Ecco a cosa servono gli allarmismi, il terrore diffuso dalla televisione, la paura “del nero”, “del diverso”. Servono a far sì che in una remota provincia d’Italia un gruppo di madri chiami i carabinieri per chiedere che siano allontanati dal campo di calcio, dove stanno giocando i loro bambini, un gruppo di migranti che erano lì seduti sulle panchine a guardare la partita.
Non facevano altro che guardare un pallone saltare da una parte ad un’altra del perimetro di gioco. Non facevano nulla se non parlare tra loro. Eppure erano una minaccia perché, sostengono le mamme, hanno messo a disagio i piccoli e li hanno indotti ad abbandonare il campetto.
Così sono stati chiamati i carabinieri che hanno allontanato i migranti.
Leggendo stamane questa penosa e triste vicenda, mi veniva da canticchiare in mente una vecchia canzone dei Rockes… “Ma che colpa abbiamo noi…”, laddove “noi” sta per “noi migranti”, noi che volevamo solo passare il tempo, noi che non stavamo facendo nulla, ma proprio nulla di male a nessuno.
Ma, evidentemente, quando tutto intorno ruota attorno alla paura, quando il pregiudizio regna sovrano dove l’ignoranza spadroneggia e il razzismo avanza, non si può pretendere che i bambini crescano con un’etica dell’eguaglianza sociale e civile.
Crescono con addosso un macigno di sospetto, di sguardi guardinghi, di timore costante…
Ma se a bordo del campetto ci fosse stato un gruppo di bianchissimi italiani? Qualche mamma avrebbe chiamato i carabinieri?
(m.s.)
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