Senza vergogna. Del resto, in duemila anni di storia la Chiesa cattolica ha predicato (non sempre) bene e ha razzolato sempre molto male: trono ed altare potevano anche andare d’accordo, ma lo stridere con le parole del Vangelo è sempre rimasto un rumore di sottofondo, come quello che gli scienziati ancora oggi sentono nella vastità dell’universo e che sarebbe l’eco del Big Bang.
Per oltre mille anni lo Stato della Chiesa ha impedito all’Italia di essere unita, di avere delle proprie istituzioni che rappresentassero un popolo tuttavia tutto da costruire come nazione, letteralmente da inventare. L’800, con il Risorgimento, pur tra mille difficoltà e tremila giravolte politiche, ha spazzato via quell’anacronismo che era l’erede dell’originario Patrimonium Sancti Petri, donato dai sovrani carolingi ai pontefici per stabilizzare il potere di entrambi al centro dell’Europa. Trono e altare, anche qui. Un binomio che ritorna ciclicamente, che si ripropone nel corso della storia in forme differenti, per evitare di essere messo in discussione.
La Chiesa cattolica ha una capacità di resilienza altissima, così come lo è la sua sfacciataggine con cui ancora una volta, non la prima e certamente non l’ultima, si scaglia contro la nostra Repubblica tentando di ingerire nella politica italiana su temi che ritiene di esclusiva pertinenza ecclesiastica: la libertà di pensiero dei cattolici. Lutero se ne farebbe spallucce e inchioderebbe la Legge Zan sul portone di San Pietro, se fosse vivo qui tra noi, nell’Italia così poco laica del 2021.
Ma il governo italiano non è né Lutero e nemmeno somiglia ai principi tedeschi che sostennero la Riforma protestante: così, quello che c’è da attendersi è un recepimento delle proteste, fatte dal ministro egli esteri del tanto amato e popolare papa Francesco, all’Ambasciata d’Italia presso il Vaticano; un loro vaglio attento secondo prassi, protocollo e cortesia istituzionale e, certamente, un inquinamento della libera discussione in sede parlamentare del Disegno di Legge Zan, anatemizzato, ostracizzato perché considerato limitativo della libertà di pensiero e di organizzazione del mondo cattolico.
Mi piacerebbe molto poter rispettare le proteste di coloro che si proclamano interpreti della volontà divina in terra e, per questo, mi piacerebbe altrettanto che comprendessero il mio diritto, di agnostico, di laico, di cittadino della Repubblica Italiana: il diritto ad avere una scuola italiana pubblica dove non vi fossero simboli religiosi e dove l’insegnamento delle religioni fosse una parte dell’insegnamento della storia e non una materia a sé stante, un elemento di discriminazione, separazione e confronto pregiudiziale. Sarei molto felice se la Costituzione fosse pienamente rispettata e le scuole cattoliche non fossero finanziate anche con i soldi dello Stato italiano.
E poi, ancora, il diritto a poter vivere e morire senza che la intransigente, universalistica e totalizzante morale cattolica voglia impormi di esistere in quanto “creatura di dio” e non appartenente invece unicamente a me stesso. Non è egoismo, non è il rinnegare l’amore di qualcuno che gli esseri umani si sono inventati per sopportare meglio l’incredulità e le sofferenze dell’esistenza. E’ l’affermazione della pienezza dei diritti civili di un essere umano, di un cittadino, di una donna e di un uomo: di chiunque non voglia proprietari sul e del suo corpo.
La Chiesa, invece, non fa altro che interferire nelle vite di noi tutti, da millenni, da veramente troppo tempo. Lo fa con l’arroganza di chi si ritiene superiore, al pari – in questo caso – con tanti altri culti che si guerreggiano dall’epoca delle epoche per la supremazia di una verità che serve soltanto a determinare quale potere preverrà, quanto potrà durare in virtù del condizionamento antisociale che andrà determinando con la dottrina che è un paniere di precocetti, di dogmaticità che, in quanto tali, non possono essere spiegate.
La libertà che papa Francesco e i suoi ministri vedono intaccata dalle Legge Zan è la libertà di poter amare chi si vuole, senza distinzioni di sorta: è una libertà dei cittadini italiani, su cui solo la nostra Repubblica ha diritto di esprimersi in nome e per conto del popolo. Il Concordato firmato da Craxi garantisce i rapporti tra Stato e Chiesa, li puntualizza, li circostanzia ma non può essere considerato una legge che, supportata dall’intervento moral-religioso del papa e dei suoi cardinali, oltre che da quello politico-istituzionale del sovrano e dei principi dello Stato della Città del Vaticano, scavalchi la Costituzione, la sovranità del Parlamento che gli deriva dalle scelte ideali, politiche, sociali e anche morali delle cittadine e dei cittadini.
Il Vaticano vuole difendere i cattolici da una normativa che limiterebbe la loro libera espressione e organizzazione: Francesco e la curia romana vorrebbero, ad esempio, che le scuole cattoliche fossero esentate dal dover dare vita a momenti di educazione, rispetto civico e morale in occasione della “Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia e la transfobia“. Certamente non vogliono insegnare che i gay, le lesbiche e i trans sono peccatori, inferiori, diversi…
Gente per cui occorre pregare, pregare e ancora pregare. Magari vogliono solo evitare di parlarne, fare in modo che si sorvoli sull’argomento, senza entrare nel dettaglio di quelle domande che i bambini e i ragazzi ti fanno proprio quando crescono e cominciano a capire che, in fondo, tutte queste differenze tra noi umani non vi sono. E che le differenze le hanno inventate gli esseri umani stessi: per avere potere, per essere più uguali di altri nel nome magari proprio di un dio che ne deve aver sentite davvero tante in millenni di storia di questa disgraziata umanità.
Ciò che sto scrivendo qui non sarebbe consentito in una monarchia teocratica e assoluta come quella vaticana. La distinzione tra la nostra imperfetta, claudicante ma pur sempre costituzionalmente laica Repubblica Italiana sta proprio in questo: nella separazione tra Chiesa e Stato. Non serve (o forse sì) scomodare il Conte di Cavour per ricordarci quanto cammino debba essere ancora fatto, dopo 160 anni dall’Unità d’Italia, per poter considerare la laicità non come mera astrazione, lettera scritta e non applicata, oggetto di costante attacco da parte della Chiesa, ma come principio determinante il carattere civile dell’Italia moderna e del diritto per ogni cittadino di essere anche altro, ma di essere prima di tutto rispettato in quanto tale.
La scelta dell’intervento diplomatico presso la nostra ambasciata è una scelta politica: si rivolge chiaramente al governo, a Draghi per fermare l’iter parlamentare di approvazione della Legge Zan. Il timore del Vaticano è la crescita di una morale laica e civile, civica, individuale e collettiva che dismetta i panni del giudizio e del pregiudizio verso temi che da sempre sono di ostacolo alla perpetuazione dei presupposti cattolici in materia di organizzazione della vita di ognuno di noi. La Legge Zan non dice a nessuno come ci si deve comportare: non è una norma da Stato etico. E’ diritto positivo che non si sovrappone, come fa invece il diritto canonico, al diritto naturale di ogni persona ad essere ciò che sente e vuole poter essere e divenire.
La Legge Zan non vuole istillare nessun concetto morale in nessun cittadino: credente, agnostico, ateo che sia. Pretende soltanto, molto semplicemente e giustamente, di rimarcare quei comportamenti, tanto verso gli omosessuali quanto verso le persone transgender o i portatori di handicap, equiparabili a violenze vere e proprie: violenze psicologiche oltre che fisiche. Violazioni di sfere intime che provocano lacerazioni mai completamente rimarginabili.
La Chiesa cattolica si lamenta della libertà di pensiero e di organizzazione per i suoi fedeli: ma siano così gentili e premurosi, il papa, i cardinali e i vescovi, da tenere bene a mente che non bastano le preghiere per scongiurare quella cattiveria omofoba, del tutto gratuita, che si scaraventa con pugni, calci, coltelli, aggressioni verbali e fisiche contro ragazzi e ragazze colpevoli solamente di tenersi per mano, di scambiarsi un bacio, di volersi bene.
Diranno, con l’abilità teologica che gli è propria, che stanno dalla parte delle vittime. E questo è da credersi, perché la voglia di mantenere un potere può anche concedersi una certa dose di buona fede ogni tanto. Ma L’ipocrisia di queste parole sarà sempre manifesta se non cambieranno, se non faranno un passo ulteriore: riconoscere il diritto all’autoderminazione dell’essere umano verso sé stesso e, quindi, verso tutti gli altri suoi simili (e anche dissimili, come gli animali, che meritano lo stesso identico rispetto).
La Legge Zan deve essere approvata per quello che propone, proprio perché terrorizza il Vaticano al punto da entrare a gamba tesa nelle faccende della politica e della società italiana. Potrebbe essere un inizio di una nuova riconsiderazione anche dei rapporti tra Stato e Chiesa: cominciando dalle scuole private confessionali, dirottando le risorse pubbliche del nostro erario che vanno nelle loro casse alla scuola della Repubblica; continuando con tutti gli altri rapporti etici che investono la sfera privata di ogni cittadino.
Ma questo è percorso che la politica istituzionale, da sola, non può fare: occorre che si formi nel Paese una vasta coscienza laica, una presa di posizione netta che separi la fede dai diritti universali dell’essere umano e del cittadino. La raccolta di firme per una legge che regolamenti l’eutanasia legale è appena cominciata [Vedi il video dell’Associazione “Luca Coscioni“]. Da qui si può iniziare questa autoanalisi introspettiva, per discutere di temi che devono essere coinvolgenti e riguardare tutti. Senza il timore di scontrarsi aspramente, ma rispettando la dignità di ogni opinioe. Decidendo democraticamente e non, invece, sulla base di un diritto che rispetterebbe la presunta volontà di dio.
Dal principio della vita al punto di arrivo della morte, ognuno di noi è chiamato a decidere se vuole essere un libero essere vivente o un devoto servo credente.
MARCO SFERINI
22 giugno 2021
foto: screenshot tv