata a Bussoleno, in Val di Susa, a casa di Nicoletta Dosio, attivista storica No Tav. Stavolta per notificarle la misura cautelare degli arresti domiciliari emessi dal gip Ferracane in sostituzione a quella dell’obbligo di dimora che Nicoletta non aveva mai voluto rispettare. Ha continuato a girare l’Italia per essere dentro le lotte, solidale con gli sfruttati, e incarnando la reale natura anticapitalista dell’opposizione alle grandi opere inutili e dannose.
Ricapitolando le tappe di questa vicenda giudiziaria, ricordiamo come Nicoletta fu sottoposta il 23/06 alla misura di obbligo di presentazione quotidiana ai carabinieri di Susa, mai ottemperata, e che in data 27/07 tale misura, su ricorso di Rinaudo, fu aggravata con quella dell’obbligo di dimora in Bussoleno.
Nicoletta in tour in giro per l’Italia con “Io sto con chi Resiste” ha violato sistematicamente anche questa applicazione e dichiarato pubblicamente, in molte occasioni, la sua volontà di non rispettare queste ingiuste imposizioni.
A seguito di due segnalazioni di violazione da parte della polizia, tra le tante, emerge dalle carte consegnate oggi a Nicoletta come ella abbia commesso reato “nonostante avesse ben compreso il contenuto della misura cautelare e delle relative prescrizioni (che ha espressamente dichiarato di rifiutare), addirittura non presentandosi all’interrogatorio di garanzia fissato …” e come “tali condotte dimostrano che la misura originariamente apllicata) e nonostante i divieti le fossero stati espressamente ribaditi ella ha ripreso, o meglio, ha continuato a “tresgredire”.
«Queste, per noi tutti, sono note di merito che attestano il coraggio di una giusta battaglia – scrive il movimento No Tav – sosterremo Nicoletta in questa sua lotta di libertà per tutti e tutte e ribadiamo insieme a lei che non ci metterete mai in ginocchio. Ci diamo appuntamento alle 19 di fronte alla sua abitazione a Bussoleno, in Via San Lorenzo». Il primo ottobre, il movimento No Tav scenderà a Roma per un’assemblea nazionale che dipanerà l’intreccio tra lotte contro la repressione, le grandi opere e contro la riforma costituzionale di Renzi.
Nico, fin dalle prime misure di obbligo di firma, fu tra chi decise di non firmare. Le misure cautelari dovrebbero servire a evitare inquinamento delle prove o evasioni. Invece, a un anno dai fatti contestati, sono solo l’ennesima misura punitiva, come sta accadendo a centinaia di persone a Torino e nel resto del Paese. «Lo fanno con noi, con chi lotta per la casa, con gli antifascisti e gli antirazzisti, senza alcun giudizio e senza prove», ha detto in un’intervista a Popoff. Per questo Nico non firmerà mai continuando a girare la Valle e altre città (domani doveva essere al centro socialie 28 maggio di Rovato, nel bresciano) per le iniziative estive del movimento. Ma alcune settimane dopo la digos bussa ancora alla sua porta: stavolta è un inasprimento delle misure. Due attivisti che hanno violato i domiciliari saranno trasferiti in carcere, per Nico si tratta dell’obbligo di dimora a Bussoleno, con prescrizione di non allontanarsi dall’abitazione di residenza dalle ore 18 alle ore 8. «Amo troppo la mia casa e il mio paese per doverci stare forzatamente. Libera sono, libera resto».
Le motivazioni dell’ordinanza puntano l’indice contro “una personalità estremamente negativa, intollerante delle regole e totalmente priva del minimo spirito collaborativo”. «Sì, non tollero la loro arroganza, non accetto le regole del potere che vorrebbe l’uomo e la natura proni al suo dominio, non collaborerò mai con coloro che si credono padroni del mondo, della vita di ognuno di noi, del futuro di chi verrà dopo di noi. Mi sento libera e felice».
CHECCHINO ANTONINI
foto tratta dal profilo Facebook di Nicoletta Dosio