Se non è forse chiaro chi ha vinto le elezioni, ci sono meno dubbi su chi vincerà le prossime. Il voto ha consegnato una situazione fluida e dinamica: lava incandescente che si raffredderà, ma non possiamo dire né quando, né dove, né con quale forma.
L’attenzione è per il M5Stelle e, in seconda battuta, per la Lega. Il resto del centro-destra e il Pd sono sullo sfondo, più elementi del contesto che attori della scena. 5Stelle e Lega sono al centro del palcoscenico non solo o non tanto per il risultato elettorale di queste elezioni, ma soprattutto perché sono gli unici due partiti di peso che non temono (o temono meno) il ritorno alle urne. Hanno, da questo punto di vista, il coltello dalla parte del manico. Trattano con la pistola appoggiata sul tavolo.
Se si votasse domani, quali partiti potrebbero ragionevolmente aspettarsi di migliorare o, almeno, non peggiorare il risultato raggiunto? E quali, al contrario, avrebbero dinnanzi una probabile diminuzione dei consensi? 5Stelle e Lega non sono facilmente ricattabili. Come se giocassero al “gioco del pollo” con un automobile blindata. Nel “gioco del pollo” due auto guidano l’una verso l’altra e chi sterza prima è il “pollo”, mentre l’altro è l’eroe. Se nessuno si ferma o cambia direzione, si produce il risultato peggiore per entrambi, cioè la probabile morte.
Mentre se entrambi cooperano – cioè sterzano o si fermano nello stesso momento – nessuno potrà essere etichettato come l’unico “pollo” e il danno è minore.
Se il gioco è questo, 5Stelle e Lega corrono verso Centro-destra e Pd con un’auto blindata, con scocca rinforzata e portiere anti-proiettile. Centro-destra e Pd sanno benissimo che la loro auto non potrà reggere lo scontro (le elezioni) e, quindi, vogliono evitare di giocare al “gioco del pollo”. La trattativa è meglio del gioco del pollo, che li vedrebbe comunque perdenti. Ma anche qui il gioco è complesso. Ai 5Stelle andrebbe bene un governo con la Lega, posto che Di Maio sia presidente del consiglio. Salvini finge di tenere duro e riallaccia alla bisogna i rapporti con Berlusconi, che però usa il suo potere di veto su Salvini in un gioco a più livelli.
Lega e Forza Italia sono alleati in importanti governi regionali, anche se la minaccia di togliere l’appoggio ai governi locali che vedono il Centro-destra unito è una opzione che, per essere credibile, richiederebbe un controllo verticale sui governi regionali a trazione Centro-destra che Berlusconi non pare avere più. Le dichiarazioni di Toti, presidente della Liguria, paiono fatte apposta per rassicurare Salvini. La minaccia è quindi poco credibile. Salvini sa che il potere di Berlusconi è in declino e finge tatticamente di cedere al vecchio capo, ma di fatto continua a pensare a un’intesa con i 5Stelle e a tenere una posizione autonoma della Lega rispetto al centro-destra nel suo insieme. Di Maio, quando Salvini finge una nuova luna di miele con Berlusconi, guarda al Pd, prima senza Renzi, e poi anche a tutto il Pd “senza pregiudiziali”. Prima apre al centro-destra e, quando questo si ricompatta, guarda al centro-sinistra. Questo atteggiamento non è solo tattico o, come sostiene Piero Ignazi (la Repubblica, 9 aprile), dettato dall’ansia di non affondare. E non è neppure inesperienza o arroganza. Esattamente l’opposto. Ricordiamoci del gioco del pollo e dell’auto blindata. I 5Stelle contrattano e cooperano con avversari e potenziali alleati: lo fanno però da una posizione di forza relativa, senza cedere sulla pedina chiave della presidenza del consiglio e, nel frattempo, accordandosi per avere il controllo di ruoli-chiave (Fico presidente della Camera) nelle istituzioni. Tattica che rinforza la scocca blindata dell’auto su cui viaggia il Movimento, in vista delle elezioni se non nel breve certamente nel medio-periodo.
La forma più probabile dell’incandescente fiume lavico uscito dalle urne e tutt’ora in movimento è, infatti, un governo del Presidente, con un appello alla responsabilità delle forze politiche per un governo di scopo. Di fronte alla necessità di fare un governo di tutti, i 5Stelle potranno fare un passo indietro sulla premiership, mostrando così di essere un forza responsabile e che ha il senso delle istituzioni. Con il controllo della presidenza della Camera e degli altri posti di potere guadagnati nel corso delle trattative, i 5Stelle potranno portare a casa risultati importanti sui vitalizi e su altri provvedimenti “anti-casta”, trovando alleanze e sostegno nella Lega che approfondirà così il solco che la separa da Berlusconi. Se Pd e Forza Italia si opporranno, dovranno poi difendere la posizione “pro-casta”, a tutto vantaggio del Movimento (e della Lega). Tutti elementi, questi, che potranno essere ben spesi nella prossima campagna elettorale, il vero orizzonte strategico del Movimento e della Lega.
L’atteggiamento del Pd dipenderà più dai rapporti di forza interni, la reale variabile indipendente per l’attuale classe dirigente del Pd, che dal gioco delle alleanze esterne. Renzi vuole anzitutto leccarsi le ferite, ricompattare i suoi ed evitare ulteriori fronde interne. Perciò teme tanto le elezioni quanto un’alleanza con i 5Stelle: opzioni che, di fatto anche se non formalmente, lo vedrebbero escluso dalla cabina di comando, l’unico posto della nave dove veramente gli piace stare.
FILIPPO BARBERA
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