La destra non si accontenta: né quella radicale Lega-Fdi né quella sedicente «moderata» azzurra. Anzi, è lo stesso Silvio Berlusconi a farsi sentire per ordinare ai forzisti di votare contro la legge che modifica l’articolo 52 del codice penale sulla legittima difesa, dopo la bocciatura dell’emendamento leghista, sottoscritto da La Russa per Fdi e Gelmini per Fi, che voleva introdurre la «presunta proporzionalità» tra la risposta dell’aggredito e l’offesa dell’aggressore. Se fosse stato accolto, avrebbe reso superflue le indagini del magistrato. Sarebbe stata una licenza di uccidere. «Noi vogliamo rafforzare la legge ma senza cedere alle follie della Lega. Bisogna lasciare al giudice margini di discrezionalità», dice il relatore Armini, Pd, spiegando il no all’emendamento della destra unita.
Sfumata la possibilità di un voto unitario di maggioranza (ma senza Mdp) e destra riunificata, la maggioranza stessa si compatta grazie a una modifica proposta dai centristi di Area popolare che rende la norma ancora più rigida ma senza sostituire del tutto la legge di Lynch al codice penale. Sarà considerata legittima difesa «la reazione a un’aggressione commessa in tempo di notte, ovvero la reazione a seguito dell’introduzione nei luoghi ivi indicati con violenza alle persone o alle cose, ovvero con minaccia o con inganno». Sarà altresì legittima difesa sparare «in situazioni comportanti un pericolo attuale per la vita, l’integrità fisica, per la libertà personale o sessuale». Lo Stato inoltre, grazie a un emendamento del Pd approvato dall’aula, risarcirà le spese legali della vittima in caso di assoluzione.
Lega e Fdi si scatenano. Accusano la maggioranza di «tutelare i delinquenti e umiliare le vittime» e di «preferire i carnefici alle vittime». Forza Italia oscilla. Il capo gira il pollice: «Noi non siamo certo per la difesa “fai da te” ma di fronte al pericolo deve essere garantito il diritto alla difesa. Il testo votato dalla maggioranza delude queste aspettative, non dà risposta al tema centrale del diritto alla difesa, lascia alla discrezionalità del giudice margini eccessivi. Chi è costretto a usare un’arma per difendersi non può essere sottoposto alla lunga e umiliante trafila di un procedimento giudiziario nel quale deve giustificare le sue azioni». Però i deputati forzisti votano l’emendamento «deludente» salvo poi, a meno di improbabile sorprese, pronunciarsi contro la legge nel complesso, stamattina, nel voto finale.
La legge che Montecitorio modificherà oggi era stata varata proprio da Berlusconi e dall’allora guardasigilli Castelli. L’allargamento del diritto di sparare anche in caso di «violenza contro le cose», cioè di semplice furto senza minaccia per la vita o l’integrità della vittima, era già in quel testo. La non punibilità era però subordinata alla presenza di un’offesa «ingiusta» e soprattutto all’accertamento di una «difesa proporzionata all’offesa». Il nuovo testo dunque non lascia affatto le cose come stanno, come sostiene la destra. La nuova norma limita fortemente i margini di discrezionalità del magistrato, che riguardavano essenzialmente proprio la proporzionalità tra l’offesa e la reazione. Quel che la destra chiedeva era di cancellare del tutto il ruolo del magistrato.
La legge passerà oggi col voto del Pd e di Ap. La situazione è dunque paradossale. Un premier e un governo targati di fatto Pd, a fronte di un calo accertato della criminalità, aggravano ulteriormente una delle leggi peggiori varate dalla destra, la quale non si accontenta e lucra consensi chiedendo di più. È l’Italia del 2017, bellezza. Un bel posticino.
ANDREA COLOMBO
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