Dal giorno in cui è nato questo sciagurato governo, quella che si combatte nel nostro Paese non è, come ci vogliono far credere, una battaglia sull’immigrazione contro l’Unione Europea e i cosiddetti “buonisti”, ladri di futuro e sfasciacarrozze. Lo dimostra il fatto che, nel cuore di questo scontro, gli amici di Salvini, i camerati “fascisti del terzo millennio”, hanno voluto attaccare platealmente l’ex ministro Cécile Kienge e Luigi De Magistris per i quali chiedono l’esilio.
Ci sarebbe da ridere, è vero, ma i tempi sono bui ed è meglio capire, spiegare e reagire. Cominciamo a dircelo chiaro: Salvini e Casapound non stanno rovesciando la medaglia del “mal d’Africa” e di “faccetta nera”. Come al duce fascista più che l’impero “tornato sui fatali colli di Roma”, interessava un “posto al sole” tra quelli non ancora occupati, per spedirci straccioni e disperati, così a Salvini non importa nulla se la Libia oggi manda da noi la sua disperazione. L’obiettivo vero è una scommessa ambiziosa e molto pericolosa per la democrazia; in gioco c’è la conquista dell’egemonia leghista su precari, disoccupati e lavoratori stremati.
Teniamolo bene a mente: gli immigrati non sono il fine, ma solo uno strumento. Salvini utilizza in maniera spregiudicata la disperazione, per fare della gente dimenticata dalla politica, dei lavoratori sfruttati ben oltre il limite della sopravvivenza, i carnefici di altri disperati e allo stesso tempo la larga base di consenso per il suo governo di leghisti bugiardi.
In una realtà di giovani senza futuro e lavoratori umiliati, il simbolico “esilio” della Kyenge – idealmente spedita in Africa – non è solo una scelta rozza e teatrale, ma un gioco che può andare alla grande, perché fa dell’ex ministro una sorta di “simbolo” dell’immigrato che ci “spossessa”.
Diciamocelo chiaro, però, altrimenti non capiremo ciò che accade. L’obiettivo vero dell’attacco, quello coperto dalla cortina di fumo del caso Kyenge, si chiama Luigi De Magistris. Bianco e meridionale, in un Sud che i 5Stelle hanno venduto al miglior offerente, nell’immaginario collettivo il sindaco di Napoli è ormai il campione di una serie di scelte che con il “buonismo” e l’immigrazione non c’entrano nulla. L’attacco che gli viene portato perciò è tutto politico e molto rivelatore, perché la battaglia vera, inconfessata ma fortemente voluta da Salvini, mira a costruire un’egemonia sul mondo del lavoro annichilito da Renzi e dal PD, sulla sua precarietà e sulla sua disperazione. Non a caso Di Maio, Ministro del Lavoro, parla con gli ultimi e promette diritti.
In questa situazione, De Magistris è l’unico ostacolo serio sulla strada del governo e ha i numeri per diventare scelta alternativa. Il sindaco di Napoli, infatti, ha dimostrato che si può governare contro la bibbia neoliberista, di cui Salvini segue i comandamenti senza fiatare. Se De Magistris e il suo movimento scendono in campo a fianco dei lavoratori e delle loro lotte, possono essere decisivi per l’esito di uno scontro che non si è affatto concluso a marzo. E non chiedete il perché. La risposta è nei fatti. Sia pure tra mille difficoltà, De Magistris ha al suo attivo risultati indiscutibili. Benché da sette anni provino a tagliargli l’ossigeno, non ha ceduto: niente licenziamenti, niente privatizzazioni, acqua pubblica, debito contestato, movimenti di lotta al governo con lui. Da sette anni a Napoli il neoliberismo cozza invano contro un muro e si rompe la testa.
Napoli è ormai un esempio di governo alternativo. Salvini lo sa e ha capito: o toglie di mezzo De Magistris, o se lo troverà di fronte, leader credibile e finora vincente, alla testa di uno schieramento decisamente alternativo. Di qui l’ostracismo e allo stesso tempo la necessità di reagire.
De Magistris è umano, non “buono”. Non è infallibile, ma è il leader che non ha tradito e non si è compromesso. L’unico. Per questo oggi è una speranza. Chiedetevi quanto vale una speranza tra tanta disperazione e vedrete che la risposta è semplice: una speranza oggi non ha prezzo e fa terribilmente paura.
De Magistris la sua parte l’ha fatta e la sta facendo. Ora tocca agli altri. Tocca a tutti quelli che vedono con animo inquieto l’estrema destra dilagare. Non è più tempo di dubbi. Occorre far quadrato attorno a Napoli e all’uomo che l’ha resa una roccaforte della lotta al neoliberismo. E’ una grande speranza di giustizia sociale.
GIUSEPPE ARAGNO
Coordinatore nazionale DemA
21 giugno 2018
foto tratta da Wikipedia