Secondo il filosofo Alain Deneault, ripreso ieri dal Corriere della Sera, il nuovo modello socio-economico sarebbe dominato dalla “mediocrazia”, ovvero da un sistema di persone mediamente competenti ed esperte ma prive di slanci non solo ideali, sarebbero gli alfieri di un conformismo al ribasso che non prevede colpi di genio o coraggiose fughe in avanti. Il trionfo della normalità o dell’estremismo di centro. La sua tesi non c’entra nulla con la nuova giunta che governerà Milano, eppure sembra ritagliata su misura. Come si è sempre detto per far digerire agli elettori l’ex manager di Expo, è la giunta che conta. Eccola qui, ma è presto per dirne bene o male. Decisivi saranno i fatti contro cui andrà a sbattere.
I nomi sono dodici (sette uomini, cinque donne), alcune conferme sono scontate, poi ci sono un paio di novità e l’ingresso dei radicali, che con due settimane di campagna elettorale pro Sala – e una manciata di voti – sono riusciti a salire sul carro del vincitore. E’ una giunta targata Pd e non poteva essere diversamente: con sei assessori più uno prestato alla lista Sinistra X Milano, il partito di Matteo Renzi ha conquistato Palazzo Marino. Se poi qualcuno ci vede una continuità con l’esperienza di Pisapia, può continuare a raccontarsela per altri cinque anni. Infine, alla sinistra che si è spesa fino alla sparizione per restare in coalizione sono rimaste solo le briciole.
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LUCA FAZIO
foto tratta da Pixabay