Lo scambio di doni sotto l’albero della manovra

Slalom gigante. Conte apre alle richieste di Berlusconi: «Scostamento di bilancio dedicato agli autonomi». Il leader di Fi: potevamo restare a guardare. Ma il bene della nazione viene prima di tutto

«Abbiamo messo sul tavolo consistenti ristori. Interverremo anche per partite Iva e autonomi. Lo scostamento che abbiamo chiesto è dedicato a loro»: è il passaggio dell’intervista televisiva del premier a Otto e mezzo dedicato con altrettanta precisione a un solo interlocutore.

È indirizzato a Silvio Berlusconi, che nella lettera al Corriere della Sera di domenica aveva chiesto al governo di garantire ad autonomi e partite IVA «tutta la tutela necessaria, non una tantum ma in modo strutturale».

A confermare il significato, del resto inequivocabile, del segnale, ci pensa lo stesso premier, largheggiando in riconoscimenti: «Devo riconoscere che Forza Italia si è predisposta per un dialogo costruttivo e ha anche spiegato che vuole restare all’opposizione. Ha assunto un approccio dialogante e costruttivo. È emerso il loro senso di responsabilità».

Per gli azzurri non è stata una sorpresa. L’apertura di Conte era stata anticipata dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e il passo decisivo era stato il semaforo verde di Luigi Di Maio, tornato in tutto tranne che nel nome «capo politico» dei 5 Stelle.

Si trattava del resto di una mossa obbligata a fronte dell’offerta di Berlusconi, avanzata anche a costo di uno scontro molto duro con Matteo Salvini, e delle pressioni del Colle perché il governo si spendesse maggiormente cercando il dialogo. Non cogliere la mano offerta dal Cavaliere sarebbe stato uno sgarbo imperdonabile non nei confronti dell’uomo di Arcore ma dell’inquilino del Quirinale.

Conte si aspetta ora il voto di Forza Italia favorevole allo scostamento di bilancio, giovedì in parlamento. La maggioranza dovrebbe farcela comunque. Conta su almeno 165 voti, quattro in più dei 161 necessari, ma al netto di nuove eventuali quarantene. Il Sì di Fi quasi certamente arriverà.

Resta da vedere se farà vacillare la fragile tregua firmata sabato con Salvini. In quell’occasione i due leader avevano deciso di procedere all’unisono, senza dividersi. Ma per il leader leghista e Giorgia Meloni votare lo scostamento è tanto difficile quanto per Berlusconi accontentarsi di un’astensione che, in un voto nel quale si richiede la maggioranza assoluta, avrebbe scarso significato.

A questo passaggio, invece, il capo forzista di significato intende attribuirne parecchio. Lo ha confermato ieri: «Non è stata una scelta facile. Potevamo restare a guardare denunciando quel che non va per trarre vantaggio elettorale. Ma il bene della nazione viene prima di tutto», ha detto rivolto ai dirigenti azzurri della Toscana. È una stoccata a quel Salvini che un altro dirigente azzurro, Andrea Cangini, considera «il principale puntello di Conte perché per lui la propaganda fa sempre premio sulla politica».

Con la Lega il leader azzurro assicura tuttavia di non avere alcuna intenzione di rompere ed è sincero: «Un’alleanza con Pd e 5 Stelle è impensabile. La nostra collocazione di centrodestra non ha alternative». Alleanza sì, ma in piena autonomia.

Da Forza Italia arriva un no secco, pronunciato prima e più rumorosamente di tutti proprio dal leader, alla proposta di Federazione del centrodestra avanzata dal capo leghista. «È una trappola, significherebbe metterci sotto il cappello di Salvini», chiude i giochi il Cavaliere.

Forza Italia non ha alcuna intenzione di subordinare le proprie decisioni a quelle degli alleati. Vuole mantenere per intero la propria libertà d’azione. Ma con quale obiettivo non è chiaro, forse neppure per lo stesso leader azzurro. L’eventualità di un ingresso nella maggioranza è respinta all’unanimità da tutti gli interessati, e del resto sarebbe un’opzione impraticabile. Anche l’ingresso in una sorta di «area limitrofa», nelle condizioni date, è ben poco credibile.

Il vicesegretario del Pd Andrea Orlando afferma che una interlocuzione con Forza Italia è possibile e auspicabile, ma non con le altre due componenti del centrodestra e per Fi rompere con la destra per fare da ruota di scorta alla maggioranza sarebbe un pessimo affare.

L’ipotesi più credibile è che Silvio Berlusconi intenda davvero fare quel che dice: incarnare sempre più l’anima «presentabile» e accettata in Europa della destra. Un ruolo politico che moltiplicherebbe comunque il peso politico di Forza Italia nella destra. La sola garanzia di non finire nel ghetto pieno di voti e vuoto di potere nel quale si trova oggi Marine Le Pen.

ANDREA COLOMBO

da il manifesto.it

foto: screenshot

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Politica e società

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