«Meloni torna all’austerità, l’alternativa a tagli e privatizzazioni c’è»

Emanuele Felice, storico dell'economia e curatore del Festival dell'Economia critica organizzato dalla Fondazione Feltrinelli a Milano il 4 e il 5 ottobre: "Le idee anacronistiche del governo in un’Europa dove la democrazia soffoca. L’economia è anche una scienza che può aiutare gli oppressi contro gli oppressori". Gli incontri del festival sono anche online

La Fondazione Feltrinelli organizza da domani la prima edizione del «Festival dell’economia critica» a Milano. Con Emanuele Felice, docente di storia dell’economia allo Iulm di Milano, e curatore del festival, abbiamo convenuto che un’economia è critica quando si esprime attraverso la critica dell’attualità politica.

Emanuele Felice oggi, per esempio, il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti esporrà il Piano strutturale di bilancio e la manovra in parlamento. Hanno ragione i sindacati a sostenere che questo piano imporrà sette anni di austerità?
Questo piano è il frutto di un accordo con l’Unione Europea sottoscritto dal governo Meloni. Applica un’idea sbagliata e anacronistica di politica economica. In sostanza si continua a perseguire l’austerità mentre avremo bisogno di investimenti. Lo ha capito anche Draghi, benché sul merito di diverse proposte del suo piano sulla «competitività» io non sia d’accordo. Tutta l’Europa è prigioniera di una gabbia che blocca perfino l’economia tedesca e ha messo in crisi la democrazia.

La legge di bilancio applicherà le nuove regole del patto di stabilità europeo. Si parla di tagli alla spesa, privatizzazioni, aumento dell’avanzo primario di bilancio per rilanciare la crescita. Non sono le stesse idee che hanno portato al disastro di 15 anni fa?
Che l’avanzo primario possa rilanciare la crescita è un’idea smentita dalla storia. Dal 1991 al 2019, salvo un solo anno, l’Italia ha sempre avuto un avanzo primario: eppure proprio allora è iniziato il nostro declino. La ricerca è stata sottofinanziata, l’amministrazione è stata fermata, i salari sono stati bloccati. Sono idee vecchie.

Il caos che ha bloccato ieri la rete ferroviaria potrebbe essere usato per giustificare la privatizzazione di cui parla il governo Meloni. È una soluzione?
No. In Inghilterra la privatizzazione delle ferrovie è stato un dramma tanto è vero che vogliono rinazionalizzare. In Italia Giolitti le nazionalizzò nel 1905 e il servizio migliorò. Il problema della debolezza della rete si risolve investendo sulle infrastrutture e sul personale

Oppure costruendo il Ponte di Messina?
Nel Sud mancano infrastrutture fondamentali, a cominciare dalle reti idriche. Che Salvini voglia risolvere il disastro partendo dalla testa, e dalla cosa più lunga e costosa, mi pare pericolosamente donchisciottesco.

…continua su ilmanifesto.it…

ROBERTO CICCARELLI

da il manifesto.it

foto: screenshot You Tube

categorie
Economia e società

altri articoli