«Soddisfatta del lavoro fatto». La presidente del Consiglio ha annunciato in un video sui social il via libera del Cdm al decreto sulle liste d’attesa in sanità. Sovraimpresso ed evidenziato il simbolo delle cose fatte, in verde. «Avevamo promesso ai cittadini che ci saremmo occupati di due problemi che in passato non sono mai stati affrontati efficacemente ovvero l’abbattimento delle liste d’attesa e la cronica carenza di medici e personale sanitario, questa mattina lo abbiamo fatto».

Poco importa se il provvedimento sia un guscio vuoto e persino le regioni governate dal centro destra abbiano espresso dubbi, la campagna elettorale è agli sgoccioli.

Anche per il PD, che proprio su questo argomento tenta l’affondo finale ricordando il progetto di legge sul finanziamento della sanità pubblica che porta il nome della segretaria Schlein: «È una la presa in giro dei cittadini a 5 giorni dal voto, un decreto fuffa con dentro delle misure già previste e senza mettere un euro in più, anzi si cerca di facilitare il privato quando per affrontare strutturalmente le liste di attesa, bisogna evitare che si svuotino i reparti» attacca la segretaria dem, secondo la quale la maggioranza per ideologia non vota la legge a sua firma.

Per i democratici il decreto approvato ieri «dimostra che avevamo ragione, abbiamo costretto Meloni a certificare che non hanno messo risorse sufficienti per abbattere le liste d’attesa».

Il Decreto Schillaci ha 7 articoli e prevede misure a costo quasi zero come una piattaforma nazionale per i dati, Cup che contengano anche il calendario dei privati, l’introduzione di un organismo di controllo, prestazioni in orari serali e festivi, un sistema per garantire al cittadino tempi certi mediante ricorso a intramoenia o privato e il superamento, a partire dal 2025, del tetto di spesa per il personale.

Nulla di nuovo ma tutto fatto molto di fretta e senza consultare associazioni del settore e regioni, che minacciano: «Ci riuniremo nei prossimi giorni e faremo pervenire le nostre proposte di modifica del decreto concordate in modo unanime», ha dichiarato Raffaele Donini, coordinatore della Commissione Salute delle Regioni e Assessore alla sanità dell’Emilia-Romagna.

Donini aggiunge poi a titolo personale: «Si tratta di un decreto privo di coperture finanziarie e molto astratto. Da un lato è evidente la volontà di esautorare le regioni dalla loro funzione di programmazione sanitaria con meccanismi di direzione e controllo del governo direttamente nei confronti delle Asl e non delle Regioni; dall’altro si spinge l’acceleratore sulla privatizzazione della sanità, sia favorendo l’attività libero professionale dei medici a scapito di un potenziamento del sistema sanitario pubblico, sia alzando il tetto di spesa per il privato accreditato senza prima assicurare un adeguato finanziamento al sistema pubblico».

Anche i presidenti di Regione stigmatizzano il doppio binario scelto dal governo, decreto subito e progetto di legge futuro. Un «intervento di facciata senza risorse» dice il toscano Eugenio Giani, mentre De Luca dalla Campania sintetizza: «Una palla immensa».

I sindacati della dirigenza medica, dal canto loro, annunciano una «risposta dura» ai «provvedimenti punitivi e cosmetici» dell’esecutivo.

«Volere abbattere le liste d’attesa partendo dal presupposto che i responsabili vadano individuati nei medici e dirigenti sanitari è inaccettabile oltre che falso, un’offesa alla nostra professionalità che rigettiamo, vorrà dire che ci limiteremo a svolgere il lavoro ordinario come definito dal Ccnl – il commento del segretario nazionale Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, e il presidente nazionale Cimo-Fesmed, Guido Quici – è inimmaginabile separare gli interventi organizzativi dai finanziamenti, rinviando quest’ultimi ad altri tempi».

Tenzoni che il ministro Schillaci nega o minimizza, a partire da quella con il suo collega all’Economia, Giorgetti: «È chiaro che io avanzo delle richieste e lui deve tenere in ordine i conti – ha detto il titolare della Salute – ma mi ritengo soddisfatto, abbiamo portato a casa quello che volevamo e mi aspetto un cambio di passo da subito. Confido nella collaborazione di regioni, direttori generali, direttori sanitari, medici, operatori».

LUCIANA CIMINO

da il manifesto.it

Foto di Pixabay