È una bocciatura senza appello quella che mercoledì scorso ha scritto il Consiglio superiore della pubblica istruzione in merito alle nuove linee guide sull’educazione civica emanate dal ministro Valditara a inizio agosto. Il Cspi è un organo tecnico scientifico che riunisce 36 rappresentanti del mondo della scuola (insegnanti, pedagogisti, collaboratori e dirigenti scolastici) di ogni ordine e grado.

Lo scorso giugno ha visto rinnovata la sua parte elettiva (metà dei componenti) con una vittoria netta dei sindacati confederali in un organo nato per garantire «rappresentanza e partecipazione a livello centrale alle diverse componenti della scuola». Il Cspi esprime pareri facoltativi e non è nuovo ad appunti o, come in questo caso, a vere proprie stroncature delle proposte e dei provvedimenti dei vari governi in materia.

A inizio agosto proprio Valditara aveva presentato le linee guida parlando di «nuova centralità della persona su ogni concezione ideologica» per poi avanzare la necessità di una «formazione alla coscienza di una comune identità italiana» e del «nesso tra senso civico e sentimento di appartenenza alla comunità nazionale definita Patria». Secondo l’esponente leghista oltre alla patria bisogna promuovere nelle scuole anche «la cultura d’impresa».

È proprio sulla rimodulazione e sull’introduzione di nuovi traguardi e obiettivi di apprendimento che il Cspi si è concentrato nel suo parere critico. Secondo il Consiglio superiore della pubblica istruzione «non risulta necessaria la rivisitazione terminologica dei nuclei concettuali come quelli di sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio».

Nella nota si evidenzia la necessità di valorizzare il lavoro fatto nelle scuole italiane in questi ultimi 4 anni (quando entrarono in vigore le precedenti linee guida) senza dover stravolgere nuovamente concetti, definizioni e obiettivi.

Il consiglio però non si esime dall’entrare nel merito e rispetto alla «nuova centralità dell’individuo» annunciata dal ministro evidenza «la mancanza di un riferimento alla relazione sociale tra individuo e collettività, che trova significato e centralità nel pieno sviluppo della persona umana che la Costituzione riconosce nella seconda parte dell’articolo 3».

Per poi continuare sottolineando «l’assenza di un riferimento esplicito all’educazione contro ogni forma di discriminazione e violenza di genere» visto che nelle linee guida la questione è risolta in una riga: «Si rafforza e si promuove la cultura del rispetto verso la donna».

Secondo il Cspi, inoltre, «non si può limitare l’educazione finanziaria a strumento per valorizzare e tutelare il patrimonio privato» e viene suggerito di togliere l’obiettivo di «apprendere il valore dell’impresa e dell’iniziativa economica privata» in quanto, secondo il Consiglio, «non si tratta di competenza né è una tematica normativamente prevista». Analogo discorso per la competenza «conoscere il significato dell’appartenenza a una comunità, locale e nazionale e analizzare il concetto di Patria».

Secondo il Cspi neanche questa è una competenza ed evidenzia che «l’educazione civica non può essere considerata solo come una disciplina in quanto, attraverso apprendimenti formali, non formali e informali, permette lo sviluppo della cittadinanza, della responsabilità e dell’etica pubblica fondate sui valori della Costituzione» evitando, inoltre, «sovrapposizioni tra valutazione della disciplina di educazione civica e del comportamento».

Per ora Valditara non ha commentato la nota. Difficilmente il ministro leghista rivedrà l’impianto delle nuove linee guida, che hanno un forte carattere ideologico a scapito del lavoro culturale e pedagogico fatto nelle scuole per una cittadinanza consapevole e inclusiva.

ROBERTO PIETROBON

da il manifesto.it

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