Poco più di mille metri separano i due auditorium di Genova dove i big di centrodestra e centrosinistra si sono ritrovati ieri per chiudere la campagna elettorale per le regionali in Liguria, al voto domani e lunedì.
E la notizia è che, mentre Meloni e suoi celebravano i due anni dalla presa di palazzo Chigi, al teatro Politeama per la prima volta dal 2022 si è visto qualcosa che somiglia a una coalizione alternativa alle destre.
Baci e abbracci, tutti a loro agio nella foto di gruppo, un Orlando che si è sciolto fino alla commozione mentre usciva a salutare le centinaia di persone che erano rimaste fuori.
Insieme ai leader giallorossi c’è pure Calenda collegato via skype che bastona il candidato delle destre Marco Bucci: «Ha fatto una campagna aggressiva e populista, altro che liberale, Andrea è molto più bravo e serio di lui».
Schlein approfitta del suo momento d’oro, il feeling con il popolo di centrosinistra è alto, e si cala – come sognava da ragazza – nei panni della regista della coalizione. Parla per ultima, prima dell’appello finale di Orlando, e benedice ecumenicamente gli alleati: «Su questo palco si completano accenti e sensibilità, ognuno porta il suo valore aggiunto per un progetto di cambiamento concreto».
I temi affrontati da Orlando nella campagna sono quelli cari a Schlein, ma anche a Conte e Avs: sanità pubblica, salario minimo «per tutte le imprese che vorranno partecipare alle gare della regione», sostengo ai pensionati sotto i 1000 euro «per pagare le bollette e la spesa».
Tocca alla leader PD rispondere in diretta a Meloni, sui conti della sanità: se la premier ha invitato i leader delle sinistra a «usare la calcolatrice», Schlein replica: «È lei che da giorni sta dando i numeri, e mente sapendo di mentire: con questa manovra la spesa per la sanità tocca il record negativo degli ultimi 15 anni».
È sempre a lei rintuzzare Bucci su uno dei temi che ha scaldato questi ultimi giorni, le frasi del sindaco sul dovere di fare figli: «Vuole relegare le donne a uteri viventi, ma il valore delle donne per la società non si misura dal numero di figli che fanno».
In tanti, a partire dalle vicesegretaria di Azione Elena Bonetti, ricordano la contraddizione di una destra che «chiede di fare più figli mentre taglia asili e servizi per l’infanzia».
Giuseppe Conte prende per le corna il tema della questione morale. E se Salvini pochi minuti prima aveva detto che dell’esperienza di Toti «non rinneghiamo nulla», il 5 stelle lo infilza: «Quello era un sistema marcio e da cancellare, noi vogliamo un governo trasparente che persegua l’interesse pubblico, non degli amichetti».
Niente moralismi e gogne mediatiche, dice Conte. «Ma serve un sano senso civico. Qui in Liguria chi governava ha ascoltato solo qualche imprenditore amico, non i cittadini. E così ha danneggiato gli altri». Come «il politico che fa il favore e si fa finanziare la campagna, danneggia tutti noi politici che facciamo campagna onestamente».
Anche il verde Bonelli chiede di «cancellare un sistema affaristico», e ricorda come «la più grande infrastruttura da realizzare» sia «la messa in sicurezza del territorio, soprattutto in una regione fragile come questa».
Fratoianni rivendica le differenze tra i due poli che in questa giornata appaiono più evidenti del solito: «Sì, noi siamo contro la precarietà, e abbiamo un’altra idea della sanità: essere contro questa destra è un formidabile programma politico».
Poco distante, Bucci insiste sul fatto che «questa sinistra è divisa e vuole solo ritornare al potere», e così fanno anche Tajani e Salvini.
Sulla Liguria però si registra una consonanza vera tra le forze del centrosinistra. Al punto che Calenda dà inusualmente ragione a Conte sull’etica pubblica: «Gli incontri con gli imprenditori si fanno nelle sedi istituzionali e si rendono pubblici. Un vero liberale mette tutte le imprese nelle condizioni di competere alla pari».
Orlando tocca corde insolite: «In queste settimane ci avete voluto bene. Vado in un campo che non frequento facilmente: voglio rispondervi che io vi voglio bene», dice agli oltre mille militanti arrivati al Politeama nonostante la pioggia torrenziale. E sfida le destre: «Mi accusano perché ho fatto il ministro: per loro è una colpa mentre patteggiare per corruzione è un merito. Dicono che Bucci è un uomo delle multinazionali e io un uomo di partito: sono fiero di esserlo».
E ancora: «Nessuno ha mai potuto dire che ho usato le istituzioni per interessi personali, loro non lo possono dire». E lancia un appello agli operai di Genova: «Facciamo della Liguria di nuovo una grande realtà industriale, sostenibile e moderna». E una legge contro il consumo di suolo.
Cita tante vicende locali, a partire dallo stadio Marassi: «Certo che voglio ristrutturalo, ma voglio che non si facciano speculazioni».Si riferisce a una proposta della giunta comunale guidata da Bucci, per privatizzarlo affidandolo alla stessa società che aveva acquisito il palasport (poi ricomprato dal Comune a una cifra più alta).
Temi locali che convivono con la portata di una sfida che è diventata principalmente nazionale, quasi un’anteprima delle prossime politiche. Bonelli lo dice chiaramente: «Da qui arriva l’impulso per un’alleanza forte che deve mandare a casa questa destra che attacca i poteri dello Stato».
Schlein non si sottrae. A Meloni che ricorda come «oggi la disoccupazione è la più a più bassa dai tempi di Garibaldi», lei risponde: «Lasci stare gli eroi repubblicano e si preoccupi dei suoi amici nostalgici repubblichini».
Sipario al politeama sulle note di Volta la carta di Fabrizio De Andrè. Per dire che il campo resuscitato sembra credere alla possibilità di voltare pagina. Prima in Liguria e poi a palazzo Chigi.
ANDREA CARUGATI
foto tratta dalla pagina Facebook di Andrea Orlando