L’Europa al bivio: disperazione o speranza

Una delle caratteristiche che paiono distinguere l’ultimo decennio, quello della diffusione di massa di internet e dello sviluppo delle reti sociali, è la trasformazione dell’informazione, la quale apparentemente sembra...

Una delle caratteristiche che paiono distinguere l’ultimo decennio, quello della diffusione di massa di internet e dello sviluppo delle reti sociali, è la trasformazione dell’informazione, la quale apparentemente sembra “democratizzata” rispetto agli anni dei media tradizionali, radio, televisione, giornali, in cui la comunicazione era a senso unico e verticale,ma che in realtà, lungi dall’essere divenuta un luogo di dibattito paritario fra gli attori sociali, si è trasformata in una lente deformante finalizzata a diffondere e a rendere virale (già il termine “virale”, con la metafora medica sottesa, la dice lunga sulla natura patologica di tali fenomeni) tutta una serie di verità autoevidenti (cioè che si giustificano in se stesse, senza essere messe in discussione) funzionali ad una visione tribale, reazionaria e fascista – in quanto reazionaria di massa- propria dell’estrema destra postmoderna che resuscita i peggiori nazionalismi nel loro aspetto più arcaico, ancestrale, e dunque inconsciamente più penetrante: il comunitarismo retrgrado ed escludente, interclassista ed isolazionista, come risposta ad una globalizzazione, dalla destra chiamata “mondialismo”, vista come il male assoluto non per la sua natura capitalistica ma per il suo cosmopolitismo.

L’estrema destra dell’ultimo decennio, non a caso, ha visto in tutta Europa un progressivo avanzamento fra quelle classi popolari abbandonate tanto dalle vecchie sinistre socialdemocratiche, ormai completamente prone al pensiero neoliberale ed alle classi dominanti che ne sono portatrici,quanto dalle sinistre comuniste e socialiste di alternativa, che hanno reagito alla crisi del comunismo novecentesco autorinchiudendosi per anni nel ghetto del settarismo e delle reciproche scomuniche (solo negli ultimi anni, in Francia, in Grecia e in Spagna si sta assistendo ad un fenomeno di lento e difficile recupero del rapporto con le masse da parte delle sinistra di alternativa), entrambe fenomenologie di quella distruzione dei corpi intermedi (partiti di massa, sindacati, istituzioni culturali repubblicane) che il pensiero neoliberale, quello del “non esiste la società, esistono gli individui”, versione pop delle teorie antisociali della Trilateral, ha programmaticamente perseguito come obiettivo politico finalizzato all’eliminazione di qualunque forma di contrappeso alle logiche del mercato e della finanza.

In tale contesto, le grandi masse, un tempo asse costituente della Repubblica fondata sul lavoro e figlia della lotta di Liberazione e dell’ingresso delle classi subalterne nella vita politica nazionale,alfabetizzate, emancipate ed autoemancipate culturalmente grazie al ruolo progressivo svolto dai grandi partiti, comunista, socialista ma anche democratico cristiano (al netto delle ovvie contraddizioni), sono state completamente automizzate, separate, culturalmente retrocesse al ruolo di spettatori e consumatori negli anni Ottanta e Novanta ed a quello consequenziale di individui precari, arrabbiati, manipolati ed impoveriti, a partire dagli anni Duemila, quando quel gigantesco processo di ristrutturazione capitalistica globale chiamato “crisi”, funzionale alla socializzazione dei debiti ed alla sottrazione di ricchezza e beni comuni da parte delle classi dominanti, ha determinato in Italia il raddoppio della disoccupazione e del numero di poveri.

Ora, proviamo un attimo ad immaginare quale miscela esplosiva sia l’ignoranza di massa unita all’isolamento, ad un processo di impoverimento di cui non si percepisce la causa ed alla manipolazione a mezzo internet esercitata esattamente al fine di deviare il malcontento per non farne percepire le reali cause: è evidente che la risultante di tale forze non possa che essere il fascismo, storicamente l’utile idiota delle classi dominanti, il quale compie per esse il lavoro sporco di contenere le spinte di massa e di deviarle su binari morti che, tragicamente, finiscono per trasformarsi nei binari di Auschwitz.

L’estrema destra ha dunque abilmente utilizzato negli ultimi anni il canale principale attraverso cui si collegano con quel che resta del mondo queste masse di ex proletari, trasformate in individui precari, deideologizzati e disperati in senso etimologico, ossia senza speranze: internet, nella fattispecie, le reti sociali attraverso cui la “gente normale” (categoria da approfondire ed analizzare a fondo), quella che non legge né libri né giornali e si strafoga di televisione spazzatura e radio commerciali, si “informa”, ingoiando tonnellate di luoghi comuni, sentimentalismi d’accatto, religiosità superstiziosa, pregiudizi moralistici e mostruosità naziste senza alcuna capacità di filtro intellettuale ed, ancor prima, di comprensione testuale.

La rete oggi, nel tempo in cui le città da luoghi di incontro si sono trasformate in luoghi di consumo, di consumo di suolo e di attraversamento, è divenuta la vera piazza, ma lo è divenuta in maniera distopica, poiché gli individui non sono fisicamente a contatto fra loro, e dunque non colgono l’empatia verso l’altro che l’uomo, animale sociale, ha alla base del proprio essere, facendo in tal modo rifluire la razionalità che la socialità sviluppa in un’irrazionalità nella quale l’unica pulsione possibile è l’aggressività, che riproduce in piccolo il sistema di potere concentrico patriarcale- economico- e culturale alla base del modo di produzione capitalistico.

E’ evidente che, senza la costruzione di un’alternativa culturale, ancor prima che politica, di un nuovo intellettuale collettivo che agisca localmente e che pensi globalmente,che si ponga come strumento di emancipazione culturale ed economica, l’unico orizzonte possibile per l’Europa sarà il fascismo e la guerra a bassa e ad alta intensità. Sta a tutte e tutti noi rivoltare il paradigma e trasformare il probabile incubo in un sogno possibile.

ENNIO CIRNIGLIARO

22 aprile 2017

foto tratta da Pixabay

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