Dopo l’elenco di premesse volto a chiarire l’attuale condizione (qui e qui), ci muoviamo verso la vera e propria teoria che vogliamo sia concepita non tanto come opposizione al marxismo ed al materialismo storico, ma in quanto evoluzione da questi. Recita la definizione di Materialismo Storico e dialettico, per l’appunto, che tale, in virtù del dualismo che contrappone proletariato e borghesia, mira alla Storia come un processo di lotte fra classi sociali in cui è il Popolo ad avere il potere ed è esso a spingere la Storia. Ecco, noi quando si considera questo pensiero, non lo si fa semplicemente in senso letterale ‒ verbatim dicevano i latini ‒ della definizione. Ne traiamo un metodo, anzi, per migliorare l’attuale conoscenza della realtà intorno noi. I tre fondamenti dialettici principali della teoria materialista annunciano:
- La legge della conversione della quantità in qualità, ovverosia come ogni quantità è direttamente proporzionale alla qualità e tende a convertirsi in una nuova qualità;
- La legge della compenetrazione degli opposti, ovvero la norma per cui ogni opposto, pur essendo in contraddizione col suo contrario, genera una continuità nel tempo, senza infatti gli opposti, non si genera la dialettica dualistica che sorregge la realtà;
- La legge della negazione della negazione; ossia come la continuità dei processi dialettici di Tesi, Antitesi e Sintesi sia perpetua o quasi nel deflusso storico, sino a quando non vi sarà la pax perpetua
Il Frattalismo, prendendo atto che tali leggi sono state tutt’altro che rimosse dall’evoluzione dei tempi ‒ come anche Maurizio Ferraris ha accertato ‒ tenta non soltanto di riattualizzare tale metodo unendolo con le nuove scoperte dell’umanità. Non possiamo, però, permettere che si riduca un sistema filosofico che continua l’analisi materialistica a mera restaurazione reazionaria. Vi sono ampi motivi per cui la famosa frase di Bogdanov, padre del marxismo russo secondo solo a Plechanov, non è corretta sia in senso storico che logico o filosofico:
«La storia mostra che ogni sistema di idee – sia esso religioso, filosofico, giuridico o politico – per quanto fosse rivoluzionario al momento in cui nacque ed intraprese la sua lotta per la supremazia, prima o poi diventa un impedimento e un ostacolo allo sviluppo ulteriore, diventa cioè una forza socialmente reazionaria. Ha potuto sfuggire a questa fatale degenerazione soltanto la teoria che si è elevata al di sopra di essa coscientemente, che ha saputo renderne conto e metterne in luce le cause. Questa teoria è stato il marxismo.»
Innanzitutto bisogna appellarsi a dei dati concreti e questi sono difficili da sincerare senza il riconoscimento di una dialektik, di un moto con poli contrapposti che si riconciliano, insomma, di una prassi hegeliana. Per fare ciò, dobbiamo comprendere una scissione nel Movimento rivoluzionario.
L’influenza che Marx ebbe su tutti i pensatori di sinistra fu croce e delizia della stessa filosofia della rivoluzione, poiché l’ingombrante presenza dell’ortodossia eterodossa dell’URSS, contraddittoria difesa della dottrina, costringeva i filosofi ad essere o pro o contro il marxismo dottrinale. Di fatto, coloro che si proposero per una democratizzazione del comunismo furono o accusati dagli intellettuali organici al governo russo di revisionismo o scacciati dai partiti e dalla letteratura marxisti. In verità, la questione della democrazia nel sistema politico comunista sarebbe dovuta essere una attualizzazione naturale, ma l’ingombro ideologico del marxismo-leninismo rese rischiosa una tale riforma.
Sta di fatto che per la prassi del materialismo storico il comunismo deve essere una forma contrappositiva e migliorativa del vecchio sistema, ovvero, la dittatura del proletariato è soltanto la contrapposizione funzionale e speculare della Monarchia costituzionale e del Kaiser tedesco, quindi, a partire dalla Prima Guerra Mondiale, l’URSS sarebbe dovuta essere una repubblica parlamentare pluralista e non una dittatura. In fin dei conti, la figura di alcuni teorici marxisti è simile a quella di padri inquisitori della Controriforma, mentre la figura dei neomarxisti è quella degli eretici, modernisti ed attualisti della cristianità, come i dulciniani, che professavano il ritorno alle origini ed al metodo di Gesù Cristo senza però mai togliere gli occhi dalle questioni popolari. Difatti, uno dei tanti “padri inquisitori” fu Stalin che, non soltanto attraverso la repressione, tentò di eliminare la “eresia” trotzkista (nota bene, ciò non giustifica la erroneità della prassi dei trotzkisti). Il Partito Comunista si divide in tante concezioni del Comunismo differenti, ma quasi tutte le correnti possono esser raccolte in due grandi famiglie:
- la Famiglia Dogmatista;
- la Famiglia Attualista;
La prima famiglia è quella che, in tale dialettica, pone un dogma al centro della propria idea, facendo ciò genera una ideologia. La seconda è quella che dimostra l’infondatezza del dogma e trova dinanzi a se due vie: da un lato del bivio la via della lotta violenta, della guerra all’oppressore, dall’altra la via della repressione, nella quale, chissà perché, molti trovano casa prima d’esser spazzati via in atroci morti. Eppure, sin ora, la famiglia attualista non ha mai compreso che non è all’argomentazione dogmatica che deve opporsi, poiché si ritrova nel paradosso di Bogdanov a divenire anch’ella reazionaria, ma al concetto di dogma. Facile è, poi, cascare nel dogma della negazione del dogma stesso, ma tale vicissitudine, sarà oggetto di disamina in futuro, data la sua complessità.
Il frattale nel Materialismo
Riprendiamo, dunque, la logica hegelo-marxiana del trittico tesi, antitesi e sintesi; il frattale, per definizione, è una immagine dotata di autosimilarità ed infinite reiterazioni dell’originale in tanti particolari, la Storia, per il Materialismo, è allo stesso modo una reiterazione dei processi, in cui tutto torna alla figura del dualismo contrappositivo.
Da queste due affermazioni ne deriva che come spettro descrittivo della realtà storica sia molto più facile con l’utilizzo del frattale, ma cos’è un frattale nella Storia? È entrato a far parte dell’immaginario collettivo quell’atteggiamento bellepoquiano in maniera così prepotente e plebiscitaria che, pur se a distanza di anni dalla morte di quel movimento culturale, trova una serie di figure corrotte e deturpate dalla perversione della burocrazia nelle scuole: il Benedetto Croce ministeriale e tutta quella letteratura scolastica a sostegno di tale tesi, oggigiorno è più che mai forte la rappresentazione idealistica della Storia.
Come mai v’è bisogno assai del progresso dipinto a loro maniera? Perché mantenere in vita una teoria obsoleta e vetusta? Il mito di benessere che pervade l’Occidente capitalizzato è sostentato da questo concime, vive dell’assoluto filosofico, di questo sogno incompatibile colla realtà. Per ciò, assuefatti dalla droga dell’ottimismo neoliberista, gli intellettuali si squartano l’un l’altro per conservare lo status quo, come ai tempi di Marx quando Bauer, Feuerbach e Stirner fecero «una rivoluzione di fronte alla quale quella francese è un giuoco da bambini» che portò a «detronizzare i principi a vicenda». La memoria, di cui sia Hobsbawm che Barbara Spinelli, sia Loewenthal che Nietzsche fanno studio, è di fatto persa in un mar nullius, distrutta dalle depravazioni del totalitarismo novecentesco, dalle guerre mondiali, da incubi e traumi così vibranti che riecheggiano tuttora nelle nostre menti le atroci angherie vissute dagli avi.
Chi parla di sonno della memoria storica, chi di danno e chi di ragion necessaria, involontariamente dimostra la spaccatura di un sistema filosofico ed il riaffiorare delle contraddizioni che Croce nella sua più bieca rappresentazione distorta e gli idealisti avevano soffocato tempo fa. I cadaveri nascosti nel fiume degli «eroi del pensiero». Per ciò bisogna comprendere che non esistono la Storia o la Memoria in quanto enti, esseri, ma esistono in quanto convenzioni, mezzi di conoscenza e quindi modificabili come le operazioni nella matematica e nelle scienze esatte.
Dunque, bisogna disfarsi dell’idealismo crociano, oramai camera a gas della storiografia, e cambiare metodo, guardare alla Storia in modo poliforme e così recuperare una vera memoria degli eventi, giudice della realtà storica. Oggi fare Storia o scriverne è diventato un’ardua impresa, quasi un’opera di gentiluomo cavaliere medievale, poiché fra il nichilismo negazionista dei postmoderni o le censure politiche dei partiti oppure le deviate letture rosso-brune degli «Intellettuali dissidenti» va sempre più via via smarrendosi una definizione almeno personale di deflusso storico. Ogni rassegnato autore critica un passato innocente per minacciare il presente.
Qui vi si propongono tre nuovi modi per comprender il decorrere del tempo, l’uno padre dell’altro ed ognuno più accurato dell’altro, ma senza nuove invenzioni dell’ingegno e dell’immaginazione, né fantasticherie d’un giovane scrittore in erba, ma solidi sistemi del passato, inseriti per mezzo di tesi, antitesi e sintesi in un contenitore più grande, quello che io chiamo Teoria del Frattale: rievochiamo nella nostra mente l’idea di organo e, per chi n’è intenditore, la Passacaglia in Do Minore di Johann Sebastian Bach, ovvero una composizione a struttura ciclica e triadica su cui il musicista varia alle tastiere la melodia d’apertura suonata alla pedaliera.
Indi, la struttura del brano è in crescendo di complessità risolta nel riecheggiare delle prime battute, che per l’appunto raggiunge una difficoltà d’esecuzione negli assoli variati della fine, ed in funzione di questa peculiarità si sviluppa tale Teoria.
Dunque, se il tema iniziale l’idea in sé, la tesi, ossia il cerchio è ripetuto per tutta l’esecuzione, allora questo varrà da rappresentazione dell’anaciclosi polibiana, se la prima variazione è un perpetuo abbellire o migliorare l’ostinato l’idea fuori di sé, l’antitesi, ossia la sinusoide, che è l’espletazione in chiave goniometrica, del cerchio, ma che in questo caso rappresenta bene l’intervallare bachiano fra pedaliera e tastiere della melodia, allora questo equivarrà a Vico, che è l’espletazione del ciclo perpetuo di Polibio nella sinusoide del corso e ricorso storico, sicché infine la conclusione della Passacaglia sarà l’unione dei due l’idea che torna in sé, la sintesi, ossia il Frattale, che è l’eterno replicare del tempo in ogni aspetto, quotidiano o millenario, e che dinanzi alle due figure, circonferenza e sinusoide, possiamo affermare, malgrado la scorrettezza matematica, sia la spirale, la quale unisce sia cerchio che sinusoide nella stessa cosa e ripete quei luoghi geometrici in perpetuo.
Per esempio, ponendo da un lato la cultura amish e dall’altro la civiltà spartana, sull’asse y il tempo cronologico e sull’asse x la capacità organizzativa, a dir dei Crociani dovremmo posizionare a destra Sparta ed a sinistra gli Amish, tralasciando ogni questione esterna alla cronologia, ma da un punto di vista sociale, progressista, quasi evolutivo, gli spartiati sono superiori rispetto agli integralisti passatisti, poiché capaci di organizzare più strutture in ampia scala, pur sottoponendo ad atroci riti di sottomissione gli iloti e le genti messeniche e causando schiavitù e povertà.
Per tali motivazioni bisogna rivalutare il concetto di memoria nell’oblio di Nietzsche nel libro Sull’utilità ed il Danno della Storia per la Vita: ciò che afferma è in parte accettabile, infatti la memoria ci affanna e pedina, ma non bisogna rifiutarla, poiché questa vista cogli occhi del progresso si trasforma in aguzzina ed è facile arma di strumentalizzazione, mentre vista dal fuoco incrociato di più punti di vista, ritorna ad essere un modo di rimembrare quasi obbiettivamente.
Per assurdo i Buchi neri, come è stato teorizzato da alcuni scienziati, possono superare la barriera dello spazio-tempo e consentendo una sorta di “viaggio nel tempo”, ma di fatto l’incontro di passato, presente e futuro è già avvenuto ed avviene tuttora nelle nostre menti. Tramite questi criteri ho fondato la mia visione del mondo e del Comunismo, dichiarando a me stesso che una tesi incentrata su questo arduo compito di revisione della concezione storica di quella dottrina, focalizzandosi nella geografia occidentale, deve porre necessariamente le basi su di uno studio (anch’esso critico) che ne esprima le forme e materie caratterizzanti.
Possiamo affermare infatti che la stessa natura del comunismo è in realtà, dapprima dell’avvento delle teorie marxiane e successivamente marxiste diffusesi per tutto il Secolo Breve, un derivato razionale ed empirico dei sentimenti di solidarietà umani, i quali attraversarono tutto l’arco temporale dell’esistenza pensante sin dagli albori fino ai nostri giorni.
GIANMARCO MEREU
redazionale
1° marzo 2017
foto tratta da Pixabay