«Mio padre partigiano avrebbe seppellito i no-vax con una risata»

In una manifestazione no-vax e no-pass tenutasi a Torino nei giorni scorsi, il giurista Ugo Mattei si è piccato di dare vita ad un “nuovo CLN” contro la cosiddetta...
Il comandante partigiano Giovanni Pesce insieme alla figlia Tiziana

In una manifestazione no-vax e no-pass tenutasi a Torino nei giorni scorsi, il giurista Ugo Mattei si è piccato di dare vita ad un “nuovo CLN” contro la cosiddetta “dittatura sanitaria” e contro il Green pass.
Ha inoltre citato esponenti della Resistenza al nazifascismo, come il comandante partigiano Giovanni Pesce (nome di battaglia “Visone”), per supportare le sue ragioni e accostare la presunta “resistenza” degli antivaccinisti di oggi a quella dei ribelli antifascisti di ieri.
Un paragone deplorevole, mortificante l’intelligenza di chi lo propone e che fa della Storia una variabile dipendente dagli umori e dagli interessi politici, slegandola completamente dal contesto in cui si svolge e si è svolta.
Tiziana Pesce, figlia di Giovanni e di Nori Brambilla, partigiana anche lei, ha voluto rispondere a questa provocazione con una lettera aperta, pubblicata dal quotidiano “La Stampa”. Ve la proponiamo di seguito.

(m.s.)


Professor Mattei,

sono la figlia di Giovanni Pesce* e ho ascoltato il Suo comizio a Torino dell’ 8 gennaio scorso in occasione della manifestazione da Lei promossa.

Desidero fare due precisazioni necessarie. La prima riguarda i fatti storici. Durante il comizio Lei ha citato, per ben tre volte, una presunta polemica tra mio padre e il giornalista Concetto Pettinato in relazione agli storici scioperi del marzo 1943. La citazione è errata per due motivi.

Il primo è che mio padre nel marzo del 1943 era al confino a Ventotene (insieme, tra gli altri, a Umberto Terracini, Giuseppe Di Vittorio, Eugenio Curiel, Girolamo Li Causi) condannato per la sua partecipazione alla guerra di Spagna e quindi non aveva alcuna possibilità di polemizzare o di intrattenersi con il giornalista seguace di Mussolini.

Inoltre lo stesso Pettinato, all’epoca era in Svizzera (ivi trasferito dopo l’espulsione dalla Francia) da dove rientrò in Italia soltanto dopo l’8 settembre 1943 e fu nominato direttore de La Stampa nel novembre dello stesso anno. Quindi, e già soltanto per questi fatti, non poté esserci alcuna polemica in merito agli scioperi del marzo 1943 a Torino e a Milano. E naturalmente nel marzo 1943 non c’era ancora il governo Badoglio.

Probabilmente l’errore sui fatti e sulle date è soltanto un lapsus, seppure reiterato, mentre forse Lei intendeva richiamarsi non agli scioperi del marzo 1943, ma a quelli altrettanto storicamente decisivi, sempre a Milano e a Torino, del marzo 1944. Ma anche su questi fatti non vi fu nessun confronto diretto o indiretto tra mio padre e il Pettinato

La seconda osservazione che, non me ne voglia, mi permetto di fare è che non è accettabile, neppure lontanamente e da nessun punto di vista, alcun paragone tra i protagonisti della lotta di liberazione dal nazifascismo e l’attuale movimento di contestazione alla politica italiana di questi due anni nel contrasto alla pandemia.

Certamente molti problemi per la democrazia del giorno d’oggi la crisi pandemica ha messo in luce e molti altri il futuro ne riserverà. Ma è storicamente, politicamente, culturalmente, e per quanto riguarda la memoria di mio padre, personalmente offensivo sentire paragonare la sua vita, la sua politica e la sua lotta per la libertà alle prospettive conclamate (nuovi CLN!! suvvia un po’ di verecondia!) di un movimento scomposto, confuso e facilmente strumentalizzabile, che se non fosse per la gravità delle affermazioni storiche, tanto più gravi se profferite da uomini per professione colti, potrebbe essere relegato a tristissimo folclore.

La libertà di parola è di tutti, ma invitando Lei, che ne possiede il significato, ad usarla in modo rispettoso della storia delle persone, spero che non vorrà più associare il nome di mio padre alle idee del movimento da Lei guidato.
Soltanto per chiudere in serenità. Le assicuro. Mio padre a sentire tali paragoni, dopo una iniziale arrabbiatura vi avrebbe seppelliti sotto una risata. Probabilmente mentre andava a vaccinarsi. Mi creda.

TIZIANA PESCE

da “La Stampa” del 13 gennaio 2022

* Giovanni Pesce, comunista, partigiano, medaglia d’oro, combattente per la libertà prima in Spagna con le Brigate Internazionali, poi nella Resistenza come comandante Visone dei Gruppi di Azione Patriottica, dirigente e militante del PCI e tra i fondatori del Partito della Rifondazione Comunista

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