Stiamo ai fatti: Cgil e Uil convocano uno sciopero articolato su diversi giorni e territori il cui primo, quello di venerdì 17, per una durata di 8 ore coinvolge le regioni del centro Italia e i settori trasporti e pubblico impiego per opporsi al ritorno alle politiche di austerità e al dilagare della precarietà nei contratti di lavoro. Nonché alle logiche del profitto, che mettono sempre più a rischio la salute e la sicurezza, e alle «riforme» che continuano a penalizzare lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati.
Il 9 novembre, la Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali invita le organizzazioni sindacali a rimodulare lo sciopero, evidenziando tre presunte violazioni della del 1990 che regolamenta il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali:
- il mancato rispetto delle regole della “rarefazione oggettiva” per la presenza in calendario di altre agitazioni già proclamate in date vicine;
- la violazione della “durata massima della prima azione”, che varia a seconda dei settori e delle professioni (dalle 4 alle 12 ore);
- l’assenza dei requisiti di “sciopero generale” in presenza del quale sono consentite deroghe alle normative di settore sui servizi pubblici essenziali.
Sulla terza questione si tratta di individuare le caratteristiche che debba avere uno sciopero per essere considerato «generale». A detta della Commissione bisogna rifarsi a una delibera del 2003, della stessa autorità, in base alla quale uno sciopero è generale quando coinvolge la totalità dei settori in uno stesso momento.
Sostanzialmente lo scontro terminologico tra «sciopero generale» e «scioperi intersettoriali contemporanei», derivante da un’interpretazione della stessa Commissione di garanzia, nasconde la natura politica della decisione del garante, che fa da sponda al ministro dei trasporti, Matteo Salvini.
Dopo un’audizione il 13 novembre in Commissione di garanzia, e la conseguente conferma della delibera del 9 novembre, Cgil e Uil comunicano di assecondare parzialmente le richieste, esentando l’intero comparto del trasporto aereo e riducendo a 4 ore la durata dello sciopero dei vigili del fuoco. Ma nello stesso tempo confermano lo sciopero nazionale del 17 novembre.
Ciononostante il ministero dei Trasporti insistite nel chiedere la sospensione dello sciopero nell’intero settore dei trasporti convocando le parti per le 18 di ieri.
Il punto è che il settore dei trasporti pubblici – settore in cui, si ricorda, anche negli «scioperi generali» sussiste l’obbligo di garantire i servizi in alcune fasce orarie – è quello più visibile per la popolazione ed i media e, in quanto tale, costituisce un settore di particolare «sensibilità socio politica» : è per questo che diviene il terreno di scontro tra i sindacati e il ministero.
In realtà il governo, con l’avallo della Commissione, cerca di contrastare la rivendicazione di più adeguate retribuzioni dei lavoratori e delle lavoratrici peggio pagati d’Europa che fanno fatica a salvaguardare i loro bassi salari dall’inflazione con argomentazioni quantomeno opinabili, anche alla luce del contesto internazionale e nazionale.
Non può ignorarsi che la normativa italiana sulle limitazioni del diritto di sciopero, anche a fronte delle interpretazioni fornite dalla stessa commissione di garanzia, si sta caratterizzando come una delle più rigide nel panorama europeo: basti pensare agli scioperi operati ad oltranza in Francia che hanno avuto protagonismo anche nelle televisioni italiane o al drammatico ruolo ispiratore che pare abbia avuto la normativa italiana in Gran Bretagna, dove il governo Sunak vorrebbe introdurre una normativa che garantisca i diritti «essenziali» e introduca una organismo governativo in grado di emanare regolamenti.
A livello nazionale non si può non rilevare le affinità con quanto recentemente accaduto con la bocciatura da parte del Cnel del salario minimo. Entrambi provvedimenti amministrativi motivati da ragioni formalmente tecniche, ma i cui contenuti sono squisitamente politici ed espressione della maggioranza di governo che è, d’altra parte, la stessa che ha designato sia i componenti dell’attuale Commissione di garanzia nel giugno del 2023, sia alcuni dei componenti del Cnel (alla cui presidenza siede Renato Brunetta).
Sembra quasi che il premierato plebiscitario auspicato dalla presidente del Consiglio necessiti di «sponde» istituzionali apparentemente neutre ma sostanzialmente espressione della stessa maggioranza.
ALBERTO PICCININI
presidente di Comma2-Lavoro è dignità
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