Alzare i salari, fermare i cambiamenti climatici e avviare un piano straordinario per il lavoro e per la transizione ecologica dell’economia, fermare l’unica migrazione che dovrebbe preoccupare il Paese: quella dei troppi giovani che in questi sono fuggiti per assenza di futuro. Fino a pochi giorni fa questa agenda politica sembrava un’utopia. Non è certo il momento di cantare vittoria, ma di sicuro è urgente fare in modo che queste diventino presto leggi e fatti concreti.
Senza dubbio Salvini oggi appare sconfitto, ma non dobbiamo credere che il nostro primo avversario non goda ancora di un larghissimo consenso e di una forte egemonia nell’opinione pubblica. La sua arroganza l’ha portato a commettere un grave errore e per una volta tutto il campo progressista ha saputo cogliere il momento. È presto per capire se questa alleanza di governo si trasformerà in un progetto politico per il futuro, alternativo all’agenda della paura. Tuttavia, senza calcoli, dobbiamo usare tutto il tempo a nostra disposizione per realizzare un programma di giustizia sociale e ambientale per il Paese.
Finalmente, anche grazie al nostro contributo, abbiamo un programma di governo che parla di politiche espansive, giusta retribuzione, Green New Deal, lotta ai grandi evasori e riforma fiscale, investimenti per la crescita e il lavoro al Sud, investimenti per la scuola e la ricerca, tutela dei beni comuni, diritti dei lavoratori digitali, contrasto all’emigrazione dei giovani e, seppur in modo timido, anche di integrazione dei migranti.
Dopo il voto alle ultime elezioni politiche, siamo stati i primi a sostenere che ci fosse lo spazio per unirsi in un programma di governo su questi temi, invece di concedere alla destra la possibilità di condurre una quotidiana aggressione allo stato di diritto e alle garanzie democratiche, lanciando finte emergenze e utilizzando l’odio come motore di consenso. Allora si è persa un’occasione e abbiamo vissuto uno degli anni più bui della nostra storia recente, ma ora abbiamo il dovere di invertire la rotta e cambiare tutto.
Il nostro contributo alla formazione del governo non si è mai concentrato sulla richiesta di posti e sui nomi, tuttavia oggi giudichiamo positivo l’incarico a Ministro della Sanità a Roberto Speranza. Sappiamo che la sua presenza potrà essere d’aiuto a chi oggi non riesce a pagare le cure; per chi ha rinunciato a una visita per le lunghe attese; per i lavoratori e le lavoratrici delle cooperative degli appalti delle ASL, spesso con pochi diritti e bassi salari; per gli operatori del sistema sanitario sovraccarichi di lavoro perché si è smesso di assumere; per i pazienti che hanno visto crollare la quantità e spesso la qualità dei servizi; per chi si ammala perché lasciato indietro da una società che non è stata capace di tendere la mano agli ultimi; per i giovani professionisti, bloccati in un imbuto formativo.
E non possiamo non notare la presenza nel Governo di diverse nuove energie e nuovi profili, del Partito Democratico e del Movimento 5 stelle, che siamo certi sapranno essere interpreti di questa nuova stagione, soprattutto se forte sarà il contributo del Parlamento e delle forze che credono in questa svolta.
Chiusa la stagione della Flat Tax, non abbiamo timore di confrontarci con chi già mette le mani avanti sulla tassazione dei grandi patrimoni. Nel programma di governo che riceverà la nostra fiducia si parla di inasprire le pene per i grandi evasori e di rendere quanto più possibile trasparenti le transazioni commerciali. Ci impegneremo a fare di tutto perché le manovre economiche siano nel segno della progressività e della redistribuzione, orientate al lavoro, all’innalzamento di salari e pensioni e all’estensione dei diritti; e siamo certi che gli investimenti in istruzione, ricerca e politiche culturali torneranno al centro del dibattito pubblico.
Tutte le forze di questa alleanza, in diversi modi, sostengono che debba finire l’era della precarietà. Noi iniziamo a chiedere cose semplici: torniamo alla normalità del contratto a tempo indeterminato con piene tutele, combinato esclusivamente con poche e motivate occasione di contratto a termine. E crediamo sia giunto il tempo della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, così come di una legge sulla rappresentanza sindacale.
Non siamo più i soli a dire che la crisi ambientale e climatica rappresenta ormai una vera e propria emergenza. Dobbiamo essere consapevoli che questa esperienza di governo sarà giudicata dai nostri figli e nipoti soprattutto dalla capacità di accelerare la transizione ecologica e investire sull’economia circolare, su un grande piano verde di risanamento ambientale e di mobilità’ sostenibile, a partire da un massiccio investimento nel trasporto pubblico e nel ricambio del parco mezzi italiano. Alla deregulation proposta dalla destra globale si risponde con un serio e concreto piano di riconversione ecologica dell’apparato produttivo, energetico e infrastrutturale, nonché con un forte investimento sulla filiera agricola di qualità.
Il confronto fra dati ISTAT sui cittadini stranieri residenti in Italia e quelli dell’AIRE (Anagrafe italiani residenti all’estero) evidenzia che dal 2016 ci sono più italiani residenti all’estero che stranieri residenti in Italia. Milioni di ragazzi in fuga non sono uno scherzo, ma una tragedia nazionale, perché significa privare il nostro paese di energie ed intelligenze, di cui avremmo invece un grande bisogno. Siamo di fronte a una questione generazionale che non vogliamo più nascondere. Vogliamo riformare le pensioni, per garantire ai giovani di oggi e anziani di domani un’uscita dal lavoro che non sia fuori tempo massimo, che avvenga in condizioni degne, colmando i buchi contributivi e inserendo un assegno minimo per tutte e tutti.
Proponiamo la piena gratuità dell’istruzione, fino al livello universitario, come condizione primaria di uguaglianza.
Ci sono le condizioni per lanciare un grande piano casa, dato lo stock di invenduto bloccato nei bilanci delle banche e nelle aste fallimentari. E possiamo utilizzare la pubblica amministrazione come volano di lavoro di qualità.
Infine, siamo pronti ad affrontare come Paese una seria e necessaria revisione dei trattati di Dublino. A differenza della destra nazionalista, non scappiamo di fronte all’urgenza di modificare il principio del primo Paese d’arrivo e sostituirlo con un meccanismo permanente e automatico di ricollocamento dei richiedenti asilo secondo un sistema di quote, a cui devono partecipare tutti gli stati dell’Unione. Ciò non toglie che per prima cosa deve finire la stagione che ha ispirato i due decreti sicurezza su cui la Lega ha costruito la propria campagna elettorale permanente. Su questo non saremo mai d’accordo con chi rivendica lo spirito di quei provvedimenti e con chi non vede la necessità di rivedere gli accordi con la Libia.
E, anche se il “passaggio di campanella” ha allontanato le voci aggressive e oscurantiste, siamo ben consci di non aver sentito sufficienti parole e impegni per riportare fra le proposte al Parlamento il matrimonio egualitario, le adozioni per tutte e tutti, l’estensione dei diritti civili e della libertà delle donne.
Infine, siamo riusciti a mettere da subito in campo l’idea di una riforma del sistema elettorale a partire da una legge Proporzionale, che ristabilisca un pieno pluralismo della rappresentanza e riporti al centro del dibattito i contenuti del confronto politico. Senza questa condizione non saremo disposti a discutere l’immediata riduzione dei parlamentari (anche se continuiamo a pensare che sarebbe più efficace intervenire sulle indennità) misura che rischia altrimenti, senza veri contrappesi, di trasformarsi in un’ennesima riduzione del potere e della rappresentanza dei cittadini.
Di certo ci saranno altri punti su cui continueremo a confrontarci e non siamo così ingenui da non vedere i limiti di un programma nato nel pieno di una crisi di mezza estate. Eppure sono troppe le responsabilità da cui non vogliamo e non possiamo sottrarci e ci impegneremo perché questo ruolo rimanga in connessione con quanti, anche oggi, non si sentono rappresentati.
Vediamo, dopo anni, anche la straordinaria occasione della sinistra di abbandonare canovacci autoreferenziali e invece che dividersi o dover sostenere l’una o l’altra tesi possa giocare un ruolo innovativo di stimolo e connessione. Anche per questo facciamo appello a tutte le forze sociali, culturali e civiche affinché il dibattito politico torni a concentrasi sulle idee anziché su slogan da campagna elettorale permanente. Sinistra Italiana si mette a disposizione delle tante donne e tanti uomini che vorranno contribuire alla definizione dei provvedimenti di questo Governo. Per questo ci impegniamo a a costruire entro il mese di ottobre un grande appuntamento nazionale di discussione e confronto tra realtà politiche e sociali, sindacati, associazioni e movimenti, nel quale raccogliere proposte, bisogni ed esperienze che possano contribuire all’agenda per il governo del paese.
L’Italia ha bisogno di tutta la passione civile possibile e spetta anche noi farla vivere.
SINISTRA ITALIANA
DIREZIONE NAZIONALE