C’era la pioggia e il silenzio mediatico, non c’era il benestare del ministro. E dovevano scioperare, essere segnati assenti e portare la giustificazione. Non c’erano i bambini delle elementari coi loro maestri. Non c’erano i vip dello spettacolo e della politica.
Ma erano finalmente loro, qualche migliaia di ragazze e ragazzi dotati di una straordinaria determinazione a lottare per il loro futuro e il futuro del pianeta. In questi mesi hanno occupato un po’ di scuole e discusso tra loro.
E individuato con maggior precisione i loro avversari. Certo, Salvini perché chi dice prima gli italiani difficilmente può trovare ascolto fra chi si rivolge all’insieme del genere umano, e sta dentro uno sciopero globale, e sa che i problemi del mondo sono come non mai legati. Ma non esitano a mettere sotto tiro anche i politici che li accarezzano ma sembrano del tutto timorosi a fare le scelte che l’emergenza climatica, dichiarata persino dal Parlamento europeo, richiederebbe. A partire dall’Italia, dal nostro governo che si proclama green ma che non pare in grado di gestire nemmeno le scelte più ovvie, come l’alleggerimento del peso della plastica sulle nostre vite e su quelle dei pesci dei nostri mari e il disincentivo alla produzione e all’uso delle energie fossili. O gli amministratori, compreso i più amici come il sindaco di Milano, chiamato a spiegare la coerenza fra la dichiarazione di emergenza climatica da parte del suo comune e le quantità di cemento e di CO2 che calerà sulla città con la costruzione del nuovo stadio di calcio. O con l’enfasi data alla conquista delle Olimpiadi Invernali.
Proprio per questo si proclamano “oltre la politica”. E decidono di mettere in atto le azioni che la politica è riluttante ad assumere. A Roma si sono fermati davanti alla sede di Caltagirone, contro ogni nuova speculazione edilizia, e si sono proclamati guardiani della salute della terra, perché il consumo di suolo sia davvero zero. E hanno affisso manifesti sulle porte delle banche che prestano denaro a chi estrae carbone e petrolio o a chi fabbrica armi, invitando i cittadini che sono consapevoli davvero dell’emergenza climatica a ritirare i loro depositi, da quegli istituti che ti invitano ad essere green perché non richiedi la stampa della ricevuta dal bancomat e intanto finanziano lo scempio del pianeta.
A Milano sono andati da Amazon, in gran fermento per il black Friday degli sconti, cogliendo il legame fra il super sfruttamento operaio nei giorni della festa del consumo, e l’inquinamento delle città di cui il modello Amazon è in gran parte responsabile. Ed era bello vedere i ragazzini provare a spiegare agli utenti del giorno del consumismo, come Halloween importato come nuova festività dall’America, come quella corsa ai consumi inutili fosse una causa non ultima della catastrofe climatica. Un messaggio forte verso la politica, di destra, di sinistra e di centro, che vede nella crescita infinita l’antidoto alla disoccupazione e alla miseria.
Sanno, come le sardine, che di buona politica ci sarebbe bisogno ma intanto provano a fare quello che la politica non fa, e lottano contro chi è responsabile insieme della distruzione del pianeta, e della disuguaglianza sociale, vogliono evitare i guasti che il dio denaro, come lo chiama papa Francesco, ha provocato sul nostro ambiente e sulle nostre vite. Era certamente meno avvertibile nelle piazze di ieri quel clima di festa del friday passato, che aveva fatto gridare al miracolo gli ambientalisti a buon mercato della stampa e delle televisioni che ancora oggi tenevano tranquillamente insieme le immagini delle priorità ambientali e sociali che una politica all’altezza dell’emergenza deve affrontare. E su queste priorità non faranno sconti a nessuno. Per questo penso che questo 29 novembre, quelle migliaia di ragazze e ragazzi nelle piazze d’Italia, sia davvero l’avvio di un movimento che non si fermerà, e che ci insegnerà tante cose.
ANDREA RANIERI
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