Notizia: “Pagavano i braccianti in base al colore della pelle. Arrestati”. Giusto, sacrosantamente giusto.
Peccato che il razzismo sia un reato soltanto quando c’è di mezzo anche lo sfruttamento becero della mano d’opera, la “forza lavoro” di cara marxiana memoria.
Se non fossi così sarebbe certamente peggio e francamente non mi entusiasmo mai quando sento che gli arresti sono l’unica misura necessaria per ristabilire un po’ di giustizia e umanità…
Ne ricavo sempre la convinzione secondo cui la regressione (dis)umana non è inversamente proporzionale alla riconversione della medesima in buoni e bravi cittadini colpiti dalla legge: è il contrario; la regressione umana è già espressione di ciò che avviene ed è avvenuto, quindi la prevenzione – come è del tutto evidente – non si fa con la legge che può solo rimettere a posto alcuni tasselli (alcuni…) che si sono incasellati in nome del profitto facile fatto sulla pelle (nel senso letterale del termine in questo caso) discriminata a seconda della pigmentazione.
La prevenzione si fa anzitutto sul piano culturale, ricostruendo un desidero di apprendimento che è fondamentalmente voglia di conoscenza, di svisceramento delle problematiche che ci investono irreparabilmente, inevitabilmente.
Conoscere è vincere la banalità vuota del superficialismo dell’ignoranza che genera il pregiudizio sia antisociale sia antistorico.
Nell’era della vuota banalità del superficialismo dell’ignoranza, ogni pagina di libro e di giornale assimilata per voglia di sapere e, soprattutto, di capire, è una pagina di rivoluzione. Culturale e sociale.
(m.s.)
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