Qualcuno ha detto che indignarsi non serve a niente.
Qualcuno ha detto che indignarsi non basta.
La bontà dell’indignazione deriva dal fatto che ci permette di misurare la nostra coscienza critica, sociale e civile.
Più alta è l’indignazione nei confronti dell’ingiustizia, meno spazio di manovra avranno coloro che al governo vogliono far avanzare il crudelismo come modello etico moderno per uno sviluppo di un nazionalismo becero che nulla ha a che vedere con l’amore per la Repubblica.
Dunque, non è vero che l’indignazione non serve a niente. Serve a noi stessi e ha un valore sociale, di condivisione delle esperienze e dei dubbi, così come delle certezze del regime in cui rischiamo di vivere.
Poi è vero che non basta indignarsi.
La misura dell’insufficienza dell’indignazione, come metodo di protesta e di ribellione, è inversamente proporzionale all’effetto che ottiene in azioni concrete quando queste riescono a fermare la tracotanza e la protervia del governo.
Insomma, indignarsi non basta, ma è già un buon inizio.
(m.s.)
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