Che la coperta sia corta non si può negare. E gli esponenti della maggioranza non ci provano neanche più: l’avvertimento di Giorgetti che deve essere stato più convincente del solito. A partire dalla premier Meloni che già a Cernobbio, davanti agli industriali, aveva messo le mani avanti ammettendo che la «situazione economica difficile, fa la differenza come si spendono le risorse, che non sono molte». Un concetto ribadito anche dal leader di Forza Italia. Intervenendo a un evento di Confartigianato, Tajani ha parlato di «situazione economica italiana non fiorente però certamente non sta in condizioni di rischio o pericolose».

L’assedio al ministro dell’economia Giorgetti sembra, per il momento, terminato. Tesoretti o meno, il tempo è agli sgoccioli: secondo le nuove regole previste del Patto di Stabilità, il governo Meloni deve concordare con la Commissione Europea un Piano Strutturale di Bilancio (PSB) su base pluriennale da inviare a Bruxelles entro il 20 settembre. Prima però dovrà passare dal Consiglio dei ministri (la seduta potrebbe essere convocata il 17) e dalle Camere per essere votato. Fonti di governo fanno sapere che la deadline fissata da Bruxelles sarà rispettata e che non sono state richieste deroghe alla Ue anche se è verosimile che l’analisi del Parlamento possa dilatare i tempi di consegna.

Quello che contiene questo piano però non è certo. Al netto delle anticipazioni dei quotidiani, non esiste una piattaforma di discussione, denunciano le opposizioni. «Il governo lavora, nelle segrete stanze, a scrivere il piano della finanza pubblica e il piano degli investimenti e delle riforme con cui il nostro Paese sta per impegnarsi con l’Europa per i prossimi sette anni. Nessuna trasparenza, nessuna condivisione, nessun confronto con le altre istituzioni, con gli enti territoriali, con le parti sociali, con il terzo settore, con le forze di opposizione», lamenta Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro del Pd.

Il pranzo di lavoro convocato ieri dalla presidente del Consiglio con i due vice Tajani e Salvini e Maurizio Lupi di Noi moderati, per fare un punto sulla manovra con Giorgetti, è stato tradotto in un comunicato esemplare per vaghezza. «È stata ribadita la volontà di proseguire nel solco di una politica di bilancio seria ed equilibrata, confermare quanto di buono è stato fatto e verificare cosa di nuovo può essere attuato concentrando tutte le risorse a disposizione sulle priorità già indicate (famiglie, imprese, giovani e natalità), mettendo definitivamente la parola fine alla stagione dei bonus che hanno dimostrato non produrre alcun risultato», si legge nella nota congiunta della maggioranza.

Di certo, per rifinanziare i 18 miliardi di interventi e bonus previsti per il 2024, come anticipato, il governo prevede una revisione delle agevolazioni, degli incentivi, dei bonus per le ristrutturazioni edilizie e dell’assegno unico e la conferma del taglio del cuneo, dell’Irpef a tre aliquote e del bonus per le mamme lavoratrici. Ma occorre trovare altre risorse per le promesse elettorali, facendo anche i conti con il piano di rientro dal deficit eccessivo per cui l’Ue ha aperto una procedura di infrazione.

La road map sulle privatizzazioni delle partecipate pubbliche, che sulla carta prevedeva un incasso di 20 miliardi in tre anni ma che fino a ora ha prodotto solo 3 miliardi. Sul fronte lavoro e previdenza, se Salvini e Tajani sembrano essere stati persuasi ad abbandonare le pretese (opposte) sulle pensioni, il governo ha deciso di allungare l’uscita dei dipendenti pubblici.

Le amministrazioni potranno chiedere ai dirigenti di restare fino ai 70 anni per il tutoraggio o l’affiancamento dei nuovi assunti: a fronte del trattenimento in servizio si rinuncerà all’assunzione di personale per lo stesso importo di spesa, ma nel limite del 10% delle facoltà assunzionali, col beneficio di mantenere invariati costi del lavoro delle amministrazioni, e ridurre allo stesso tempo la spesa previdenziale. «Una manovra che non sarà lacrime e sangue ma non dovremo nemmeno sperperare denaro pubblico», mette le mani avanti Tajani che oggi sarà il primo a incontrare il ministro delle Finanze per gli incontri con i singoli partiti.

Mentre le opposizioni lavorano ad un fronte comune sulla legge di bilancio e chiedono alla maggioranza di inserire sanità e lavoro tra le priorità. «Voci, indiscrezioni dicono che potrebbe esserci un ulteriore intervento, il taglio dell’indicizzazione dell’inflazione delle pensioni, cioè lo vogliono fare in un modo che si vede poco, che è difficile da spiegare, che è subdolo. Noi su questo daremo battaglia» ha commentato Elly Schlein, intervenendo alla festa della Fiom di Torino.

LUCIANA CIMINO

da il manifesto.it

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