Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti. Tra regimi militari, natura e tradizioni

La Thailandia, il cinema e l'inaspettata Palma d'Oro a Cannes al regista Apichatpong Weerasethakul

Capolavoro o “film da festival”? Questa la domanda che molti si sono posti dopo l’assegnazione della Palma d’oro al 63º Festival di Cannes al film Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti del regista thailandese Apichatpong Weerasethakul.

1. Nangsao Suwan (1923) diretto dal canadese Henry McRae, fu il primo film a soggetto girato in Thailandia

Il cinema in Thailandia arrivò tardi rispetto ad altri Paesi asiatici. Le prime proiezioni si svolsero nel 1897 grazie agli inviati dei fratelli Lumière, ma fu solo negli anni venti che furono prodotte le prime pellicole, prevalentemente commedie e drammi. Tra i cineasti più attivi alcuni esponenti della famiglia reale: dal principe Sanbassart (17 ottobre 1857 – 16 aprile 1919), che fino all’anno della sua morte fu anche l’unico regista del Paese, al principe Purachatr of Kambeangbejr (figlio del sovrano Chulalongkorn, Rama V), che iniziò una produzione costante di cinegiornali e documentari fino a produrre il primo film a soggetto della Thailandia, tratto da una commedia del sovrano allora regnante, il fratello Vajiravuth (Rama VI), Nangsao Suwan (La signorina Suwan, 1923), diretto dal canadese Henry McRae e distribuito negli Stati Uniti con il titolo Miss Suwanna of Siam.

In quegli anni il cinema in Thailandia era elitario sotto ogni aspetto, al punto che la maggior parte degli interpreti erano membri della nobiltà o alti funzionari governativi.

2. Santi-Veena (1954) di Khru Marut

Dopo una discreta produzione negli anni Trenta, nel dopoguerra si segnalarono Khru Marut (pseudonimo Lee Tawee Na Bangchang, morto il 6 giugno 1988) autore di Santi-Veena (1954) una romantica storia d’amore tra un uomo cieco e una bella ragazza. Santi-Veena, recentemente restaurato e presentato a Cannes nel 2016, fu la prima pellicola thailandese ad essere presentata in un festival straniero, al Southeast Asian Film Festival di Tokyo dove vinse il premio per la fotografia e quello per la scenografia. Da citare inoltre Rattana Pestonji (Bangkok, 22 maggio 1908 – Bangkok, 17 agosto 1970) autore di Prae dum (Seta nera, 1961) presentato al Festival di Berlino e il principe Chatri Chalerm Yukol (Bangkok, 29 novembre 1942), produttore, sceneggiatore e regista formatosi a Hollywood, autore dei drammi a sfondo sociale: Thep Thida Rong Raem (Hotel Angel, 1974), Kuam rak krang suttai (L’ultimo amore, 1975), Citizen I (Taxi Driver, 1977) e Thongpoon Khokpho (1978).

3. Apichatpong Weerasethakul

Dopo una crisi produttiva che ebbe il suo culmine nella seconda metà degli anni Novanta, il cinema thailandese rinacque grazie ad una folta schiera di giovani registi che resero visibile all’estero il cinema del Paese. Tra questi spiccò la figura di Apichatpong Weerasethakul, il più grande regista thailandese di sempre.

Nato a Bangkok il 16 luglio del 1970, Weerasethakul, dopo numerosi corti, realizzò nel 2000 il suo primo lungometraggio Dokfa nai meuman (Mysterious Object at Noon, 2000), cui fece seguito Sud sanaeha (2002) storia di un immigrato clandestino birmano (… vallo a spiegare ai razzisti, nazisti e fascisti che le migrazioni fanno parte della storia dell’uomo).

Dopo il modesto Hua jai tor ra nong (The Adventure of Iron Pussy, 2003) co-diretto insieme al thailandese-americano Michael Shaowanasai, nel 2004 Weerasethakul ottenne un discreto successo internazionale con un film davvero atipico, Sud Pralad (Tropical Malady). Nella prima parte della pellicola vengono descritte, con stile quasi documentaristico, le vicende del soldato Keng (Banlop Lomnoi) innamorato del giovane Tong (Sakda Kaewbuadee), ma dopo un’ora il film sembra rompersi e la storia comincia un’altra volta. In questa seconda parte intitolata “A spirit’s Path”, Tong diventa un soldato nella giungla e Keng un uomo-tigre che vuole divorare lo spirito del primo.

4. Sud Pralad (Tropical Malady, 2004)

Da racconto naturalistico sull’amicizia a racconto mitico di caccia e di fuga. Poche volte nella storia del cinema si era assistito ad un cambiamento narrativo così coraggioso. Il film si aggiudicò il Premio della giuria al 57º Festival di Cannes.

Dopo aver girato Sang sattawat (Syndromes and a Century, 2006) film impossibile da raccontare in cui il regista abbandonò la natura selvaggia e affrontò alcuni aspetti autobiografici, Weerasethakul tornò sulla Croisette con quello che può essere considerato il suo capolavoro, Lung Boonmee raleuk chat (2010) noto in Italia come Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti.

Il proprietario terriero Boonmee (Thanapat Saisaymar) è prossimo alla morte per insufficienza renale. Aiutato da Jai (Samud Kugasang), un immigrato laotiano suo dipendente e assistito dalla cognata Jen (Jenjira Pongpas) e dal nipote Thong (Sakda Kaewbuadee) aspetta la sua ora nel villaggio natio. Capisce che il tempo è arrivato quando, durante una cena, riceve la visita del fantasma della moglie Huay (Natthakarn Aphaiwong) morta diciannove anni prima e del figlio Boonsong (Jeerasak Kulhong) creduto scomparso che riappare sotto le sembianza di una strana creatura metà scimmia e metà uomo. Poco prima di morire lo zio Boonmee verrà accompagnato in una grotta vicino al villaggio in attesa della “rinascita”.

5. Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti (2010)

Ispirato agli scritti di un monaco buddista (“Un uomo che può richiamare le sue vite precedenti”), Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti è un film ostico, estremamente lento, lontanissimo da Hollywood e dal concetto di cinema di noi occidentali, ma è anche un film innovativo, artistico, elegante. Mischia realtà con fantasia, presente col passato, la vita interiore e “tutto il mondo fuori” (per dirla alla Vasco Rossi).

Una riflessione sulla morte, che contiene numerose deviazioni prese in libertà dal regista: dalla storia d’amore tra la principessa sfigurata (Wallapa Mongkolprasert) e un pesce gatto, al nipote Thong fattosi monaco che ignora il divieto di contatto con le donne, fino ad arrivare alle immagini della massiccia presenza militare in Thailandia.

6. la principessa sfigurata, una delle “deviazioni narrative” prese in libertà dal regista

Una riflessione sul Paese del regista che gira il film nel nordest della Thailandia, teatro di lotte tra esercito nazionale e formazioni comuniste (non a caso lo zio Boonmee è convinto che la malattia sia legata al suo karma negativo dovuto all’uccisione di troppi comunisti).

Il film, un’insolita co-produzione targata Thailandia, Spagna, Germania, Gran Bretagna e Francia, passò quasi inosservato in Italia con soli 46000 euro di incasso nel primo fine settimana di programmazione, lo stesso anno Avatar di James Cameron sfiorava i 66 miliardi di euro solo nel nostro Paese. Nonostante l’evidente insuccesso commerciale, al Festival di Cannes del 2010, la giuria presieduta dallo statunitense Tim Burton conferì a Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti una sorprendente Palma d’Oro.

7. Boonsong divenuto una creatura metà scimmia e metà uomo

Dopo quel premio inaspettato quanto coraggioso, Weerasethakul ha realizzato Mekong Hotel (2012) e Rak ti khon kaen (Cemetery of Splendour, 2015) film complessi come tutti quelli del regista thailandese, che, è riuscito a descrivere, in modo inconsueto e con un certo gusto primitivo, storie, amori, natura, usanze, tradizioni, credenze, superstizioni della sua terra, ritagliandosi un difficile spazio tra i regimi militari che attanagliano il Paese e un’ingombrante famiglia reale.

Tornando al piccolo capolavoro, Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti, è un buon film, ma solo per chi non è ossessionato dalla linearità di una storia, solo per chi non crede che l’unica lingua del cinema sia quella dominante, quella fatta di spettacolo ed effetti speciali ad ogni costo.

MARCO RAVERA

redazionale


Bibliografia
“Cinemasia – Tailandia, Vietnam, Filippine, Indonesia” a cura Nuovocinema Pesaro – Marsilio editori
“Storia del cinema” di Gianni Rondolino – UTET
“Il Mereghetti. Dizionario dei film 2017” di Paolo Mereghetti – Baldini & Castoldi

Immagini tratte da: immagine in evidenza, foto 5, 6, 7 Screenshot del film Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti, foto 1 Screenshot del film Nangsao Suwan, foto 2 Screenshot del film  Santi-Veena, foto 3 da en.wikipedia.org, foto 4 Screenshot del film Tropical Malady.

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Corso Cinema

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