Migranti, falsità e razzismo

Prima Mafia-Capitale, adesso ‘Ndrangheta crotonese, sembra che la gestione dei migranti sia solo appannaggio di ladri e mafiosi. È chiaro che se l’opinione pubblica italiana viene bombardata con queste...

Prima Mafia-Capitale, adesso ‘Ndrangheta crotonese, sembra che la gestione dei migranti sia solo appannaggio di ladri e mafiosi. È chiaro che se l’opinione pubblica italiana viene bombardata con queste notizie senza avere un quadro complessivo della situazione e delle responsabilità, dati circonstanziati, consegniamo l’Italia al più becero razzismo. Sarà facile far circolare espressioni quali «lo Stato finanzia le mafie grazie ai migranti» oppure «l’accoglienza dei migranti serve solo alle mafie ed alla corruzione». Partiamo da un fatto: ci sono migliaia di volontari in Italia che accolgono i migranti quando sbarcano, soprattutto nei porti siciliani e calabresi, senza guadagnarci un soldo e spesso con grande dispendio di energie.

Così come ci sono migliaia di assistenti sociali, mediatori culturali, insegnanti, che lavorano negli S.p.r.a.r e che fanno un ottimo lavoro per l’integrazione culturale e sociale dei migranti. Andate a Riace ed oltre, sulla costa jonica calabrese e potete vedere con i vostri occhi in decine di paesi, grandi e piccoli, il lavoro che stanno facendo associazioni collegate con Re.Co.Sol. ( Rete dei Comuni Solidali). È l’accoglienza diffusa che funziona, crea integrazione e ripopola Comuni e terre abbandonate, fa riaprire le scuole elementari, le farmacie e gli uffici postali: grazie al sistema di accoglienza diffuso dei migranti abbiamo assistito alla rinascita di Comuni desolati, dove solo pochi anziani erano rimasti a vederne la fine. E poi ci sono i CARA (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo) come quello di Sant’Anna, che sono tutti veri e propri lager, con condizioni di vita estreme per i migranti che dovrebbero essere ribattezzati come CASI (Centro Affaristico Sfruttamento Immigrati).

In particolare il CASI di Sant’Anna era ben noto alle autorità politiche e anche alla magistratura perché sono almeno dieci anni che giornalisti coraggiosi ed esponenti di associazioni umanitarie hanno denunciato questa orrenda e vergognosa situazione. Speriamo che non bisogna aspettare il prossimo scandalo per scoprire che ci sono tanti CASI come quello di Isola Capo Rizzuto. Così come non bisogna più ignorare le condizioni dei migranti che le Prefetture mandano negli alberghi, dove vengono abbandonati a se stessi , sovente in posti isolati. Le Prefetture si giustificano col fatto che i Comuni disposti a sottoscrivere uno Sprar sono pochi e quindi devono trovare alternative. Ma sicuramente non si possono abbandonare 80 giovani migranti in posti come Gambarie d’Aspromonte, per citare solo un caso tra i tanti, a mille e trecento metri d’altezza, a non far niente tutto l’inverno, sotto la neve in un posto che si popola solo la domenica e ad agosto.

È necessario ed urgente che le Prefetture rivedano questa procedura e affidino ad associazioni e cooperative sane ed efficienti ( e sono tante) la gestione dei bisogni di questi nuovi migranti. Soprattutto, è necessario ripensare tutto il sistema dell’accoglienza migranti. Abbiamo lanciato come paese i «corridoi umanitari», grazie all’accordo tra governo italiano e libanese ed all’impegno economico e solidale della Federazione delle Chiese Evangeliche e della Comunità di Sant’Egidio.

Finora sono giunti così in Italia poco più di 800 profughi, per lo più siriani, e sono stati accolti in tante località diverse con percorsi di integrazione culturale, sociale ed economica che già stanno dando i loro frutti. Si tratta di potenziare questo strumento che potrebbe servire da deterrente a chi rischia la vita salendo su un barcone: se ho la speranza di poter entrare legalmente in Italia, posso aspettare anche qualche anno prima di rischiare vita e denari.

Bisognerebbe che anche le altre nazioni europee aderissero ai «corridoi umanitari» (la Spagna per esempio lo sta già facendo) per creare una massa critica che funzioni davvero come un deterrente ai viaggi della morte. E, prima di ogni altra cosa, si tratta di non stancarsi di informare i cittadini di questo paese che usano la parola «invasione» e non sanno di che parlano.

Ci allarmiamo per duecentomila migranti l’anno quando il Libano ne è accolto fino a un milione e mezzo con una popolazione locale di meno di cinque milioni o la Tunisia, durante la guerra occidentale contro Gheddafi, ne accolse più di un milione, pur essendo una nazione povera e in una situazione di grave turbolenza politica.

La nostra classe politica accusa l’Europa di aver lasciato da sola l’Italia di fronte ai nuovi flussi migratori, ma nessuno dice che fino all’anno scorso alla maggioranza dei migranti non venivano prese le impronte, come per un tacito accordo, dandogli l’opportunità di andare nel nord Europa. Quanta ipocrisia e quante falsità, quanti numeri inventati: come chi sostiene che il business della gestione dei flussi migratori rende alle mafie più del traffico della cocaina.

È una palla enorme, ma è difficile bucarla perché è politicamente utile a chi, e sono tanti, sulla paura dei migranti ha scommesso il proprio successo elettorale.

TONINO PERNA

da il manifesto.it

foto tratta da Pixabay

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