Picchiato con la stampella che usava per camminare e ucciso in pieno centro, davanti agli occhi dei passanti: non è intervenuto nessuno, ma molti hanno filmato la scena con il loro smartphone. È morto così Alika Ogorchukwu, 39 anni, nigeriano, a Civitanova Marche, all’incrocio tra corso Umberto I e piazza XX Settembre, nel primo pomeriggio di ieri.

L’aggressore, un 32enne italiano, è stato individuato poco dopo e si trova attualmente in stato di fermo. La dinamica, secondo una prima ricostruzione degli investigatori che hanno ascoltato diversi testimoni e acquisito le immagini riprese dai telefoni e dalle telecamere piazzate sul corso, sarebbe legata a una lite: Ogorchukwu, di professione ambulante, si sarebbe avvicinato a una coppia a passeggio sul corso e i suoi modi avrebbero infastidito l’uomo, che ha reagito prima colpendolo con un bastone e poi schiacciandogli la testa sul marciapiede. Il corpo è rimasto a terra davanti a un negozio di intimo per diverse ore, coperto da un telo, sotto agli occhi di decine di persone che si sono affollate dietro al nastro bianco e rosso usato per delimitare la scena del delitto. Su un lato della strada, l’arma: il bastone da passeggio, piegato dalle botte date.

La vittima era un personaggio piuttosto conosciuto a Civitanova: residente a San Severino, incensurato, in possesso di permesso di soggiorno, sposato e con un figlio piccolo, Alika, come tanti altri ambulanti, scendeva spesso sulla costa per cercare di vendere la sua merce o a fare dell’elemosina. Da qualche tempo era costretto ad accompagnarsi con una stampella, conseguenza di un brutto incidente che aveva avuto qualche mese fa. I negozianti del centro non riescono a spiegarsi come tutto questo sia potuto succedere: chi lo conosceva descrive il 39enne come una persona tranquilla, mansueta, alla mano, al massimo un po’ insistente ma non particolarmente eccessivo nei modi.

La prima versione dei fatti (colluttazione dopo apprezzamenti a una donna e violenta reazione del 32enne) viene messa in dubbio da molti. «Non mi sembrava il tipo di persona che infastidisce le passanti – dice la ragazza dietro il bancone di un bar poco distante –, al massimo avrà chiesto qualche spicciolo. Veniva spesso qui, non ha mai creato problemi». Dopo i rilievi della scientifica, una volta portato via il corpo di Ogorchukwu, il passeggio è proseguito come sempre: dalle spiagge i turisti si sono riversati in centro per l’aperitivo, quasi tutti inconsapevoli di quanto accaduto poco prima. Dal mondo della politica la prima reazione, a cadavere ancora caldo, sono quelle della Lega: «Appena torneremo al governo rafforzeremo le misure per la sicurezza: gli italiani non possono continuare a vivere nella paura», dice il commissario marchigiano del partito Augusto Marchetti, che non riesce a trovare nemmeno una parola di cordoglio per la vittima.

È così che dal ventre delle Marche schizza fuori una violenza che già in passato si era manifestata in maniera tragicamente simile: cinque anni fa, era il 5 luglio del 2016, nella non distante Fermo il nigeriano Emmanuel Chidi Namdi venne ucciso dalle botte di Amedeo Mancini. Due anni dopo, il 3 febbraio del 2018, Luca Traini aprì il fuoco a Macerata e ferì almeno 6 africani con le sue pallottole: allora come oggi si era alla vigilia di una campagna elettorale, con la Lega che fece il pieno di consensi in città.

Sia nel caso di Fermo sia in quello di Macerata la provincia marchigiana mostrò il suo volto più feroce, vivendo con grande fastidio l’attenzione mediatica che si impose, come se il problema fosse la cattiva pubblicità al territorio e non il fatto che, dietro la tranquillità spesso evocata per descrivere questi luoghi, si nasconda un odio inesplicabile e una terribile indifferenza alle disgrazie altrui.

E già i mormorii dei passanti davanti al corpo di Alika Ogorchukwu cercano di scacciare i fantasmi: «L’aggressore era un turista», dicono in molti. Del resto i testimoni riferiscono di averlo sentito parlare con una marcata cadenza campana. Invece no: originario di Salerno, l’uomo è residente in città da diverso tempo. Sullo sfondo domina la paura. Della violenza, dell’odio, di tutti gli occhi che saranno puntati su Civitanova.

MARIO DI VITO

da il manifesto.it

Foto di Polina Tankilevitch